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Categoria: Storia della Letteratura

Petrarca, madrigale RVF 121: una sinossi filologica e un inquadramento delle problematiche

Nota metodologica circa le problematiche riguardo la tradizione manoscritta del madrigale petrarchesco RVF 121 per mano di messer Pietro Bembo nel ms. Vat. Lat. 3197.

Avvertenza: Il presente lavoro, di ecdotica e analisi comparata e in compendio del madrigale RVF 121 nell’insieme delle testimonianze, manoscritte e a stampa, parte da un’operazione paleografica[1] del componimento sulla base di manoscritti rilevanti delle varie fasi della gestazione del Canzoniere.[2] In fase paleografica si è tentato di rimanere quanto più fedeli possibile a quanto attestato sul manoscritto di partenza. Non avendo tuttavia un intento di edizione diplomatica nel presente lavoro, quanto più interpretativa, le trascrizioni paleografiche di seguito presentate hanno subito emendazione rispetto i seguenti fenomeni: il contoide fricativo labiodentale sonoro /v/, la cui grafia è resa con quella del vocoide posteriore alto /u/, è emendato alla grafia moderna [v]; il contoide affricato dentale /ts/ o /ds/, la cui grafia è resa con quella del contoide fricativo palatale sordo /ç/, è emendato alla grafia moderna [z]; qualsivoglia grafema che nel manoscritto sia sottinteso mediante l’impiego grafico di un titulus è reso graficamente tra parentesi tonde; la punteggiatura, qualora non si sia fatto riferimento a un’edizione interpretativa, è disposta dall’autore dell’articolo sulla base delle scelte effettuate da Gianfranco Contini (1964).

Sulla cartilagine dei calanchi, l’epidermide della dolomia fluttua come una cuspide

(una prolusione d’estetica di Paolo Meneghetti, Venerdì 21 Aprile al Palazzo Baronale di Scanzano Jonico, in occasione della Prima Residenza Artistica Lucana, organizzata dall’Associazione “Basilicata Wow” — www.basilicatawow.it)

La Basilicata costituisce la regione che spezza la penisola italiana, fra il Salento e la Calabria. Ciò determina la percezione d’un isolamento, se non si capisce qual sia la direzione migliore da prendere: ad est oppure ad ovest. Coerentemente, l’inflessione dialettica può diventare meticciata, fra Napoli e la Puglia. C’è poi il paradosso delle Dolomiti Lucane: al caldo mare del Sud, ma senza gli atolli dei tropici (come accadde anticamente in Triveneto). La Basilicata si sedimentò tramite le correnti di torbida. Tale processo non sembra mai concluso, percependo il “falso ondeggiamento” dei calanchi argillosi, oggi. Alfonso Gatto (nativo di Salerno, ma ispirato anche dalla Lucania) ha scritto:

Linguistica Italiana – Minimi linguistici in “Fontamara” di Ignazio Silone

  • 1. Introduzione:

Ponendo come massima d’ispirazione generale, ed assunto fondamentale del carattere d’indagine, l’idea che il socialismo sia naturalmente intrinseco alla classe proletaria[1], appare necessario conciliare questo caposaldo con un accurato ricamo del tessuto linguistico quando la finalità è quella di romanzare la realtà contadina di un piccolo paesino, fondato interamente sul lavoro nei campi ed improvvisamente portato in rovina dall’oppressione fascista. Tale è lo spirito fondamentale del romanzo Fontamara di Ignazio Silone, pubblicato nel 1930 in Svizzera[2] con l’intento di raccontare, in termini vagamente autobiografici ed amaramente ironici, una realtà in cui l’autore stesso crebbe, da cui scaturirono gli ideali rivoluzionari che lo portarono ad aderire nel 1921 al Partito Comunista (Cassata in Silone 1978:7).

Dantedì 2023 – Una prospettiva sociologica del Dante uomo del Trecento

E. Delacroix - La Barque de Dante
Copyright: https://jenikirbyhistory.getarchive.net/amp/media/the-barque-of-dante-506ac6

 

Lettura di Inferno VIII in occasione del Dantedì 2023.

Introduzione:

In occasione del Dantedì[1] 2023, rivolto alla diffusione della meraviglia dantesca in ogni sua forma, è mia premura presentare un lavoro di analisi del celebre canto VIII dell’Inferno secondo una prospettiva più ampiamente sociologica, volta a dimostrare la peculiarità, di interesse storico, della mentalità dantesca che traspare. Si procederà dapprima ad una sinossi filologica di presentazione del lavoro dantesco per poi passare all’analisi interessata del celebre episodio di dialogo tra Dante e Filippo Argenti. Lo studio in questione è volto a creare dei ponti di collegamento con altri episodi tratti dalle tre cantiche, al fine di dimostrare come la mentalità dantesca, di impronta essenzialmente cristiana, differisse dai valori che, nella contemporaneità, sono attribuibili a tale etichetta. Fine ultimo del presente lavoro è presentare le sublimi peculiarità di Inferno VIII e, seguitamente, dimostrare come vi sia una netta ed insormontabile demarcazione tra l’ideologia politico-religiosa di un uomo del ‘300, puramente un uomo del suo tempo[2], e una qualsivoglia linea di pensiero, altrettanto politico-religiosa, della contemporaneità.

