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Premessa dell’Autore: “Nel 2018 mi è sembrato opportuno rivedere e ampliare un testo che in alcuni aspetti era stato in parte incompleto e che, secondo un’opinione espressa da alcuni giocatori e esperti, necessitava di una nuova edizione. Nella prefazione della seconda edizione, ho provato a dare al lettore una spiegazione della mia (incerta) decisione. All’inizio avevo provato un senso di smarrimento all’idea di riprendere una nuova scrittura del libro ma, se poi ho scelto di riscriverlo, lo devo in parte all’influenza di Siegbert Tarrasch che, all’inizio della carriera, aveva dichiarato di aver imparato a giocare a scacchi dopo aver fatto l’“astonishing discovery” che si potevano scrivere libri su questo affascinante passatempo. La forma del presente libro è rimasta nel complesso inalterata, ma la sua riscrittura ha comportato varie modifiche e miglioramenti. Per esempio, la parte sulla Psicologia negli scacchi è stata notevolmente ampliata ed è stato aggiunto un capitolo completamente nuovo sulla Teoria generale degli scacchi”. (Amazon.it 04-07-2019)


Scacchi nel tempo e nello spazio inizia con la presentazione di problemi di antichi maestri arabi e prosegue con una rassegna di campioni di varie epoche e parti del mondo che hanno meglio rappresentato il fascino del nostro gioco. 
Nel Gioco Immortale di David Shenk si racconta un aneddoto dell’antica India dove gli scacchi sono un simbolo per conoscere verità nascoste. [2] Una regina aveva designato il suo unico figlio come erede al trono, ma il giovane era stato assassinato. I consiglieri del regno, cercando un modo adatto per comunicare alla sovrana la tragica notizia, si erano rivolti a un filosofo. Dopo tre giorni di silenzio e meditazione, il filosofo aveva incaricato un falegname di scolpire 32 figurine in legno di colore bianco e nero e di tagliare una pelle conciata a forma di quadrato dove venivano incisi 64 quadrati più piccoli. Sistemate le figurine sulla scacchiera, si era rivolto ad un suo discepolo dicendogli: “Questa è una guerra senza spargimento di sangue”. Dopo avergli spiegato le regole del gioco, avevano cominciato a giocare. Presto si era sparsa nel regno la voce di una misteriosa invenzione e la regina aveva convocato il filosofo per una spiegazione. Era rimasta ad osservare il filosofo mentre giocava col suo discepolo e quando uno dei contendenti aveva finalmente dato lo scaccomatto all’avversario, la regina, comprendendo il messaggio nascosto nella rappresentazione simbolica, si era rivolta al filosofo dicendo: “Mio figlio è morto”. Il filosofo aveva annuito e la regina si era allora rivolta alla guardia reale del palazzo dicendogli : “Lascia che il popolo entri a consolarmi.” Storie simili sono centinaia, forse migliaia. Quando le veniamo a conoscere non importa tanto sapere se siano storicamente accertate, quanto il messaggio simbolico che esse esprimono.


Commento su: “Un mistero in bianco e nero. La filosofia degli scacchi”
28 Gennaio, 2013
E’ uscito recentemente il libro del filosofo Giangiuseppe Pili: “Un mistero in bianco e in nero. La filosofia degli Scacchi”, Le Due Torri, Bologna, 2012.
Un libro originale e interessante, ma anche difficile. Da una rapida scorsa all’Indice e alla Bibliografia il lettore è subito confrontato con la ricchezza e complessità dell’argomento trattato dall’autore (Pili è filosofo e scacchista), dove oltre all’aspetto più propriamente filosofico chi legge è sollecitato a verificare la propria conoscenza in altri ambiti che vanno dalla logica simbolica, alla teoria del linguaggio, alla matematica, intelligenza artificiale ed anche un po’ di psicologia. Questi argomenti sono in parte accennati, ma vengono approfonditi in alcuni capitoli centrali del libro (Capitoli 5-9), e sono trattati dall’autore con sicurezza e perfino con un’audacia che stupiscono il lettore e che presuppongono in lui un’ampia cultura non dissimile da quella di chi scrive. Questo potrebbe essere un limite del libro oppure una sua virtù in relazione all’approccio del lettore.