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5.1  Il romanzo gotico americano

Ho ritenuto opportuno aprire una parentesi nella nostra presentazione riguardo la storia della letteratura gotica, perché il gotico americano è una rifrazione di quello inglese e può essere maggiormente compreso se analizzato separatamente.

Prima di tutto, il gotico americano guarda, sin dalle origini, con invidia alle opere europee. Questo perché, mentre in Europa gli scrittori potevano attingere da un passato, senza guardare molto lontano, in America si doveva guardare al vecchio mondo per ricercare elementi medievali da inserire nei propri romanzi. La mente degli scrittori doveva essere rivolta a luoghi lontani.

Per questa ragione, nascevano storie piene di vecchi europei malvagi, di odio, di repressione e con un persistente senso di oscurità e di ossessione. Ripercorrendo la storia della letteratura d’oltreoceano mi concentrerò, in particolar modo, su due autori che hanno reso grande la letteratura gotica americana, due nomi più che conosciuti: Edgar Allan Poe e H.P. Lovecraft.

Questo non perché la letteratura americana sia priva di altri scrittori di buon livello, ma perché, necessitando di essere conciso nella mia esposizione, ho preferito focalizzare la mia attenzione nella descrizione più dettagliata dei due famosi scrittori, che estenderla a molti altri.

Il contributo di Poe alla letteratura gotica non è stato tanto in termini di nuove tematiche apportate al genere, quanto di tono e di struttura. Le varianti del racconto del terrore sono, per molti aspetti, appartenenti alla tradizione americana più che a quella europea.

La narrazione di Poe non procede con semplice linearità, ma ha un’intensificazione che si presente a forma di spirale.

Ne La caduta della casa degli Usher (1839) il protagonista, di cui non sappiamo il nome, giunge a trovare l’amico Roderick al proprio capezzale. Si scopre che questi non è in salute e che la sua situazione si aggraverà ulteriormente quando verrà a mancare la sua sorella, a pochi giorni di distanza. Per nascondere il decesso della sorella dalla curiosità dei medici, Roderick si fa aiutare dall’amico nel seppellire temporaneamente il corpo della sorella in casa.

Roderick inizierà ad agitarsi sempre di più. La sua agitazione non migliorerà quando, dopo aver seppellito la sorella, la sera stessa la casa si troverà al centro di un uragano.

L’amico di Roderick cercherà inutilmente di tranquillizzarlo, cercando di leggergli una storia con ambientazione medievale, ma in un escalation di terrore, il nervosismo di Roderick si farà sempre più vivo. Il terrore dettato dalla malattia e dai recenti avvenimenti si mescoleranno ai rumori che il povero uomo sente sempre più vicini (i rumori dell’uragano sembrano all’interno della casa).

Con grande stupore, dalla porta compare la sorella deceduta, che farà morire di crepacuore il fratello. L’amico riuscirà a fuggire dalla casa, e voltandosi la vedrà sprofondare all’interno di uno stagno[1].

Quanto ci viene raccontato sembra in molte parti del racconto far riflettere il lettore. In primo luogo, tutta la vicenda, in molti punti, sembra essere il frutto di un’allucinazione del narratore. Non si riesce mai a capire se gli eventi stanno accadendo realmente oppure no. Da questo punto di vista, si potrebbe pensare che l’autore sia completamente folle e che la sua follia sia stata messa nero su bianco.

Ma in realtà, Usher, dopo un’attenta riflessione, si presta a numerose interpretazioni: si può supporre che il narratore stia realmente vivendo degli eventi soprannaturali, oppure che tali eventi siano frutto delle fantasie di Roderick, così potenti, da essere trasmesse al suo amico, infine potremmo ipotizzare che sia il narratore, invece, a catapultare la propria immaginazione nella mente del povero Roderick, descrivendo la vicenda solamente dal proprio, allucinato e distorto, punto di vista[2].

L’idea che sia la casa a suscitare tutte le sensazioni e a creare uno stato nel quale entrambi i personaggi percepiscono presenze spettrali. Ma il rapporto fra il narratore e Roderick non viene reso esplicito, non sappiamo quale dei due dovrebbe subire l’influsso delle presenze nella casa: sappiamo che Roderick è malato di nervi, ma lo stesso narratore non può essere escluso, data la sua dichiarata ipersensibilità.

Insomma, la storia messa in scena da Poe porta agli estremi il concetto del terrore che colpisce la psicologia dei personaggi, mostrando con grande maestri come i rumori e le paure, da sensazioni o effetti lontani diventino reali e vivi, nonché centrali nel loro elemento simbolico all’interno del racconto.

Sul piano dell’interpretazione simbolica vi è un doppio significato per la casa. Non solo si allude all’edificio dove è ambientata la storia, ma anche alla famiglia. Vi è la possibilità che la storia sia ancora quella di un vampiro. Roderick ha preso il sangue dalla sorella, la casa si prenderà invece quello di entrambi.

Con la caduta della casa, Poe probabilmente allude alla fine della casata degli Usher, una fine segnata, in questa circostanza, dalla caduta della casa di famiglia.

Ritorna quindi l’elemento del retaggio aristocratico, con la psicologia deviata di una famiglia in via d’estinzione, arricchita, però, in questa storia, dalla capacità di Poe di conferire un valore meta-narrativo nelle varie interpretazioni a cui si apre il racconto[3].