 

Inferno, canto VIII – una sinossi filologica e tematica

Ricostruire una sinossi filologica nello spazio di un articolo del presente calibro è impresa ben più che ardua, forse addirittura irrazionale. La tradizione di attestazione della Commedia (poi Divina a seguito del commento Boccaccesco) è caratterizzata da una sorprendente complessità a fronte delle innumerevoli attestazioni[3], tanto nella tradizione manoscritta quanto nella tradizione dei testi a stampa. Si tenterà pertanto di seguito di presentare una sinossi filologica delle prime attestazioni manoscritte, prendendo in esame due celebre manoscritti per un’analisi di taglio paleografico-filologico.

Manzoni e il manoscritto ritrovato – un falso lombardo a regola d’arte

Introduzione:

Sin dalla pubblicazione della ventisettana, il romanzo di Manzoni è stato ampiamente analizzato in ogni sua parte. Sulla sponda della linguistica, a lungo si è preso in esame l’evoluzionismo delle scelte manzoniane, in analisi comparativa con la quarantana, mettendo in luce come il Manzoni si sia mosso in direzione di un abbandono della patina fortemente ancorata ai lombardismi, quelli che lui definì idioti lombardismi a iosa, ed in direzione di una fiorentinizzazione della lingua, con in mente un progetto di unitarietà linguistica di enorme portata. Analizzando il romanzo è tuttavia innegabile il fascino esercitato dall’introduzione che il Manzoni antepone al suo romanzo. Volendo impiegare il medesimo artificio di occultazione della autorialità, già usato da Miguel de Cervantes nel Don Chisciotte (1605), da Vincenzo Cuoco nel Platone in Italia (1804; cfr. Di Massa, Gli albori del romanzo in Italia, 2022) e da Walter Scott nell’Ivanhoe (1819), Manzoni asserì di aver ritrovato un manoscritto secentesco che narrava la vicenda dei due promessi sposi. Al fine di accrescere l’autorevolezza del fatto, Manzoni trascrive un piccolo frammento, tratto dallo scartafaccio[1], per dimostrarne la reale esistenza. Trattasi di un finto manoscritto, filologicamente parlando, creato dal Manzoni stesso, la sua autorialità è assolutamente innegabile, ed è pertanto lecito chiedersi che tipo di patina linguistica abbia impiegato per ricreare questo falso manoscritto d’ipotetica mano secentesca[2].

Passeggiata romantica oltre le colonne d’Ercole – Gli albori del romanzo in Italia

Introduzione:

Per chiunque sia amante ed esperiente attivo della contemporanea società del romanzo potrà risultare alquanto interessante indagare le origini di questo genere che, nella modernità letteraria, ha assunto un carattere di totale dominanza, ponendo in ombra e relegando alla pedanteria dei colti il genere del verso, di tradizione plurisecolare ed illustre. Risulta piuttosto difficile tracciare un punto fermo oltre il quale il romanzo si può dire affermato, dato che il confine risulta alquanto sbiadito, di labile demarcazione a causa dello sperimentalismo che è andato avanti per ben lungo tempo, prima di giungere al prodotto definitivo. È tuttavia possibile individuare un terminus ante quem di stabilizzazione di un nuovo genere, in itinere verso il romanzo modernamente inteso. La prima attestazione di un romanzo propriamente detto, che dunque impieghi una prosa dal volto moderno, seppur vagamente ancorata alla tradizione classica, è il romanzo Garantua e Pantagruele di Francois Rabelais, medico e scrittore francese, che pubblica la prima edizione originale nel 1542. Questo romanzo da avvio ad una catena di opere, stilisticamente non dissimili ed altrettanto magistrali, che la critica ha definito i magnifici sette, ossia sette colonne portanti del romanzo moderno. Per ordine cronologico si ha: Miguel de Cervantes con il Don Chisciotte (1605), Daniel Defoe con Robinson Crusoe (1719); Jonathan Swift con i Viaggi di Gulliver (1726); Samuel Richardson con Pamela (1742); Henry Fielding con Tom Jones (1749); Lawrence Stern con Vita e opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo (1759).

Linguistica italiana meridionale: Il caso di “La Nonna Sabella”

Introduzione:

Il presente articolo si premura di dimostrare, sulla scorta di studi di linguistica italiana del meridione come quelli dell’esimio Lausberg in termini di lucanistica, come il dialetto impiegato nella realtà lucana del nord, nel presente caso nella zona del melfitano, abbia subito un progressivo allontanamento da uno stato di maggiore unitarietà linguistica ad uno stato di distacco. Per il presente studio viene impiegata la testimonianza scritta fornita dal romanzo La Nonna Sabella di Pasquale Festa Campanile (edizione Bompiani, 1983), il quale trascrive fedelmente monologhi dialettali in un panorama sincronicamente collocabile nel primo ventennio del ‘900. La finalità di dimostrazione sarà ottenuta tramite un’analitica comparazione delle trascrizioni dialettali del romanzo con la trasposizione a dialetto della contemporaneità tramite l’ausilio delle qualità di ortoepia di una parlante lucana, nata a Melfi e cresciuta nella limitrofa Rapolla.

