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Mese: Dicembre 2014

Percorso di filosofia della guerra

La filosofia della guerra è una disciplina sostanzialmente ignorata dalla gran parte degli studiosi di warfare, di filosofia politica o di filosofia morale. Infatti la filosofia della guerra non ha ancora assunto un ruolo istituzionale preciso, motivo per il quale si può ancora far finta che essa non sia di interesse accademico nelle sue varie forme. Prima o poi ci si accorgerà del contrario, motivo per il quale noi presentiamo quanto è possibile trovare in questo ambito, soprattutto all’interno di SF2.0. Consigliamo la visione dei video nella playlist:

La filosofia della guerra è una disciplina che indaga i fondamenti e le ragioni della guerra: come e perché nasce una guerra, cosa è la guerra, come categorizzarla, quali sono le sue ragioni morali e soprattutto non morali sono le principali aree di interesse della disciplina. Per tanto essa si situa tra quegli ambiti su cui si riflette da millenni ma su cui non regnano risposte convincenti. Studiare filosofia della guerra significa imbarcarsi in un territorio multipolare in cui più discipline concorrono a illuminare dei pezzi particolari ma si stenta ancora a vedere l’intero. Le discipline più coinvolte sono gli studi strategici, gli studi sull’intelligence, la storia, la filosofia politica e la filosofia della storia.

La via del samurai: tra Daidòji Yuzàn e Yamamoto Tsunemoto Considerazioni analitiche sul modello del guerriero giapponese

Abstract

In questo saggio ci proponiamo un modello generale del samurai, costruito sull’interpretazione di due autori fondamentali, Daidòji Yuzàn (Introduzione alla Via del samurai) e Yamamoto Tsunemoto (Hagakure). I due testi hanno diversi punti in comune così che è possibile ricostruire un modello assiologico e deontologico comune, tale che può pensarsi come ad un modello unico della via del samurai.


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Segnalazione: 17 dicembre seminario di Filosofia del linguaggio all’Università Vita-Salute San Raffaele Milano

Seminari di filosofia del linguaggio – Università Vita-Salute San Raffaele, Milano

17 dicembre (9.00-11.00): Inganno e atti linguistici
Aula Pasteur – Dibit 1

Margherita Isella (Università Vita-Salute San Raffaele): Promesse da marinaio: vigilanza epistemica e atti linguistici

Neri Marsili (University of Sheffield): Menzogna e atti linguistici insinceri. Uno studio sperimentale
Abstract degli interventi
 
Margherita Isella: Promesse da marinaio: vigilanza epistemica e atti linguistici

Mind Wars – Jonathan D. Moreno

Mind

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Mind Wars Brain Science and the Military in the 21th Century è un saggio di Jonathan D. Moreno, professore di etica all’Università della Pennsylvania ed editore capo della testata Science Progress. Egli è stato membro dello staff di tre commissioni del consiglio presidenziale ed ha partecipato a diverse riunioni del Pentagono. Il volume si propone di fornire una panoramica generale dello stato dell’arte delle neuroscienze finanziate o applicate alle attività militari. Il volume è reperibile solo in inglese e si può acquistare via Amazon. Sia detto per inciso che un simile lavoro dovrebbe venire pubblicato in lingua italiana perché riguarda l’interesse generale della comunità, laddove si toccano temi caldi per la sicurezza e per la scienza.

Il libro è assai denso e l’indice per capitoli illustra bene i contenuti del lavoro: 1. DARPA in Your Mind, 2. Of Machines and Men, 3. Mind Games, 4. How to Think about the Brain, 5. Brain Reading, 6. Building better Soldiers, 7. Enter the Nonlethals, 8. Toward Ethics of Neurosecurity. Senza entrare nello specifico dei singoli capitoli, è sufficiente riportare le varie tematiche investigate da Moreno. Sia detto e specificato che non si tratta di un lavoro analitico o per tecnici, al contrario è un’opera piuttosto divulgativa che non richiede particolari conoscenze né di etica, né di metaetica e tanto meno di neuroscienze o di warfare. E’ evidente, però, che se non ci si interessa di nessuno di questi campi il libro può risultare analogo ad un libro di fantascienza piuttosto che di etica o scienza.

Percorso di metaetica ed etica

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L’etica si divide in tre campi: metaetica, etica ed etica applicata. L’etica e la metaetica sono ancora campi fertili della ricerca filosofica, come vien chiarito in un articolo dedicato alle prospettive di ricerca filosofica. Nella metaetica si studiano i principi di razionalità generali dell’etica e il significato dei termini del discorso etico. Nell’etica si discute dell’applicazione dei principi valutati razionali nei termini della metaetica. Mentre nell’etica applicata si studiano particolari settori considerati eticamente sensibili: etica pubblica, bioetica, deontologie specifiche o problemi particolarmente interessanti dal punto di vista etico. Sulla disamina generale dei generi di approcci in questa importante disciplina filosofica: Etica descrittiva ed etica normativa e i tre generi dell’etica normativa. Partendo da campi di etica applicata, abbiamo almeno due articoli che considerano il problema della felicità in generale o rispetto alla specifica posizione di Cahn, uno che considera l’impossibilità di concepire la morte e la questione mai sufficientemente dibattuta sul diritto di mettere al mondo un figlio. Sempre nell’ambito etico è interessante stabilire la cesura tra etica e diritto, e se il diritto possa essere sufficiente a dirimere ogni questione eticamente rilevante Il paradosso di Sabatini. Per quanto riguarda i problemi legati alla responsabilità consigliamo la lettura del paradosso della responsabilità, e, per gli interessati, consigliamo l’analisi di Francesco Margoni sulla responsabilità degli psicopatici.

L’arcipelago delle Svalbard – l’avamposto più a nord del mondo

Svalbaard

Introduzione

Ci sono angoli di mondo lontani. Ci sono angoli di mondo che molti di noi ignorano, nel senso globale del termine: d’altronde ci sono luoghi geografici che uno guarda nel mappamondo e pensando fra sé e sé: “Chissà com’è? Chissà se esiste davvero? Mo googlelo là!” fino a scoprire che quel posto esiste davvero. Da questo punto di vista, io ho esplorato il mondo quasi quanto lo fecero Giovanni Caboto che per primo scoprì, dopo i nativi stessi, le coste del Labrador, e fra gli altri di Fernhao de Maghalaes, in arte Magellano, che fra le tanto scoperte aprì per primo il passaggio verso le Indie, tanto ricercato da Cristoforo Colombo

E così è: l’arcipelago delle Isole Svalbard per chi se lo fosse chiesto, esiste davvero. Tre ore di ore da Oslo, cinque da Roma, otto da New York e dieci da New Dehli (ma solo se fa bel tempo). Insomma, un luogo non proprio dietro l’angolo, se non sei residente del Polo Nord, e in tal caso, si deve essere armati di motoslitta e molta buona volontà, oltre che di un buon eskimo lappone.