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Federigo Tozzi: le novelle della sezione “Giovani”, tematiche e aspetti salienti della sua opera

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Struttura dell’articolo

1. La figura di Federigo Tozzi: vita e contesto storico e sociale dell’autore

2. Federigo Tozzi come esponente del letterato nel periodo Giolittiano. Il pessimismo materialistico: il nichilismo e il cosiddetto “Secolo dell’angoscia”

3. Federigo Tozzi: le novelle e analisi della Sezione “Giovani” novella per novella sotto forma di riassunto. I temi principali e la psicologia delle novelle tozziane

3.1 Le novelle

4. l complesso di Prometeo e l’importanza della figura del padre nella narrativa di Federigo Tozzi.

5. Il complesso di Edipo e l’importanza della figura della madre nella narrativa di Federigo Tozzi


1. La figura di Federigo Tozzi: vita e contesto storico e sociale dell’autore

Considerato uno dei maggiori esponenti della narrativa italiana del Novecento, Federigo Tozzi è stato un importante scrittore. Nato a Siena il 1883, il padre era un importante commerciante della cittadina toscana, nonché gestore di una trattoria in pieno centro. La figura del padre, come vedremo in seguito, fu molto importante nella narrativa tozziana: il padre di Federigo era un uomo dalla corporatura molto grossa e massiccia, dotato di una forza impressionante, molto autoritario, capace di grande fascino sulle donne. La madre, figura anch’essa importante nella narrativa di Tozzi, era gracile, debole e cedevole nel fisico. Federigo Tozzi ereditò la corporatura più da quest’ultima che dal padre.

Federigo Tozzi crebbe dunque fra due personalità opposte e ne uscì introverso e taciturno, in perenne fuga dalla figura paterna (tema che ritorna continuamente nelle sue opere). Compì studi irregolari senza conseguire alcun diploma. Entrato in un circolo socialista per trovare sfogo alle sue ire represse nella militanza politica, tentò anche di riacquisire la stima da parte del padre cercando di sfondare nel campo del giornalismo senza però avere alcun successo. Riuscì a vincere un concorso come addetto ferroviario nel 1907, per poi mollare lo stesso lavoro nel 1908 in seguito alla morte del padre: vendette la trattoria e visse di rendita per il resto della vita.

In quello stesso anno si sposò con Emma Palagi ed è da quell’anno che viene riportato l’inizio del fiorire della sua grande e intensa opera letteraria. In questi anni compose versi, novelle, romanzi e avviò una serie di collaborazione giornalistiche e fondò con l’amico di sempre, Domenico Giuliotti, la rivista La torre (1913-1914). Nel 1915 ebbe modo di conoscere l’editore Treves per il quale pubblicò la raccolta di novelle Bestie.

Durante la  prima guerra mondiale fu membro della croce rossa italiana (associazione fondata già dal 1884). L’anno precedente si era trasferito a Roma, dopo aver conseguito una certa fama a livello nazionale. Nel 1918 venne assunto dal Messaggero della domenica, rivista della capitale. È in questi anni che ricevette gli elogi di critici e letterati importanti e di fama tra cui Giuseppe A. Borghese e Luigi Pirandello. Ed è ancora in questi anni che pubblicherà molte delle sue opere grazie alla casa editrice Treves.

Debole, come la madre, nel 1920 fu colpito dall’epidemia di febbre spagnola, che gli fu fatale. Fu grazie al figlio Glauco, che fu rimesso ordine negli appunti e nelle bozze ritrovati, a partire dal 1923, da cui verranno tratte la maggior parte delle opere pervenuteci.

2. Federigo Tozzi come esponente del letterato nel periodo Giolittiano. Il pessimismo materialistico: il nichilismo e il cosiddetto “Secolo dell’angoscia”

Federigo Tozzi visse nel clou di quel periodo della storia italiana (1900 – 1920) che gli storici denominano “periodo giolittiano”. Giovanni Giolitti tentò nei suoi vari mandati di governo di attuare delle politiche che potessero accontentare sia gli interessi del ceto borghese (maggiormente) sia gli interessi del ceto agricolo (quello predominante) e quelli del ceto operaio. Tuttavia il suo operato fu spesso oscurato da scelte di governo discutibili e non trasparenti. Gaetano Salvemini ribattezzò Giolitti “il ministro della malavita”. Ma quello che ci interessa di più da ricollegare con la narrativa tozziana è che egli fu uno dei maggiori sostenitori della borghesia e dei suoi interessi; inoltre visse in quel periodo storico mondiale (in Italia arrivato comunque in ritardo rispetto alla maggioranza degli stati europei) di modernizzazione secondo i nuovi parametri dell’industrializzazione di massa e la conseguente rivoluzione dei trasporti, che portò ad un radicale cambio della vita. Le abitudini contadine furono scambiate con le abitudini industriali: nelle novelle di Tozzi e non solo (vedi Luigi Pirandello) si noteranno i cambiamenti della società e dei paesaggi, nelle descrizioni e negli intrecci narrativi. Molto significativa in questo contesto è, a mio parere, la novella “Una giornata” di Luigi Pirandello in cui parole come “automobile”, “luce”, “conto corrente” verranno usate con disprezzo e con angoscia, e, tuttavia, il cambiamento viene concepito come un eterno e mutevole divenire, secondo la stessa concezione eraclitea.

