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Tag: Intervista

Intervista a Francesco Margoni, curatore del volume “Il bambino di Platone”

Salve Dottor Margoni e grazie per la sua disponibilità a questa intervista. Lei è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento, e ha curato il libro “Il bambino di Platone. Psicologia e filosofia a confronto sull’origine e lo sviluppo della cognizione morale”. Quali difficoltà presenta un lavoro di questo tipo, basato appunto sul confronto di due discipline differenti?

La copertina del volume

Una prima difficoltà è legata alla natura collettanea del lavoro. Dare coerenza a un discorso sviluppato a più voci non è semplice. I contributi che ho raccolto e che sono poi confluiti nel volume sono firmati da docenti affermati e competenti (Luca Surian, Dario Bacchini, Simona Caravita) e da giovani ricercatori in psicologia (Grazia De Angelis, Carla Sabatti) e in filosofia (Sonia Cosio). Io stesso vi ho contribuito con due capitoli. Una pluralità di voci e vedute unite però da almeno due elementi: una particolare attenzione ai dati empirici, alle ricerche scientifiche recenti oltreché a quelle classiche e, dunque, un approccio alla conoscenza serio e rigoroso; un interesse rivolto alla prima infanzia come luogo d’elezione in cui trovare la chiave per comprendere la nostra cognizione morale, dunque un’attenta considerazione delle componenti innate del pensiero. Giudicherà il lettore se il tentativo di rendere coerenti i vari contributi sia riuscito appieno o solo parzialmente. Per parte mia, posso ritenermi soddisfatto. Anche se, naturalmente, non nascondo che avrei potuto fare meglio. Se, invece, si tratta di giudicare la difficoltà insita nel confrontare psicologia e filosofia, posso dire che non ve n’è alcuna, poiché queste due discipline hanno tali e tante affinità da tenersi strette come sorelle gemelle. Nel libro, tuttavia, il lettore non troverà un confronto serrato tra le discipline. Un tale confronto avrebbe richiesto competenze che nessuno di noi possiede (pur avendo molti di noi una laurea in filosofia). Invece, può essere interessante, per chi voglia riflettere filosoficamente sulla natura (morale) dell’uomo, considerare con attenzione la ricerca in psicologia cognitiva. Soprattutto negli ultimi anni, questa disciplina sta fornendo indizi decisivi per risolvere alcune questioni che a lungo sono state al centro del dibattito in filosofia.

Business Intelligence e scenari internazionali: intervista a Marco Rota.

Buongiorno Marco Rota,  Ricercatore Associato presso la fondazione Gino Germani di Roma, nonché analista di Business Intelligence e di Political Intelligence, e benvenuto su Scuolafilosofica.   Ti ringraziamo per esserti reso disponibile a discutere della tua disciplina e di nuovi scenari internazionali al tramonto di questo decennio. Per iniziare, puoi spiegare ai nostri lettori cosa si intende per Business Intelligence, e cosa fa un analista come te?

Grazie del benvenuto, è un piacere dialogare con voi. Per Business Intelligence intendiamo i processi aziendali connessi alla raccolta informativa e all’analisi dei dati, che sono indispensabili per prendere delle decisioni. In sostanza, si tratta di monitorare scenari, contesti, realtà, e attrezzarsi per governare vantaggi e svantaggi competitivi. Nel mercato, nella competizione economica, ma non solo, le informazioni servono per decidere. Le nazioni, sin dai tempi della nascita dello Stato moderno, hanno usato le informazioni per compiere scelte rispetto a minacce endogene ed esogene. Nel mondo privato, i primi a gestire il mercato delle informazioni sono stati i veneziani e poi i banchieri fiorentini del Cinquecento… Per rispondere alla seconda domanda, io mi occupo di Country Risk e di Political Intelligence, in particolare del cosiddetto “rischio politico”. Cerco di spiegarlo nel modo più semplice: dati informatici, politici, economici e di altra natura, vengono analizzati prevalentemente con modalità statistiche, anche se l’attività di Human Intelligence è necessaria in quasi tutti gli scenari più delicati. Le aziende vanno supportate nel valutare le aree di crisi, le opportunità, i soggetti, le controparti, il business, le minacce. Per fare questo bisogna avere accesso alle informazioni e saperle analizzare.

Fare un film – Federico Fellini, Italo Calvino

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Consigliamo Non ho risposte semplici di Stanley Kubrick e Anche Kant amava Arancia Meccanica di Giangiuseppe Pili


Dopo il bel racconto autobiografico di Calvino, Autobiografia di uno spettatore, in cui si possono trovare scritti tutti quei sentimenti che ruotavano attorno al cinema, quando aveva ancora senso parlare di “Cinema”, espressi in film come Amarcord e Nuovo cinema paradiso che, pur nella sua presunta nostalgia, ci riporta i ricordi di chi aveva legato alla visione dei film qualcosa di profondamente diverso da ciò che lo spettatore attuale può provare. L’evoluzione dai primordi all’attualità delle multisale, sempre più simili a maxitelevisioni quanto al concetto, è ripercorsa dallo stesso Fellini. Tra racconti autobiografici e immagini pure e potenti il regista racconta più che i suoi film, il suo modo di pensare al cinema e il cinema, durante i diversi atti creativi che una pellicola richiede per la sua creazione

Il cinema secondo Hitchcock – Francois Truffaut


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Libro-intervista ad uno dei più grandi e chiacchierati cineasti della storia, Alfred Hitchcock. Truffaut, noto regista francese, compone questo libro per mostrare la “vera realtà” del cinema hitchcockiano, ridotto da molti critici a puro intrattenimento o a sterile capacità tecnica. Truffaut dimostra che, dietro l’abilissima arte cinematografica del grande maestro inglese, si cela un universo di emozioni e sentimenti su cui si costruiscono le storie che vedono al centro l’Uomo nella sua nuda realtà.