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Mese: Maggio 2016

2. Onda lunga e onda corta: i due intervalli temporali della moda

Cathleen Naundorf, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

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L’onda lunga della moda impone il trend dell’evoluzione complessiva del vestiario. L’onda lunga, cioè, interviene sui singoli pezzi di vestiario solo in quanto essi sono legati da una visione unica che si applica al vestito. Ad esempio, la lunghezza della scollatura non è slegata dal resto dell’abito, così come la lunghezza e la tipologia della gonna (con pieghe o senza, a tubo o no, lunga o corta etc. vedi Barthes (1993)) varia in funzione della sua relazione con il resto dell’abito.

Quindi, rispetto al lungo periodo, considerare la variazione di un singolo elemento è ininfluente, perché la causa risiede nelle idee degli stilisti che si modificano solo di poco. Questo perché la componente soggettiva dello stilista è vincolata al concetto generale della categoria di abito che sta modificando: siamo vincolati ad usare certi tipi di abito in certi tipi di contesto, sicché la componente intersoggettiva, che sancisce le norme di utilizzo di abiti in contesti istituzionali, oppone un limite alla rivisitazione complessiva dell’abito da parte della soggettività dello stilista.

1. La moda come sistema complesso: normatività, prescrizione e descrizione

Cathleen Naundorf, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

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La moda si configura come insieme di imperativi. Ad esempio, la prescrizione ‘usa i jeans slavati’ indica come ci si deve vestire, ma anche come giudicare il vestito degli altri. Sicché la moda è, tipicamente, un esempio di disciplina ambigua, in cui la prescrizione e la qualificazione seguono dallo stesso tipo di precetto. Ovvero, la formulazione della regola consente tanto la valutazione quanto la prescrizione. E non è un caso, infatti, che alcuni percepiscano la moda sia come una (imposizione) morale che come un sistema precetti pratici.

La descrizione nella moda, invece, è tipicamente l’identificazione di un modello che è anche un oggetto specifico: lo specifico capo di vestiario mostrato nella rivista non solo è un oggetto particolare, ma è anche il ‘modello’ di un concetto astratto di modo di vestire. Classicamente si considera il problema della rappresentazione di sé come qualcosa di codificato mediante regole che sono sia normative (sanciscono qualità) sia prescrittive (ti dicono cosa fare e come farlo).

Leggere il linguaggio della moda (P1)

Cathleen Naundorf, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

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Introduzione e premesse

Fissiamo subito alcune premesse di questa analisi Leggere il linguaggio della moda: (a) essa ha una utilità prettamente descrittiva, non si impegna in una disamina morale di quanto viene analizzato ed ha, così, uno scopo puramente scientifico. Questa postilla e premessa generale ci scongiurerà da considerazioni eventuali di natura morale. Va detto che ciò che rientra nell’esibizione è un contenuto moralmente carico e passibile di una indagine morale, come implicitamente si può evincere da alcuni richiami kantiani. Ma non era questo il nostro scopo, perché su questo io penso che ciascuno debba essere libero di farsi una sua opinione. A condizione che, appunto, se ne faccia una.