Il presente studio si concentra in particolar modo sull’evoluzione del vocalismo, prendendo in esame inizialmente le differenze fondamentali del vocalismo siciliano con il vocalismo lucano, ed il soggiacente ma al contempo sorprendentemente indipendente vocalismo della zona di Lausberg[1], e successivamente concentrandosi sull’analisi delle evoluzioni diacroniche di questi sistemi vocalici. Si prenderanno in esame con egual attenzione analitica il consonantismo, per esaminare l’evoluzione dei nessi consonantici, ed infine il contesto storico, politico e sociale e la rispettiva influenza sul panorama linguistico. Al fine di rendere quest’analisi proficua, è necessario sottolineare come il legame tra la linguistica, la storia, la politica e la sociologia sia ineluttabilmente inscindibile, niuno trarrebbe profitto da uno studio che avesse come fondamento l’isolamento della linguistica da qualsivoglia contesto circostante. Pertanto, sarà premura del presente studio spiegare come abbiano agito le influenze di tali caratteri sul panorama della linguistica.

Se pareba boves – Una prospettiva moderna dell’Indovinello Veronese

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Se pareba boves – Una prospettiva moderna dell’Indovinello Veronese

Chiunque abbia il piacere di approcciarsi alla filologia romanza ed italiana, andando dunque ad analizzare, per diletto o per maggior intento, le prime testimonianze scritte del volgare italiano, andrà sicuramente ad imbattersi nel celebre indovinello veronese. Il documento, scoperto da Luigi Schiapparelli nel 1924 in circostanze che sarà nostra premura approfondire, ha una datazione incerta, da collocarsi nella prima metà del IX secolo. È stato ampiamente considerato come il primo vero documento in lingua volgare italiana, una dicitura a dir poco coraggiosa se si considera l’assetto delle letterature romanze generali, il cui avvio consapevole, e che si discosti dall’uso formulario e burocratico per abbracciare l’intento puramente letterario, non vede significativi sviluppi prima del secolo XI. Il presente lavoro, che si colloca su un livello di ricerca puramente teorico ed esplicativo, tramite anche l’impiego di un codice linguistico di livello pressoché accademico, si premura di portare a compimento una puntuale analisi linguistica del documento, con l’adozione di una prospettiva diacronica e orientata sull’intero panorama romanzo, per ricostruirne la storia, le implicazioni e le influenze, e determinare se sia effettivamente un documento volgare a tutti gli effetti o meno. L’interesse da me riversato sul presente argomento di studio si basa principalmente sul carattere ampio di dibattitto attorno al presente frammento, volendo dunque chiarire la realtà filologica di questo documento in forza degli studi sin ora presentati sul campo filologico.

La Basilicata esiste – Sulla meravigliosa storia linguistica e letteraria lucana

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Introduzione

Il presente articolo, nato sulla base di un sentimento di appartenenza ad una terra stupenda e sconosciuta quale la Basilicata, si propone di presentare rapidamente i maggiori esponenti della poesia lucana, analizzando alcuni versi che esaltano il carattere poetico di questa regione. Sarà dunque mia premura con questo lavoro, in prima istanza, porre in risalto il valore di una letteratura che mai ha goduto di grande fama, ma il cui potenziale è tale da annoverarla tra i massimi esponenti poetici italiani e successivamente fornire un breve e tecnico excursus sugli aspetti linguistici fono-morfologici della parlata dialettale di questa regione.

Italo Svevo tra Darwin e Schopenhauer

Ovvero: Quando la Letteratura incontra la Scienza e la Filosofia

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Il marxismo e la psicanalisi hanno avuto un ruolo importante nell’analisi e interpretazione dei romanzi da parte dei critici letterari nel ventesimo secolo. La critica letteraria di impostazione marxista assume che il testo letterario e l’autore che lo produce sono il frutto delle condizioni economiche e sociali in cui l’autore viveva al momento in cui il testo è stato scritto, mentre la critica letteraria di impostazione psicoanalitica utilizza i principi della psicanalisi per analizzare gli scopi dell’autore di un testo letterario e come questi scopi sono realizzati nel testo. A partire dagli anni 90 è stato sviluppato un nuovo approccio all’analisi ed interpretazione dei testi letterari, noto come Darwinismo Letterario[1]. Il Darwinismo Letterario riconosce che uno degli scopi fondamentali della letteratura è quello di esplorare e rappresentare la condizione umana, ed in particolare i processi della mente, quelli del comportamento, e le dinamiche delle relazioni sociali. Il Darwinismo Letterario fa riferimento ad una disciplina scientifica, la psicologia evoluzionistica, nell’analizzare ed interpretare i processi psicologici e comportamentali rappresentati nella letteratura.