Questo è uno dei nodi principali della narrativa inizio novecentesca, ovvero il rifiuto materialistico e il nichilismo, fortemente presente quest’ultimo nelle tematiche tozziane. Umberto Saba definirà il novecento come il “secolo dell’angoscia”, perché tutto ha avuto un cambiamento radicale, incessante, continuo e incapace di fornire, in questo continuo interminabile mutamento, un punto di riferimento per il senso dell’individuo: pochi anni prima si parlava del verismo di Giovanni Verga e di Grazia Deledda, poco dopo nella narrativa dovevano essere inseriti elementi come l’automobile, la luce elettrica, ecc., elementi totalmente nuovi ed estranei, nonché difficili da inserire in un contesto tradizionalista, e di conseguenza difficili da accettare: questo porterà a una nuova concezione del romanzo e del racconto.

3. Federigo Tozzi: le novelle e analisi della Sezione “Giovani” novella per novella sotto forma di riassunto. I temi principali e la psicologia delle novelle tozziane

La parte della produzione novellistica di Federigo Tozzi racchiusa nella sezione “Giovani” consta di ventuno novelle, raccolte personalmente dallo scrittore, ma pubblicate comunque postume. “Giovani” non perché le ha scritte in età giovanile (o nel periodo di immaturità letteraria, data la giovane età dell’autore anche in punto di morte) ma perché i temi trattati sono quelli della giovinezza e dell’angoscia dell’essere giovani: il rifugio continuo in un mondo infelice da un mondo infelice; l’inettitudine dell’uomo di fronte all’inesorabilità della vita che porta solo alla morte; l’infelice rapporto familiare fra un padre, che alle volte può trasformarsi con lo stesso tema fra il servo e il padrone; o ancora l’inutilità della vita stessa di fronte alla natura e ai suoi eventi sconvolgenti.

Questi sono i principali temi che si raccolgono dalla lettura critica della sezione “Giovani” di Federigo Tozzi: un’autobiografia, con personaggi alle volte inventati, i cui fatti, avvenimenti e personaggi non sono quasi mai frutto della fantasia, ma piuttosto il frutto della memoria dello scrittore senese, non certo una memoria felice. Ma Federigo Tozzi vive non solo in una condizione difficile, ma anche in un periodo difficile, laddove la trasformazione del moderno, o “l’autocoscienza del moderno”, citando l’eminente studioso di Federigo Tozzi, professor Luperini dell’università di Siena, devia tutti i pensieri positivi in pensieri nichilistici, autolesionisti e tesi verso l’autodistruzione.

3.1 Le novelle

Pigionali: la novella fu intitolata inizialmente “Due donne” ed è stata scritta nel 1917. Narra la storia di due protagoniste femminili, due signore anziane, che vivono a pigione sotto lo stesso tetto pur divise da un muro che ne separa pensieri, atteggiamenti e spesso le chiude in un isolamento assoluto che le rende infelici. Vorrebbero comunicare, ma non ci riescono. Solo il “ciao” “salve” “oggi piove”, sono le espressioni che ardiscono scambiarsi. Poi una delle due vecchie signore muore, e in quella che resta viva, rimangono solo rimpianti.

Un’osteria: scritta nel 1917 narra le vicende di una maestrina, non senza qualche tratto autobiografico e la prima persona narrativa, che si catapulta in una realtà a sé estranea per insegnare: ma la comunità le è ostile e sarà solo vittima di persecuzione.

Pittori: questa novella è stata scritta nel 1918 e il titolo originario era “Tre giovani”. Benedetto, Rocco, e Don Vincenzo sono i tre protagonisti della novella in cui il tema principale è il rifiuto della giovinezza o meglio quella sensazione di giovinezza vista come una malattia incurabile. Qui il tema giovinezza e della morte è molto forte.

La casa venduta: in questa novella pubblicata per la prima volta nel 1920 si apre il filone delle novelle con il tema della persecuzione vera e propria, vista attraverso l’inganno. In questo caso di tre usurpatori (un gatto e la volpe collodiani più uno) frodano un pover’uomo, ingenuo oltremodo, come altri protagonisti tozziani, e lo convincono a vendergli la casa a un prezzo inferiore rispetto al dovuto, comprese le foto della sorella al suo interno, l’unico ricordo positivo e amaro allo stesso tempo del protagonista.

