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Capitolo 17. La Parola sacra, ovvero Brahman

Prarthana1830590, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

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Consigliamo – Di Francesco Margoni I veda – Capitolo 1


Con l’inno IV,1 tratto dall’Atharva-veda possiamo chiarire e precisare alcuni aspetti relativi alla Parola, qui intesa anche come Parola sacra o Brahman. L’inno non è certo dei più semplici poiché presenta alcune oscurità. Possiamo comunque trarne elementi utili alla chiarificazione complessiva di alcuni aspetti riguardanti la Parola e la Parola Sacra o Brahman.

Brahman è il mistero della Parola sacra, è dunque la Verità incarnata in tutto l’essere; rappresenta un enigma per gli uomini, intuito solamente, tra questi, dai più saggi e concentrati. Brahman è allora la Parola sacra in quanto questa è essenzialmente mistero.

Così, innanzi tutto, confermiamo due caratteristiche della Parola, e di Brahman stesso: la sua primogenitura e il suo essere introdotta agli uomini solamente per mezzo dei più saggi.

Quella Sacra Parola che nacque per prima ad Est / il Veggente l’ha rivelata dall’orizzonte splendente …

Brahman nasce dunque per primo (per primo ad est, dove il punto cardinale è simbolico del principiare delle cose: è ad est che incomincia la giornata con l’apparire della luce, è ad ovest che finisce la giornata, con lo scomparire della luce), ed è il veggente (letteralmente, colui che vede, ma possiamo anche tradurre: colui che sente, ch’ascolta, e per questo è in grado di riferire agli altri), ovvero la classe sacerdotale informata dalla sacra Parola contenuta nei Veda, a rivelare la Parola stessa, l’orizzonte da cui proviene l’enigma che permea di sé il mondo creato e increato. Infatti i versi che seguono quelli riportati mettono in relazione l’orizzonte enigmatico del Brahman con i suoi vari aspetti, i quali sono detti alti e bassi, e le manifestazioni che da esso provengono, le quali sono l’essere e il nonessere. La sua primogenitura è veramente totale,  la sua penetrazione veramente profonda: Brahman è la Parola prima di e in tutto ciò che esiste (sia questo alto o basso, presso il Cielo o la Terra) e non esiste; Egli è veramente l’Assoluto.

La Parola sacra, proprio per il fatto che dimora in tutti gli esseri, ch’è principio, verità e purezza, è qualcosa senz’altro degno della nostra ammirazione e devozione. Il sacrificio e l’offerta in adorazione ad essa, Regina primitiva, le chiedono la piena manifestazione, il ritorno dell’uomo verso la soluzione di purezza presente al momento della creazione. D’altra parte questo è il fine del sacrificio: ricreare la creazione. E per ricreare la creazione dobbiamo invocare la grande forza di espressione, ovvero la Parola (sacra). Questo è il senso dei seguenti versi:

Possa questa Regina ancestrale che dimora tra gli esseri / avanzare verso la creazione primordiale.

La Parola, ci viene poi insegnato, ma l’abbiamo già notato, è il «filo nascosto del mondo» terreste e celeste, ovvero è presente ovunque. Essa è la manifestazione dell’ordine naturale delle cose, la legge, se ve n’è una, che regola l’esistenza delle cose nel cosmo. Il Principio supremo, ovvero quello che diede origine alla creazione, generò la Parola dalla Parola (Sacra) stessa. Questo passaggio non è di facile assimilazione poiché paradossale: la Parola viene generata per mezzo della Parola. Mi pare comunque si possa notare una cosa con certezza: la Parola è l’esplicitazione del contenuto creativo del Principio, è la manifestazione delle cose volute dal pensiero del Principio. Notando questo è forse comprensibile come la Parola possa venire dalla Parola: sarebbe una questione di gradi, ovvero la Parola pienamente manifestata (pronunciata, il che vuol dire dante vita alle cose nel mondo) deriverebbe da una Parola non ancora formata e incosciente, infatti nei versi successivi si trova scritto che la Sacra Parola nacque da profondità abissali per poi passare alla sommità, ovvero passò da uno stato in cui non era in grado di esprimere in modo chiaro i propri contenuti ad uno stadio in cui invece fu in grado di esprimere con chiarezza qualsiasi contenuto, e in questo modo, al contempo, fu in grado di dare la vita alle cose e di vivere in esse. Il rapporto tra la prima parola informe da cui deriva la parola e la parola stessa è il medesimo che si dà tra la luce e il giorno luminoso: il giorno luminoso nasce dalla luce, ma entrambi sono luce, solo che nel caso del giorno la luce è manifestata nelle cose e non più a sé come principio.

La Parola, pronunciata dal poeta o in generale dall’uomo saggio e religioso, da una parte accresce la gloria del Principio divino e dell’Ordine cosmico, dall’altra avvicina il parlante alla sfera del divino e dell’equilibrio.


Francesco Margoni

Assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento. Studia lo sviluppo del ragionamento morale nella prima infanzia e i meccanismi cognitivi che ci permettono di interpretare il complesso mondo sociale nel quale viviamo. Collabora con la rivista di scienze e storia Prometeo e con la testata on-line Brainfactor. Per Scuola Filosofica scrive di scienza e filosofia, e pubblica un lungo commento personale ai testi vedici. E' uno storico collaboratore di Scuola Filosofica.

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