Altro narratore di elevate capacità, H.P. Lovecraft fu influenzato nei suoi primi racconti dalla lettura dei racconti dello stesso Poe e da molte dei libri del nonno, tanto da spingerlo a scrivere in uno stile antiquato, con dialoghi artificiosi fra i suoi personaggi. Nei primi anni del ‘900, Lovecraft vide svilupparsi le varie branche della scienza, tanto da fortificare in lui la convinzione dell’inutilità dell’uomo nell’universo.

Questo importante aspetto lo spinse a scrivere il famoso ciclo di Cthulhu, nel quale prese vita un vero e proprio pantheon extra-dimensionale di divinità ancestrali, derivate da miti e leggende che avevano interessato lo scrittore americano.

Fu un autore pressoché sconosciuto in vita, nonostante avesse scritto in un importante rivista come Weird Tales, e numerosi suoi racconti furono stroncati dalla critica.

Oltre al ciclo di Cthulhu, fra le sue opere più importanti può essere ricordato il racconto I sogni nella casa stregata. In questa storia, il giovane Walter Gilman si trova a vivere in una casa precedentemente abitata da una strega. Dopo una prima fase, nella quale il giovane non si sentirà molto bene, seguirà una descrizione molto frammentata e ai limiti dell’irreale, nella quale il giovane Walter sarà alla mercé della strega Keziah. Le varie peripezie fra il giovane e la strega sono descritte come dei sogni. Tuttavia è innegabile il suo sonnambulismo, confermato dagli inquilini del condominio, e i suoi sogni coincidono orribilmente con le scoperte del giorno dopo (una statuetta aliena, un morso a polso). La fine del protagonista, dopo il suo rifiuto di sacrificare un neonato la notte di Valpurga e l’uccisione della strega nella strana soffitta sbarrata dell’edificio, è terribile: Brown Jenkin, aiutante della strega, gli divorerà il cuore dall’interno, davanti allo sguardo impotente degli altri inquilini.

Solo un paio di anni dopo verranno trovati i resti della strega nella soffitta[4].

Anche gli scritti Lovecraft sono molto carichi di simboli, oltre ad una dichiarata predilezione per la narrazione basata sulle azioni, che sulla descrizione dei personaggi. I personaggi sono sempre pronti ad agire.

La simbologia trasferisce, invece, le paure dell’autore rivolte al passato e al futuro: le paure di Lovecraft nella contaminazione fra le razze e il futuro sempre più grigio, sempre più “appartenente” alla scienza, che all’uomo.

L’autore non descrive la psicologia dei personaggi, ma si presta solamente a rendere le azioni più avvincenti, così anche se viene presentato l’elemento di “colpe ereditate dal padre”, Lovecraft rende tutto chiaro, senza affidare nulla al caso a qualsiasi alone di mistero[5].

Gli scritti di Lovecraft hanno la caratteristica di essere molto frammentati, questo però sarà un denominatore comune, da qui in avanti, per tutti gli autori che si accosteranno a storie con elementi soprannaturali.

Ultimo autore, sul quale vorrei spendere due parole è Mark Twain. Il suo Un americano alla corte di re Artù (1889) racconta di un americano del secolo scorso, Hank Morgan, che, a causa di un brutto colpo in testa, si risveglia nel regno di re Artù. L’incontro-scontro tra la “civiltà” dell’americano, pragmatista, umanitaria, tecnologica, democratica, e la civiltà del VI secolo, superstiziosa, violenta, schiavista, ignorante, dà vita a una miriade di episodi, tra cui primeggia quello dello scontro con Merlino, ritenuto un sedicente mago, quando in realtà è un piccolo truffatore. Un libro di avventura e di umorismo, che sa stimolare il lettore e meditare su temi di ordine sociale.

Oltre a questi, Twain si presta a raccontare questa storia per farne una parodia del mondo Medievale. Per questo ho ritenuto importante parlarne: Un americano alla corte di re Artù è un libro di chiaro stampo gotico, che però si fa beffe di quelli che sono gli aspetti del gotico[6].

L’elemento di parodia è qualcosa che ancora non avevamo incontrato, sotto molti aspetti rappresenta un novità perché porta degli effetti inaspettati (Hank porterà nel suo Medioevo la tecnologia). Allo stesso tempo, può essere visto come un modo di farsi beffe dell’imperante sviluppo tecnologico.

Molti hanno ritenuto questo libro un precursore della fantascienza, mentre Twain fu considerato l’inventore dei viaggi nel tempo.

[1] Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/La_caduta_della_casa_degli_Usher

[2] Cfr. David Punter, Storia della letteratura del terrore, pp. 175-176

[3] David Punter, Storia della letteratura del terrore, pp. 178-179

[4] http://it.wikipedia.org/wiki/I_sogni_nella_casa_stregata

[5] David Punter, Storia della letteratura del terrore, pp. 253-254

[6] Mark Twain, Un americano alla corte di re Artù, Mondadori, Milano, 1987


Umberto Rossolini

Nato a Poggibonsi nel 1986, consegue la laurea triennale e successivamente la laurea magistrale in Filosofia, presso l’Università degli Studi di Siena. Da sempre appassionato di fantascienza, in tutte le sue forme, dai libri alle rappresentazioni cinematografiche, e di fumetto. Proprio sulla nona arte ha dedicato e dedica gran parte del suo tempo libero, leggendo libri che ne approfondiscono la storia, fumetti di tutti i generi e di qualsiasi provenienza (i più conosciuti e ultimamente anche quelli underground) e seguendo soprattutto artisti indie sui vari social network. Insieme alla filosofia il fumetto è decisamente la sua passione più grande. Co-fondatore del sito comicsviews.it, che tratta articoli e recensioni di ambito fumettistico.

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