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Tag: Come cambiano i confini tra le nazioni

Riflessione sulla geopolitica: dittature e conflitti mondiali

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Nel corso dei secoli abbiamo assistito alla trasformazione delle piccole città stato in signorie più espanse, per poi passare dalle stesse signorie a dei principati ancora più vasti, fino ad arrivare alla costituzione delle monarchie nazionali: queste ultime erano lembi di terra più o meno grandi, come nel caso della monarchia francese, o più o meno piccole come la monarchia portoghese. Infine dagli stati monarchici si è passati a veri e propri stati nazionali, non più guidati dalla supervisione di un solo uomo, ma fondati sulla visione del demos, per lo più nei paesi civilizzati del primo e del secondo mondo. Purtroppo le dittature sono ancora un flagello per l’umanità: stati oggigiorno che si autodefiniscono esplicitamente ‘dittature’ sono Figi, Guinea equatoriale, Myanmar, Niger, Sudan e Birmania. In questi stati citati la libertà della popolazione è totalmente limitata al regime di un uomo su cui si accentrano tutti i poteri, acquisiti il più delle volte con un colpo di stato. Ma altri stati che non si dichiarano dittature lo sono in via di fatto, per la loro politica composta soprattutto sulla soppressione di molti diritti civili, pensati inalienabili. Fra queste compaiono senz’altro la Corea del nord, Cuba, Algeria, Siria, Gibuti, Repubblica del Congo (malgrado più volte si è provato di dare un volto democratico al sistema politico con frequenti elezioni), Vietnam, Turkmenistan, Laos, Cambogia, Bielorussia, Cina, Eritrea, Iran e Kazakistan. Di fatto quest’ultimi stati che non si dichiarano regimi dittatoriali, nella pratica reale si sviluppano come governi monopartitici retti dal potere di un uomo interessato più all’espansione territoriale o economica personale che non al bene del popolo.