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Tag: Volontariato

Elementare, come dire: “Guardo l’orologio”. Il racconto di un’esperienza di Volontariato.

Di Pili G.                 www.scuolafilosofica.com

Il mio primo giorno di lezione nella scuola serale per extracomunitari, l’istituto “La tenda” a Milano in via Livigno, è stato un mesetto fa, quando, insieme ad un altro “docente” più anziano, ho testato le mie doti d’insegnante. Erano le sette e mezzo di sera, quando Giancarlo mi ha lasciato lo spazio per improvvisare una lezione.

Facciamo qualche precisazione. La lezione verteva su argomenti assai speciosi, di genere filosofico e astratto, quali le lettere dell’alfabeto, in particolare le vocali “e” ed “o” e il suono delle lettere “c” e “g” con o senza “h”. Per chi non lo sapesse, come me allora, gli arabi non hanno i suoni “e” e “o” né lettere corrispondenti nel loro alfabeto. Era la prima volta che mi trovavo di fronte a delle persone che non riuscissero a pronunciare alcune vocali. E’ un fatto curioso, importante e che porta a tanti pregiudizi pericolosi, quello di credere che ciò che sia più semplice è ciò che ci risulta più facile.

Siamo tutti una stessa gente – Scacchi e carcere

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Jail_cell_with_chess_board_sf_alcatraz.JPG

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Il dodici dicembre di quest’anno era una domenica qualunque. A Milano faceva un freddo pungente, sebbene senza i picchi dei momenti peggiori. Eppure per nove scacchisti non fu una giornata come tutte le altre: stavano per andare in carcere, a Bollate. Si trattava di andare a sfidare alcuni ragazzi che avevano seguito un corso grazie agli istruttori dell’Accademia di Scacchi di Milano: Elia Mariano, Andrea Bracci e Francesco Gervasio.

Questa non era una manifestazione estemporanea e non era neppure un’iniziativa rapsodica, sebbene pur sempre importante. L’Accademia, infatti, ha stretto una collaborazione con l’organizzazione carceraria fin dal 2008 e si va consolidando nel tempo. Tutto iniziò da una richiesta di un giudice in pensione, Franco Cecconi, ex socio dell’Accademia. Egli faceva volontariato nel carcere tenendo lo sportello giuridico. Egli lavorava proprio nelle carceri e aveva sostenuto, non senza qualche fondamento, che se per mestiere aveva fatto di tutto per tenere i delinquenti al fresco, aveva, adesso, l’esigenza di fare qualcosa di buono per loro e, magari, di tirarli fuori.

Ritmi Africani: un’associazione di volontariato.

 Di Pili G.,               www.scuolafilosofica.com

Nel 2001 è nata un’associazione umanista di volontariato dal nome affascinante: Ritmi Africani. Affascinante non è esclusivamente il nome, ma la loro breve ed intensa storia, le loro attività e i loro ideali. Andiamo a conoscerli meglio.

L’associazione nasce a Torino nel 2001, ma di recente sta aprendo una nuova sede anche Milano. Essa fonda la sua identità sui valori inalienabili dell’uomo, in particolare sull’affermazione del diritto alla dignità della vita, alla salute e all’istruzione. Ritmi Africani non ha come ideali degli astratti concetti e opera all’interno della consapevolezza che quei diritti fondamentali devono esserlo per tutti, non per pochi.