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Situazione politica in Europa nei decenni precedenti alla prima guerra mondiale

GoShow, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons

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FRANCIA

La Francia, lo stato con più democratico del tempo, era alle prese con un gruppi di nazionalisti esasperati. I focolai di rivolta nazionalistica, così costanti nella storia francese, si tramutarono presto in rivolte antisemite, ad iniziare con il famoso caso Dreyfus. Nel 1899 l’esito delle elezioni fu favore alla coalizione dei repubblicani. Questi ebbero modo di prendersi le loro rivincite sui nazionalisti e sui filoclericali, consolidando una Francia laica. Sempre nel 1899 nasce il movimento dei radicali e si ebbe la separazione fra stato e chiesa. Poco prima dello scoppio della guerra ci fu la ripresa dei moderati di destra con il loro esponente Raymond Poincarè.

GRAN BRETAGNA

Il 1901 segnò la fine dell’età vittoriana: la regina Vittoria morì infatti in quell’anno lasciando il trono all’ormai sessantenne Edoardo VII. La Gran Bretagna fu governata dalla coalizione fra conservatori e unionisti. Importanti furono le riforme attuate nel periodo. Furono varate leggi in materia di infortuni sul lavoro, furono stanziati finanziamenti per le scuole elementari e medie, furono aumentati i centri di collocamento per lavoratori disoccupati. Nel 1906 i liberali conquistarono un ampio sostegno e attuarono riforme per ridurre l’orario dei minatori ad otto ore, per dare assicurazioni per la vecchiaia a totale carico dello Stato. Attuarono riforme patrimoniali che miravano a colpire soprattutto i grandi patrimoni, elemento che portò allo scontro politico con la roccaforte degli aristocratici appartenenti alla Camera dei Lords.

Nel 1909 lo scontro politico fra liberali e conservatori si fece ancora più aspro e portò a diversi scontri politici che sfociarono in conflitti costituzionali che vedeva contrapposte le due Camere. I liberali presentarono il Parliamentary Bill che negava ai Lords il diritto di respingere le leggi di bilancio e lasciava a loro il diritto di respingere altre leggi (per sole due volte) alla Camera dei comuni. Nel 1911 i Lords dovettero accettare la legge patrimoniale, sotto la pressione del re Giorgio V.

 

ITALIA

L’Italia arrivava alla fine dell’800 da un periodo in cui i nazionalisti s’impegnarono per consolidare l’Unità del paese, raggiunta definitivamente nel 1871 con la presa di Roma e la sua proclamazione a capitale del nuovo stato unitario.

Tuttavia i problemi erano tanti, primi fra tutti quello dell’industrializzazione e dell’alfabetizzazione. Pochi erano i centri industriali e fra questi citiamo il cosiddetto triangolo industriale composto da Genova, Torino e Milano, l’area di Napoli e quella di Palermo. Per il resto l’economia era prettamente rurale. I nazionalisti italiani rivendicavano proprie la città di Trieste, l’attuale Friuli Venezia Giulia e il Trentino. La prima guerra mondiale porterà all’acquisizione di questi territori.

 

SPAGNA

La Spagna si trovava fondamentalmente in una situazione di stallo politico. Tuttavia violenti focolai di rivoluzione furono presenti anche in questa regione (monarchica) a partire dal 1848. Il risultato più drastico fu raggiunto nel 1873 con la proclamazione da parte dell’Assemblea generale della Prima repubblica, su uno stampo prettamente francese. Questa durò appena un anno, ma spianò la strada per una Seconda repubblica che iniziò nel 1874 per durare cinquant’anni circa. Finì infatti nel 1931 con lo scoppiò della guerra civile. La Spagna non entrò a far parte del conflitto della prima guerra mondiale.

