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Capitolo 3 – La Gayatri

Prarthana1830590, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

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Consigliamo – Di Francesco Margoni e I veda – Capitolo 1


Meditiamo sullo splendore glorioso / del divino Vivificatore. / Possa egli illuminare le nostre menti.

La Gayatri è uno dei mantra vedici più conosciuti (il suo nome deriva dal metro con cui è stata composta), anch’esso appartenente alla Samitha Rg-veda (III,62,10). Si tratta di una preghiera da recitarsi ogni giorno all’aurora e al tramonto; infatti il dio a cui è rivolta è il Sole, Savitr. Il Vivificatore, a cui è indirizzata la preghiera, è il Sole, ma anche il principio di tutto, ciò che dà vita, e il tutto stesso. Pertanto porsi in dialogo con il tutto, attraverso queste parole di esortazione, sottende la volontà di ricerca dell’armonia tra sé e le cose, tra sé e l’universo intero. Ma ancor prima questi versi vogliono esortare alla meditazione sulle cose, o meglio, sulle cose su cui è possibile meditare, perché illuminate, dal Sole. Meditare sulle cose qui, secondo una nostra lettura, significa partecipare alla loro vita. Dunque l’esortazione è all’armonia, alla riconciliazione tra l’uomo con la sua facoltà conoscitiva (dove la conoscenza va intesa come ricerca a più dimensioni, materiale ma anche spirituale), il mondo esterno, la divinità e i principi della creazione e della vita. Il mantra, recitato ad alta voce, al risveglio e alla sera, dovrebbe dunque portare l’uomo verso l’armonia con le cose che lo circondano. Noi sappiamo, per averla vissuta qualche volta, pur non avendone comprese le cause, quanto sia grande e piacevole sentirsi in armonia con le cose, con l’universo intero, percepito nella sua immensità e profondità dietro e in ogni piccola cosa o gesto o parola. Non nascondiamo che la sensazione di armonia è una delle più piacevoli e calde che l’uomo possa sperimentare. Possiamo prendere la recitazione di questo mantra come un esercizio di allenamento al fine di arrivare a sperimentare l’illuminazione dell’armonia, la pacificazione dei sensi e la tranquillità che accompagnano l’idea chiara di essere in contatto con l’intero cosmo e le sue forze poiché piccola ma integrante parte di esso. Il voluto è la discesa del Sole sulle cose, non, dunque, tanto la creazione di nuove cose, ma il collegamento del già esistente con il tutto illuminato e comprensibile (anche solo empaticamente) dall’uomo.


Francesco Margoni

Assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento. Studia lo sviluppo del ragionamento morale nella prima infanzia e i meccanismi cognitivi che ci permettono di interpretare il complesso mondo sociale nel quale viviamo. Collabora con la rivista di scienze e storia Prometeo e con la testata on-line Brainfactor. Per Scuola Filosofica scrive di scienza e filosofia, e pubblica un lungo commento personale ai testi vedici. E' uno storico collaboratore di Scuola Filosofica.

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