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113 search results for "Aristotele"

Qualità primarie e qualità secondarie – Una breve storia dell’empirismo

John Locke
Godfrey Kneller, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

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Il problema di cosa siano le proprietà delle cose, se esse siano nelle cose o concepite dalla mente umana è un problema antico quanto la Filosofia stessa. Ne parla già Platone, che vedeva le proprietà le idee, indipendenti e immateriali esistenti in un mondo distinto dal nostro. Ma subito il suo discepolo Aristotele critica tale concezione in modo molto preciso sostenendo l’implausibilità del mondo delle idee e la necessaria concezione empirista: le proprietà delle cose sono nelle cose e le conosciamo attraverso la percezione.

Ci sono dei periodi storici in cui l’operazione più importante consiste nel riprendere problemi antichi e rileggerli in chiave più attuale. Oggi viviamo in un periodo simile, in cui i problemi e il linguaggio della filosofia moderna costituiscono la base della nostra concezione filosofica ma sono ormai obsoleti, soprattutto in senso formale. Non è un caso che un linguista attento e geniale come Chomsky si rifaccia direttamente ai capisaldi della filosofia moderna per ritrovare le radici della sua concezione linguistica. In filosofia della mente non ci si può sottrarre dal dialogare con pensatori come Cartesio, Hume e Kant, ma anche con Berkeley, Locke, Spinoza o Hegel. Ma è chiaro che quegli stessi problemi e quelle stesse soluzioni e le stesse loro parole non ci piacciono più. E’ importante, dunque, oggi riuscire a ritrovare nelle radici della modernità i problemi da affrontare per consegnarli al patrimonio dell’umanità che ha da venire. Un compito, questo, non facile e pericoloso, per via del fatto che con l’attualizzazione si finisce spesso per dimenticare pezzi qui e là o per fraintendere.

La causalità deduttiva di Spinoza – Analisi e storia di un concetto

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Consigliamo Libertà, causalità e legge morale Causalità di David Lewis


Iniziamo la nostra analisi a partire dagli assiomi fondamentali della causalità per Spinoza.

3) Da una data causa determinata segue necessariamente un effetto e , al contrario, se non si dà alcuna causa determinata è impossibile che segua un effetto.

4) La conoscenza dell’effetto dipende dalla conoscenza della causa e la implica.

5) Le cose che non hanno tra loro nulla in comune non possono neppure essere comprese l’una per mezzo dell’altra, ossia il concetto dell’una non implica il concetto dell’altra.

Si tenga conto dell’ultima proposizione della prima parte dell’etica, la proposizione 36:

  1. Nulla esiste dalla cui natura non segua un effetto.

Il terzo assioma stabilisce che dato un qualunque evento, definito come causa, non può non seguire un secondo evento, detto effetto. Per qualunque azione in natura esiste una causa precedente ed un effetto susseguente. La catena di eventi non s’interrompe in un punto qualunque, al contrario non esiste alcun evento che non sia inserito nel mezzo tra le sue cause e i suoi effetti.

In termini spiccioli, dimmi cosa è la filosofia! Ovvero, “la capra sopra la panca campa e sotto la panca la capra crepa”

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Consigliamo Scrivere di Filosofia – Letteratura e Filosofia a Confronto


(1)   Sopra la panca la capra campa,

(2)   sotto la panca la capra crepa.

Una delle domande più gettonate dalla folla silenziosa ma mai troppo addormentata per non essere curiosa, è: dimmi un po’, tu che ne sai, ma cosa è la filosofia? Essendo una materia difficile, la cui asperità nasce da un tecnicismo talvolta ingiustificato e dalle strane domande, lascia disorientati tutti coloro che non penetrano la disciplina in fondo. Inoltre, non si è mai chiarito a cosa la filosofia debba servire: in poche parole, quale è il suo fine. L’obbiettivo finale chiarisce immediatamente, più o meno, i passi necessari per raggiungerlo e, per questo, si giustifica ogni fatica.

Aron, perché hai giocato quella mossa? Quattro cause per una partita di scacchi.

Pili G., www.scuolafilosofica.com

“Il cavallo? Cavallo in h1! E’ chiaramente impazzito… Mossa 18 ) Ch1”.

Penso tra me quando vedo la mossa del mio avversario. E’ un peccato che non si possa parlare, ogni tanto in una partita a scacchi viene di sbottare qualche cosa, un insulto magari o una domanda. In effetti, le domande e gli insulti per tanti hanno lo stesso sapore, ma per me, giocatore di scacchi incallito, sono indispensabili.

Ragioniamo, allora, il cavallo in h1 difende i punti g3 e soprattutto il pedone debole in f2, dunque il cavallo l’ha piazzato là con uno scopo difensivo. No, forse no. E’ più probabile che abbia considerato che il cavallo in h1 fosse in grado di occupare poi una posizione vantaggiosa: portandosi in h1 può portarsi in f2. Forse la motivazione riguardava la proprietà del cavallo di muoversi ad elle…

Il problema essenziale – Le proprietà delle cose

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Uno dei problemi cardine di tutta la riflessione filosofica è la definizione delle proprietà delle, qualità essenziali, quelle che usiamo normalmente per riconoscere le cose le une delle altre, che usiamo per esplicare la natura di una cosa, che indichiamo per spiegare la realtà di un fenomeno.