 

LA GERMANIA GUGLIELMINA

Successore di Otto von Bismarck nel 1890 fu Guglielmo II: egli si presentò inizialmente come un sovrano più democratico, ma ben presto ebbe tendenze di tipo autoritario. Attuò una politica di riarmo navale poco prima del 1900 e imboccò la via della Weltpolitik. L’industria tedesca poteva vantare ritmi di crescita e potenzialità pari solo a quella statunitense. La consapevolezza della superiorità industriale portò il popolo a tendenze nazionaliste e imperialiste. L’unica forma di opposizione in un paese dominato da forze conservatrici e di nazional liberali (composte anche dai cattolici e dai gruppi liberali e progressisti) era data dai socialdemocratici che però soggiacevano a una situazione di totale isolamento. Nel 1907 la Spd (i socialdemocratici) provarono ad uscire fuori da questo isolamento senza successo: dopo una campagna antimilitarista e anticolonialista ebbero una sonora batosta alle elezioni.

IMPERO ASBURGICO

A partire dal 1848 l’impero asburgico fu probabilmente la parte europea ad essere più flagellata dai moti rivoluzionari: l’economia precaria e il suo lento sviluppo ritardato e i sempre più forti contrasti fra le diverse etnie, che confluivano in diverse coscienze nazionali, culminò verso fine del secolo. L’impero era ancora un paese essenzialmente agricolo. I punti di forza dell’Impero, dove si raggruppavano i principali poli industriali, erano l’area attorno Vienna, la zona fluviale di Praga e il porto di Trieste (motivo di contesa nella prima guerra mondiale, città rivendicata dai nazionalisti italiani). Se l’Impero tedesco trovava la forza nelle spinte nazionaliste interne, quello asburgico era invece flagellato dai dissidi fra le forze nazionaliste interne che rivendicavano ognuno una propria terra e indipendenza. Motivi di rivendicazione territoriale nelle lande dell’est Europa sono attestati sin dall’Impero Romano. I movimenti nazionalisti più estremisti erano quelli degli slavi in continua lotta coi boemi. Nell’ultimo decennio dell’800 nacque il movimento dei giovani cechi che si batteva contro la germanizzazione del governo di Vienna.

Una parte della classe dirigente e dei circoli di corte si orientò verso la creazione di un terzo polo nazionale (gli altri esistenti erano quelli dei magiari, gruppo etnico di origini ugrofinnico, e quello dei tedeschi): la loro idea era di staccare gli slavi del Sud dall’Ungheria. Il sostenitore di questo terzo polo era il nipote di Francesco Giuseppe, l’arciduca Francesco Ferdinando. Questo terzo polo si scontrava con l’opposizione degli ungheresi e con quella dei nazionalisti serbi e croati, che miravano con tutti i mezzi alla creazione di unico stato Slavo indipendente. Questi erano alleati con la Serbia (a sua volta appoggiata dall’Impero Russo). Questo fu il contesto dalla quale scintilla scoppiò successivamente nel 1914 la prima guerra mondiale che portò alla dissoluzione dell’Impero austro-ungarico.

 

RUSSIA: LA RIVOLUZIONE DEL 1905

Fra le grandi potenze europee, solo la Russia alla fine dell’800 era uno stato dal sistema politico totalmente autocratico. Infatti negli altri stati erano presenti almeno minime forme di costituzionalismi, perlomeno sulla carta. Gli zar intensificarono l’opera di russificazione delle lande più desolate e meno nazionaliste e aggravarono le vessazioni contro gli ebrei.

Nel 1890 fu ampliata grandemente la rete industriale e fu incentivato lo sviluppo industriale, specialmente dal punto di vista bellico. Le principali aree industriali erano quelle attorno alla capitale (San Pietroburgo), Mosca e nella zona del Mar Caspio nella regione petrolifera di Baku. Il decollo industriale tuttavia non portò la società ad un evoluzione di pensiero e mentalità.

La protesta politica e sociale nella Russia zarista finì col coagularsi in un moto rivoluzionario: era il 1905 quando scoppiò il più ampio e sanguinoso scontro civile a cui l’Europa avesse mai assistito dai tempi della Comune di Parigi (1871). Nel 1904 oltretutto la Russia era alle prese con la Guerra contro il Giappone che fece aumentare bruscamente il costo della vita, determinando un pericoloso aumento della tensione sociale. Le agitazioni si intensificavano di giorno in giorno quando giungevano le nefaste e catastrofiche notizie sull’esito della guerra in Asia.

