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Tag: London Jack

La peste scarlatta – Jack London

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Consigliamo l’immortale Martin Eden di London


La polvere da sparo tornerà. Niente potrà impedirlo.. la stessa vecchia storia si ripeterà. L’uomo si moltiplicherà e gli uomini si combatteranno. La polvere da sparo permetterà agli uomini di uccidere milioni di uomini, e solo a questo prezzo, con il fuoco e con il sangue, si svilupperà, un giorno ancora lontanissimo, una nuova civiltà. E a che pro? Come la vecchia civiltà si è estinta, così si estinguerà la nuova. Ci vorranno forse cinquantamila anni per costruirla, ma finirà per estinguersi. Tutto si estingue.

London

E’ il 2013 quando nel mondo scoppia una terribile epidemia di peste, chiamata peste scarlatta, proprio per le conseguenze che si hanno dal contagio del virus letale: piano piano si perde la sensibilità dei piedi, passando per gli arti superiori, la pelle che diventa scarlatta e, infine, il gelo che prende al cuore; la morte.

John Barleycorn – Ricordi alcolici – Jack London

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Consigliamo l’immortale Martin Eden di London


Tre mesi di lettura. Questo è il tempo che mi ci è voluto per portare a termine la lettura di John Barleycorn. Non per questo è stata una lettura spiacevole, anzi tutt’altro. Ma ho trovato doveroso, cercare una lettura approfondita, a volte con un’analisi dei capitoli degna di Martin Eden; ne è valsa la pensa aspettare tre mesi, una stagione intera, per scoprire il lato oscuro di Jack London, quel lato oscuro di cui tanto si vergognava, ma che non poteva mascherare e manifestare solo all’interno del suo corpo, ma che ha avuto bisogno di esternare al mondo, con un romanzo di avventura, o meglio, di avventure: le Dis-Avventure di Jack London che si ritrova a lottare contro un brutto vizio.

Il richiamo della foresta – Jack London

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Consigliamo l’immortale Zanna bianca


Immaginiamoci di trovarci in una magione, una grandissima fattoria agli inizi del novecento negli Stati Uniti orientali e immaginiamoci un giovane cane, un sanbernardo, che fa la vita del cane-pastore ricco e borghese, con tutti i vizi e lussi che sono propri alla borghesia. Buck, così si chiama il cane, vive felice, ma lui stesso, nelle considerazioni del suo inconscio, capisce che quella non è la sua vera identità: capisce che i suoi antenati erano avvezzi a ben altre faccende. Sente dentro di sé il selvaggio. Rapito, il cane viene venduto a dei corrieri del nord che trainano con le possenti e pesanti slitte, la posta dalle città principali, fino ai villaggi e alle città in cui sorgono gli apparati minerari dediti alla ricerca dell’oro: quelli sono gli anni della cosiddetta corsa all’oro, unico e inimitabile oro giallo, di cui gli uomini assetati di ricchezze vanno alla ricerca con un’intrepidità degna di Napoleone nella campagna di Russia. A volte fallimentari, altre volte di gran successo. Buck viene addestrato per essere un buon cane da slitta e si distingue da subito, seppur con un piccolo periodo di disorientamento. D’altronde le sue abitudini precedenti e il clima erano ben diverse; scopre il “rovente di freddo” con temperature fino ai quarantacinque gradi sotto zero. Verrà fuori la sua indole da leader di un gruppo di cani, fino a diventare una leggenda nella lande del nord: un cane orgoglioso, forte, che si affeziona al suo padrone fino ad amarlo e che intraprende un processo di empatia che, fra gli stessi essere umani è difficile trovare.