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Autore: Alessandro Giorgi

Alessandro Giorgi è nato a Milano il 25 giugno del 1960. Dopo il liceo classico e alcuni esami di carattere storico e umanistico sostenuti al Nazareth College di Rochester (N.Y.), si è laureato in economia aziendale alla Bocconi di Milano con una tesi sull’industria degli armamenti. Ha seguito una carriera manageriale in vari settori e attualmente è dirigente per una multinazionale americana. Si è sempre occupato di storia, in particolare storia militare, e di problemi di equilibrio strategico, politica estera e sicurezza.

“Cronaca della seconda guerra mondiale” Introduzione dell’Autore

A. Giorgi - Cronaca della Seconda Guerra Mondiale 1939-1945. Prima di copertinaLe motivazioni che mi hanno spinto a scrivere una “Cronaca della Seconda Guerra Mondiale”, oltre quarant’anni dopo l’opera con titolo analogo di Hillgruber e Hümmelchen, sono facilmente comprensibili.

Quell’opera, come manuale di pratica e rapida consultazione degli eventi di quei terribili sei anni era sempre, a mio avviso, un punto di riferimento valido per studiosi e appassionati, pur essendo stata scritta negli anni Sessanta.

Tuttavia, una radicale riscrittura appariva opportuna: determinati teatri e scacchieri, come quello mediterraneo e soprattutto del Pacifico, non erano stati oggetto della stessa attenzione riservata, ad esempio, al fronte orientale. Alcuni avvenimenti erano descritti con una cura dei dettagli che mancava totalmente in altri, ben più importanti sia per l’entità delle forze impegnate che per le conseguenze strategiche o tattiche.

“Cronaca della guerra del Vietnam 1961-1975” Introduzione dell’Autore

Prima di copertina Cronaca VietnamLe motivazioni alla base di quest’opera [Cronaca della guerra del Vietnam 1961-1975 ndr.] sono sostanzialmente tre:

la mia generazione (quelli nati negli anni Sessanta e appena prima) è stata segnata dalla guerra nel Vietnam in modo almeno altrettanto profondo di quanto le generazioni giovani siano state segnate dall’11 settembre 2001 e la successiva guerra al terrorismo in tutte le sue diramazioni. Anzi, penso sicuramente di più. Ogni sera c’era al telegiornale una specie di bollettino di guerra aggiornato che proveniva dagli Stati Uniti, a volte direttamente dal Presidente in persona, che spiegava, con bastoncino e cartina del sud-est asiatico in evidenza, lo sviluppo delle operazioni.

Gli Stati Uniti d’America ne sono stati segnati in maniera addirittura straziante. Anche dopo la fine del conflitto, per almeno trent’anni la filmografia americana (e non solo quella americana) e addirittura la produzione di serial televisivi è stata quasi inevitabilmente scandita da storie i cui personaggi, principali o secondari, avevano almeno un “passato” in Vietnam che ne spiegava certe ruvidezze o certe ossessioni o follie. Questo malgrado la guerra vera, quella combattuta, fosse stata vissuta, rispetto ad altre avventure militari americane, da un’esigua minoranza della popolazione, percentualmente parlando. Pensate, solo per fare qualche esempio noto al pubblico italiano, all’”Anno del Dragone” di Michael Cimino (qui era Mickey Rourke il “reduce”) o alle serie TV poliziesche “Miami Vice” (qui era il detective Crockett, interpretato da Don Johnson, che aveva all’attivo 2 turni in Vietnam con la 101a divisione e con le Special Forces), o “Magnum P.I.” (qui era tutta la combriccola dei tre amici), da film come “Un mercoledì da leoni” di John Milius o “Fandango” con Kevin Costner (l’ultima “zingarata” con gli amici prima della partenza per il Vietnam), all’ovvia serie di film di Rambo, o i film d’azione con Steven Seagal, o film d’autore, da “Non è un paese per vecchi” a “Tra cielo e terra” a “Regole d’onore”, o ancora i film comico-polizieschi della serie “Arma letale” in cui il personaggio interpretato da Mel Gibson era addirittura un ex-membro della famosa (almeno agli addetti ai lavori) “Operazione Phoenix” della CIA in Vietnam.