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Tag: Deterrenza nucleare

Five Myths About Nuclear Weapons – Ward Wilson

Wilson, Ward (2013), Five Myths About Nuclear Weapons, Mariner Books, New York.


Five Myths About Nuclear Weapons è un saggio di Ward Wilson, edito dalla Mariner Books di New York nel 2013 ma ancora e più che mai attuale. War Wilson è senior fellow al British American Security Information Council (BASIC), esperto di armamenti atomici e perspicace ricercatore. Questo libro è senza dubbio uno dei migliori lavori usciti su questo argomento, in cui domina una sorta di pensiero unico, formato dalle riflessioni di esperti della teoria dei giochi che hanno poi applicato la logica astratta alla deterrenza nucleare (per esempio Kahn e Shelling). Proprio per le cinque tesi (i cinque miti) di cui parla il titolo, il libro si pone come obiettivo una sana critica concettuale e logica di alcuni assunti fondamentali che ancora guidano il pensiero degli analisti sulla deterrenza nucleare. Va da sé che in questi ultimi mesi, in cui si è a lungo riparlato di armi atomiche e termonucleari, questo libro, naturalmente non tradotto in italiano, risulta salutare e davvero illuminante.

3. L’era della nuclear brinkmanship 1953-1964

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Lo stato di tensione interno delle due superpotenze si manifestò su piani diversi: per gli Stati Uniti il 1951 fu l’anno dell’ondata maccartista, mentre nell’URSS erano gli ultimi anni del potere staliniano e del suo ‘stile’ di governo. Il senatore Joseph McCarthy (1908-1957) scatenò una feroce propaganda anticomunista, terminata in una ‘caccia alle streghe’ contro intellettuali, personaggi pubblici di spicco e contro il mondo della cultura in generale. Dwight Eisenhower (1890-1969), il generale a capo delle truppe alleate durante lo sbarco in Normandia, vinse le elezioni. La sua politica estera fu pianificata dal suo segretario di stato, John Foster Dulles (1888-1959): ci si proponeva di trovare un modo per diminuire l’influenza comunista nel mondo, sostenere iniziative in medio oriente a favore del sostegno degli stati medio orientali alla causa USA (dottrina Eisenhower) e, in generale, di sostenere i popoli a rischio di dominio comunista. Questo proposito venne perseguito mediante aiuti economici e patti.

Gli anni 1945-1960 videro un’espansione dell’economia americana: dopo la conversione delle industrie e del sistema economico da economia di guerra a economia civile, gli USA aumentarono la produzione e il benessere medio interno. A seguito di questo fatto si incominciò a parlare del conformismo della civiltà americana, come modello di consumi che indirizzò il consumatore ad assumere bisogni e beni standardizzati, tali da condurre ad un sistema di vita unificato e mediano. Lo spettro del conformismo incominciava a propagarsi per il mondo proprio dai due poli antitetici: nell’Unione Sovietica sotto lo stalinismo fu abolita qualsiasi indipendenza di pensiero e l’arbritrarismo della gestione del potere determinava la selezione artificiale di uomini privi di capacità critica (pena il rischio di ricadere nelle purghe: si poteva venire accusati anche sulla base di voci e dubbi sospetti e anche dai bambini, inclusi i propri figli); negli USA il sistema produttivo sembrava indurre all’omogeneità e all’omologazione. Testimone di questo duplice disagio è il capolavoro L’invasione degli ultracorpi (1956) di Don Siegel, mondo in cui una massa di umanoidi privi di emozioni si propagano sostituendosi agli uomini: Don Siegel lasciò volutamente aperta alla doppia possibile interpretazione (è il comunismo o il capitalismo a generare l’omologazione?).