Nel 1905 la Russia visse in un periodo di semianarchia. Nacquero i Soviet, nuovi organismi rivoluzionari che erano delle rappresentanze popolari elette nelle fabbriche solitamente e costituite da membri revocabili secondo un principio di democrazia ripreso dalla Comune di Parigi. Nell’ottobre di quello stesso anno lo zar parve finalmente disposto a cedere e promise libertà politiche e istituzioni rappresentative. Parallelamente sostenne la creazione di organizzazioni paramilitari note come Centurie nere e sostenne la creazione dei Pogrom, i famigerati campi di lavoro e prigionia dove rinchiudere i nemici della patria e gli ebrei. I Soviet ebbero così vita breve di fronte alle Centurie nere.

Alla fine del 1905 venne firmata la pace col Giappone e una volta ristabilito l’ordine interno, lo zar si impegno a convocare un assemblea rappresentativa detta Duma. Questa avrebbe dovuto aprire nuovi spazi di libertà nella vita politica russa. La Duma nel 1906 e quella del 1907 furono rapidamente sciolte. La Russia tornò ad essere quello stato totalmente assolutista che era prima della rivoluzione.

Nel 1906 Petr Stolypin per ostacolare lo sviluppo dei fermenti rivoluzionari nelle campagne, “fra il 1906 e il 1911 introdusse un’ampia riforma agraria con lo scioglimento del mir, la conseguente introduzione della proprietà privata tra i contadini, il formarsi di un ceto di contadini ricchi e la trasformazione delle proprietà a economia servile in aziende di tipo capitalistico. Morì in seguito a un attentato.”[i]

LE ALLEANZE

Le principali alleanze era la Triplice alleanza e la Triplice intesa: la prima era un patto difensivo segreto firmato nel 1882 dall’Impero Asburgigo, l’Impero Germanico e Italia. La seconda fu una pace nonché un patto difensivo firmato nel 1904 fra Russia, Francia e Gran Bretagna. Queste due alleanze furono poi di fatto le forze che si scontrarono nella prima guerra mondiale.

 

            BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Pili W., (2013) Il caso Dreyfus, Raymond Poincaré e la politica francese, www.scuolafilosofica.com, http://www.scuolafilosofica.com/2823/il-caso-dreyfus-raymond-poincare-la-politica-francese-durante-la-fase-della-terza-repubblica-cenni-sul-trattato-di-versailles-del-1919

www.treccani.it

www.spagna.at

 


[i] www.treccani.it per quanto riguarda il politico russo.


Wolfgang Francesco Pili

Sono nato a Cagliari nell’aprile del 1991. Ho da sempre avuto nelle mie passioni, la vita all'aria aperta, al mare o in montagna. Non disdegno fare bei trekking e belle pagaiate in kayak. Nel 2010 mi diplomo in un liceo classico di Cagliari, per poi laurearmi in Lettere Moderne con indirizzo storico sardo all'Università degli studi di Cagliari con un'avvincente tesi sulle colonie penali in Sardegna. Nel bimestre Ottobre-Dicembre 2014 ho svolto un Master in TourismQuality Management presso la Uninform di Milano, che mi ha aperto le porte del lavoro nel mondo del turismo e dell'accoglienza. Ho lavorato in hotel di città, come Genova e Cagliari, e in villaggi turistici di montagna e di mare. Oggi la mia vita è decisamente cambiata: sono un piccolo imprenditore che cerca di portare lavoro in questo paese. Sono proprietario, fondatore e titolare della pizzeria l'Ancora di Carloforte. Spero di poter sviluppare un brand, con filiali in tutto il mondo, in stile Subway. Sono stato scout, giocatore di rugby, teatrante e sono sopratutto collaboratore e social media manager di questo blog dal 2009... non poca roba! Buona lettura

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