La domanda può essere posta in questo modo: cosa significa “essere quadrato”? Il problema si pone in questi termini: o “essere quadrato” si predica di qualcosa, oppure “essere quadrato” è un’entità indipendente da ciò che viene predicato quadrato. Le due strade si escludono, metterle insieme implica contraddizione. Vediamo un attimo. Se dico che le proprietà sono dei “predicati”, cioè interpreto il valore della predicazione come qualcosa di estrinseco alla cosa, allora il predicato è una pura accidentalità: perché una qualità esista, deve esistere la cosa di cui si predica. In questo senso, non posso parlare di felini senza pensare che esista almeno un animale che rientri in quella categoria. In questo senso, la classe degli oggetti dotati di una certa proprietà, nasce dalla presa di coscienza che quegli oggetti hanno qualcosa di comune: ma quel che c’è di comune non ha una realtà indipendente dagli oggetti. Questo è il punto.

Semplice e semplicità – Un concetto complesso

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Consigliamo L’atomismo logicodi Bertrand Russell e Thomas Khun


In tutte le scienze, sin dai tempi antichi, si parla di semplicità, di maggiore o minore semplicità, di realtà semplici, più semplici etc.. Tutti coloro che si propongono di difendere le proprie tesi, piuttosto di demolire quelle degli altri, spesso usano come argomento il fatto che una certa dottrina, teoria scientifica, struttura filosofica, sia più o meno semplice di un’altra. Come se la sola “semplicità” fosse sinonimo di verità. Ma cosa intendiamo, generalmente, per semplicità?

Essenza e presenza, la questione dei due modi di “essere”

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Consigliamo La prova ontologica di san AnselmoDante di G. Pili


Una delle cose che, da che studio filosofia, mi sono reso conto è che i filosofi hanno imparato a usare due termini diversi per quel che normalmente diciamo con un solo verbo: quello “essere”. Le parole “essenza” e “presenza” possono essere riscritti nei termini del solo verbo “essere”: “essenza” = “ciò che una cosa è” = “la definizione di una cosa”, mentre “la presenza” = “l’esistere di una certa cosa nel mondo”.

Per esempio: “l’uomo è un animale sociale”, come vediamo fatta con il verbo essere, è la definizione dell’essenza di una cosa. La parola che abbiamo dedotto da questa nel luogo comune è, giusto per dirne una, “essenziale”.

La conoscenza di ciò che sta fuori di noi – La versione di Platone

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Consigliamo Una analisi della conoscenza in Platone e Percorso di filosofia moderna di G. Pili


La soluzione del problema “cosa significa essere-proprietà”, implica procedere in modo molto differente, a seconda di come si voglia intendere la materia. Abbiamo detto: da un lato si sostiene che le proprietà non esistono indipendentemente dagli oggetti, dall’altro, che esse sono indipendenti dagli oggetti e costituiscono la vera essenza di quelli.

Inoltre, è bene notare che il problema si articola in almeno due questioni: prima di tutto cosa significhi “esser qualcosa”. Da un lato, coloro che propenderanno per gli oggetti, concepiranno le proprietà come in sé inesistenti. Gli altri riterranno che le idee sono entità reali indipendenti dagli oggetti[1].

Antologia N-S

Nietzsche. Filosofia. Romantici. I propri lettori.

« Ma l’arte mia non cerca anime elette,

vele modeste vuole la mia nave ».

F. Nietzsche La gaia scienza. Adelphi. Milano. 2003. Parte III. L’arte di amare Ovidio. P. 110.

Nietzsche. Filosofia. Romantici. Sulle cose importanti.

« E non siamo forse traditi da tutto ciò che riteniamo importante? Esso mostra dove si trovano i nostri pesi e per quali cose noi non possediamo alcun peso ».

F. Nietzsche La gaia scienza. Adelphi. Milano. 2003. Libro II. Par. 88. Pag. 127.

Nietzsche. Filosofia. Romantici. Sempre a casa propria.

« Quando un giorno, arriviamo a toccare la nostra meta – e allora mostriamo con orgoglio quali lunghi viaggi abbiamo fatto per giungervi. In verità non c’eravamo accorti d’essere in viaggio. Ma siamo arrivati così lontano proprio illudendoci di essere, in ogni luogo, a casa propria.

F. Nietzsche La gaia scienza. Adelphi. Milano. 2003. Parte III. paragrafo 253. “Sempre a casa”. P. 195.

Antologia A-E

Adorno-Horkheimer. Filosofia. Contemporanei. Marxisti.

« Il sapere, che è potere, non conosce limiti, né nell’asservimento delle creature, né nella sua docile acquiescenza ai signori del mondo ».

Adorno-Horkeimer. Dialettica dell’illuminismo. Einaudi. Torino. Cap. “Concetto di illuminismo”.  P. 12.

 Adorno. Filosofia. Contemporanei. Marxisti.

« I testi elaborati come si deve sono come specie di ragnatele: fitti, concentrici, trasparenti, solidi e ben connessi. Essi attirano a sé tutto ciò che si aggira nei dintorni ».

Adorno T., Minima Moralia. Einaudi. Torino. 1994. P. 93.

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