Il crocifisso: pubblicata nel 1919 al già noto tema della persecuzione umana, si aggiunge il filone ideologico cristiano della redenzione (Tozzi si era convertito negli ultimi anni della sua vita) e del degrado. In questa novella si ha uno spaccato piuttosto impietoso della capitale Roma, vista dopo una specie di apocalisse: il degrado aggiunge agli occhi dell’Io narrante il corpo addormentato di una prostituta.

Miseria: pubblicata nel 1919 questa novella prosegue la serie delle novelle ambientate all’interno di un podere. Lorenzo Fondi e la moglie sono in una situazione di grave miseria: Lorenzo Fondi sente profondi sensi di colpa e di angoscia nei confronti della moglie che non può permettersi di vestirsi in modo decente per scendere in città.

Un giovane: pubblicata nel 1918, appartiene a quelle novelle che mettono in risalto il rapporto conflittuale fra Federigo Tozzi e il padre.

Una recita cinematografica: novella pubblicata nel 1919 appartiene al ramo delle novelle col tema della persecuzione; in questo caso il protagonista è Calepodio, calzolaio del paese, e i persecutori sono gli abitanti stessi del comune, e in particolare la facoltosa signora Pia. Tuttavia come in tutte le novelle di Tozzi si esige un rapporto dualistico fra i protagonisti che si concretizza nei rapporti fra Calepodio e la signora Pia.

La matta: novella pubblicata nel 1919 è la storia sadica di una persecuzione nei confronti di una povera donna, sì matta, che ogni giorno andava a comprare la frutta  (e puntualmente le vendevano la paggior merce) per poi rivenderla con uno scricchiolante carrello all’interno delle mura di Siena.

Una figliola: pubblicata nell’agosto del 1919 narra il dualismo fra una figlia (Fiammetta) e il padre; questa dev’essere data in sposa, ma sorgono diversi problemi.

Un amico: pubblicata nel 1919, questa novella narra la storia di due amici, la cui sorte è inevitabilmente segnata dai ricordi giovanili e quindi dalla morte.

Il morto in forno: novella pubblicata nel 1919 nella raccolta “Novella” è la storia di un uomo che si riduce al degrado per via della miseria. Questa novella dista dalle altre perché non risalta il tema della persecuzione, piuttosto Tozzi dà luce a episodi familiari del protagonista e a eventi curiosi.

Vita: è una novella pubblicata nel 1919 racconta la storia di una famiglia padre/madre e figlio e del rapporto dualistico fra questi. La violenza del padre che porterà il figlio a difendere la madre: tutto ciò terminerà in un triste evento, ovvero una sbornia collettiva.

Creature vili: novella pubblicata nel dicembre del 1918 nel “Messaggero della domenica” narrata in prima persona da un io narrante rintracciabile in Tozzi. Racconta appunto la conversazione che avviene nel salotto di un postribolo da parte di cinque prostitute. Il protagonista ha compassione per le loro storie familiari e cerca di capire se possono rientrare nelle sfere di una purificazione cristiana.

Un amante: pubblicata nel 1919 narra le vicende di un marito stufo della moglie (presa dal tifo) ormai non più bella, e si rifà gli occhi con una bella donna sposata in cerca di soldi e soddisfazioni sessuali.

Mia madre: novella pubblicata nel “Messaggero della domenica” nel maggio del 1919 narra le vicende dell’Io narrante, quando, ai tempi della scuola, prendevano in giro la madre. Egli riuscirà soltanto a rispondere agli insulti con la violenza.

I nemici: pubblicata nel Messaggero della Domenica nel giugno del 1919 questa novella narra la una storia di cattiveria. Un ingenuo che si crede amico di un altro, che in realtà lo odia e non riuscirà a capire i vari sistemi con cui viene deriso.

I butteri di Maccarese: novella pubblicata nel 1919 sull’Orma, narra le storie dei movimenti sociali che si erano avuti in quegli anni (gli anni del biennio rosso) e delle rivendicazioni dei contadini per il prezzo del pane.

Marito e moglie: altra novella dualistica (pubblicata nel 1919) narra la storia di una crisi coniugale. Parecchi punti dell’opera sono autobiografici.

L’ombra della giovinezza: il titolo della novella (1919) rinvia al tema stesso della raccolta. L’”ombra” a cui si allude il narratore è rappresentata dal rimorso e dai pensieri cupi del protagonista nei confronti di un passato torbido.

Una sbornia: pubblicata nel 1915, questa novella riprende i temi dell’ultima considerata, con tutte le problematiche e difficoltà che la giovinezza porta con sé. In più qui si aggiunge un fallimento matrimoniale (fra Costanza e un ragazzo di lei innamorato) dovuto però ad un tardivo approccio con l’amata che morirà prima di conoscere i sentimenti del protagonista.

4. l complesso di Prometeo e l’importanza della figura del padre nella narrativa di Federigo Tozzi

Il complesso di Prometeo è quella tendenza da parte dei figli nel credere di sapere quanto o più dei propri padri, quanto o più dei propri maestri: per G. Bachelard il complesso di Prometeo è il Complesso di Edipo della vita intellettuale. Abbiamo analizzato nel primo capitolo la figura del padre: un uomo che tendeva a perseguire i propri interessi economici più che la felicità del figlio e della moglie. Da questa descrizione sembrerebbe di aver letto una delle novelle di Federigo Tozzi invece è parte della sua biografia. Il padre: una figura che Federigo non riuscì mai a comprendere e viceversa il padre rimproverava al figlio il tempo perso a leggere e scrivere, esprimendo verso la cultura freddezza e disprezzo (nei confronti di uno che voleva vivere invece di e per la cultura).

5. Il complesso di Edipo e l’importanza della figura della madre nella narrativa di Federigo Tozzi

Il complesso di Edipo è il desiderio sessuale che un figlio riporta verso il genitore di sesso opposto, mentre il genitore dello stesso sesso viene visto come un rivale e oggetto di sentimenti ostili. Nella prosa di Federigo Tozzi questi sentimenti evidenti: basti pensare alla novella Vita (vedi sopra), di una tristezza assoluta, ma che rappresenta compiutamente i sentimenti di Federigo Tozzi nei confronti della madre e del padre. L’una debole e costantemente malata sarà motivo di tristezza per lo scrittore senese e morirà nel 1895, quando Tozzi aveva dodici anni, e rimarrà per lui un ricordo perdurante e triste. Tozzi, forse, non si liberò mai dal ricordo e dal rimpianto della scomparsa, ipotesi sostenuta dall’evidenza delle ricorrenti tematiche dominate dal tema della giovinezza vista non come un periodo di crescita verso una condizione di maturità e solidità, ma piuttosto come un blocco vitale, come una prigione e una malattia.

 

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Luperini R., L’autocoscienza del moderno, Liguori Editore, 2006

Langella G. e altri, Letteratura.it, Pearson, Milano, 2012

Pili W., La politica italiana fra la fine dell’ottocento e il primo ventennio del novecento: Giolitti e la guerra in Libia, www.scuolafilosofica.com, 2013. http://www.scuolafilosofica.com/3036/la-politica-italiana-fra-la-fine-dellottocento-e-il-primo-ventennio-del-novecento-giolitti-e-la-guerra-in-libia

Pili G., Eraclito, www.scuolafilosofica.com, 2011. http://www.scuolafilosofica.com/630/eraclito

http://www.oilproject.org/lezione/d-annunzio-autobiografia-5641.html

http://www.homolaicus.com/letteratura/tozzi.htm

http://www.poiein.it/autori/L/Lucini/eschilo.htm

http://www.laletteraturaenoi.it/index.php/interpretazione-e-noi/139-il-sogno-dell%E2%80%99uomo-di-fuoco-defoe,-manzoni,-tozzi.html


G. BachelardLa psicanalisi del fuoco, cit. in Jean Chevalier, Alain Gheerbrant, Dizionario dei simboli, Rizzoli, Milano, 1987, vol. II, p. 249


Wolfgang Francesco Pili

Sono nato a Cagliari nell’aprile del 1991. Ho da sempre avuto nelle mie passioni, la vita all'aria aperta, al mare o in montagna. Non disdegno fare bei trekking e belle pagaiate in kayak. Nel 2010 mi diplomo in un liceo classico di Cagliari, per poi laurearmi in Lettere Moderne con indirizzo storico sardo all'Università degli studi di Cagliari con un'avvincente tesi sulle colonie penali in Sardegna. Nel bimestre Ottobre-Dicembre 2014 ho svolto un Master in TourismQuality Management presso la Uninform di Milano, che mi ha aperto le porte del lavoro nel mondo del turismo e dell'accoglienza. Ho lavorato in hotel di città, come Genova e Cagliari, e in villaggi turistici di montagna e di mare. Oggi la mia vita è decisamente cambiata: sono un piccolo imprenditore che cerca di portare lavoro in questo paese. Sono proprietario, fondatore e titolare della pizzeria l'Ancora di Carloforte. Spero di poter sviluppare un brand, con filiali in tutto il mondo, in stile Subway. Sono stato scout, giocatore di rugby, teatrante e sono sopratutto collaboratore e social media manager di questo blog dal 2009... non poca roba! Buona lettura

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