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Categoria: Scienza

Giudizio morale, come acquisiamo i concetti di bontà e cattiveria?

Acquisiamo molto presto determinati concetti di bontà e cattiveria morale che poi manteniamo per tutta la vita? Oppure acquisizione e sviluppo della facoltà di giudizio morale sono caratterizzati da radicali cambiamenti nei concetti morali fondamentali?

Ad affrontare queste domande è uno studio sperimentale recentemente pubblicato sulla rivista Journal of Experimental Child Psychology, firmato dai ricercatori dell’Università di Trento (Polo di Rovereto) Francesco Margoni e Luca Surian.

Lo studio riporta che anche i bambini più piccoli, di soli tre anni, in un compito adeguatamente semplificato, riescono a esprimere un giudizio morale che riflette la presenza in loro di concetti morali che secondo alcune teorie dovrebbero svilupparsi solo qualche anno più tardi.

Ma andiamo per gradi e vediamo come questo dato sia rilevante per valutare opposte ipotesi relative allo sviluppo del giudizio morale.

La precoce comprensione della giustizia procedurale

Un nuovo studio sperimentale riporta le prime evidenze che già nei primi due anni di vita sia presente nel bambino una comprensione intuitiva della giustizia procedurale, della parzialità e dell’imparzialità. Lo studio è pubblicato sulla rivista Developmental Science e firmato dai ricercatori dell’Università di Trento (Polo di Rovereto) Luca Surian e Francesco Margoni.

Quattro esperimenti su bambini di circa 20 mesi suggeriscono che prima di essere esposto a una significativa esperienza sociale con i pari, e prima dell’acquisizione del linguaggio, l’essere umano avrebbe intuizioni specifiche sul comportamento sociale altrui. In particolare, il bambino si aspetterebbe che le persone attorno a lui adottino procedure imparziali invece che parziali, rispettando così la giustizia procedurale.

Facciamo un esempio per capire cosa si debba intendere con giustizia procedurale o imparzialità. State aspettando di essere serviti al ristorante quando una coppia, appena entrata nel locale, viene fatta accomodare e servita prima di voi. Oppure siete in fila alla posta, aspettate il vostro turno già da 45 minuti, col vostro bigliettino in mano, quando entra qualcuno che, rivolgendosi direttamente all’impiegato dice di avere fretta ed è subito servito.

La distinzione tra morale e convenzionale in vecchiaia

Secondo molti psicologi sperimentali, la capacità di distinguere tra norme morali e norme convenzionali è una capacità essenziale dell’essere umano, presente già nel bambino piccolo. Seppur oggetto di indagine di centinaia di ricerche, nessuno sinora si era chiesto se tale capacità si conservasse con l’invecchiamento dell’individuo. A colmare questa lacuna è uno studio da me condotto, recentemente uscito su Cognitive Development.

Prima di riportare i risultati principali dello studio, sarà utile chiarire cosa si intende per ‘norma morale’ e ‘norma convenzionale’. Secondo alcuni autori, in molti casi le persone trattano in maniera diversa le due classi di norme (Turiel, 2002). Ad esempio, ‘picchiare il compagno di banco senza un ragione precisa’ è un chiaro esempio di violazione di una norma morale. Diversamente, ‘indossare il pigiama a scuola’ viola una convenzione sociale (quella che, appunto, prescrive di indossare abiti appropriati al contesto sociale).

Dio e gli alieni

 

Guy Consolmagno S.I. e Paul Mueller S.I. sono gesuiti statunitensi, autori del libro Battezzeresti un extraterrestre? (… e altre domande tra scienza e fede poste all’Osservatorio astronomico vaticano) [2014, io utilizzo l’edizione Rizzoli del 2018]. Il primo è un astronomo e geologo planetario, attuale direttore della Specola Vaticana; anche il secondo è un astronomo della Specola Vaticana, fisico ed esperto di storia e filosofia della scienza.

Fisicità e Spiritualità

 

Anselm Grün e Michael Grün sono fratelli, tedeschi: il primo è un monaco benedettino, istruttore di spiritualità; il secondo è un fisico, ex docente di fisica e matematica nella scuola. Insieme hanno scritto il libro Qualche nota su Dio e sulla fisica quantistica (Due facce della stessa medaglia) [2015, io mi riferisco alla prima edizione TEA 2019], costituito dalla Prefazione di Michael, dalla trascrizione di una conferenza di Michael intitolata Fisica e religione, dalle Note di Anselm sul tema della conferenza stessa, dalla Postfazione di Michael.

Giudizio morale e autismo

Come si sviluppa il giudizio morale nell’individuo con autismo? Davvero ci sono dei ritardi nella sua acquisizione? Se sì, a cosa sono dovuti?

Ad affrontare queste domande è uno studio sperimentale che ho condotto insieme a Giulia Guglielmetti (Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento) e Luca Surian (Università di Trento, Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive), recentemente uscito sull’autorevole Journal of Autism and Developmental Disorders.

L’autismo è una condizione che prevede marcate difficoltà nel ragionamento mentalistico, ovvero nel ragionamento sugli stati mentali. Per questo, alcuni psicologi sperimentali si sono chiesti se all’autismo si accompagni anche una difficoltà a prendere in considerazione, durante la valutazione morale di un’azione, le intenzioni di chi ha agito. Infatti, nel valutare se un’azione è moralmente buona o cattiva possiamo ragionare sulle conseguenze dell’azione (se sono piacevoli o spiacevoli per gli altri) o, più spesso, sulle intenzioni che hanno guidato l’azione.

Vecchiaia e giudizio morale: Chi è stato negligente?

Sempre più evidenze indicano che con la vecchiaia il giudizio morale vada incontro a importanti cambiamenti. Un nuovo studio, da me condotto in collaborazione con J. Geipel dell’Università di Chicago, C. Hadijcristidis e L. Surian dell’Università di Trento, suggerisce che nell’anziano aumenti la propensione ad attribuire negligenza alle azioni altrui. Questa propensione sarebbe particolarmente utile a spiegare come mai l’anziano sia più severo nel condannare chi, pur non avendone avuto l’intenzione, per errore provoca un danno agli altri (danno accidentale).

Uscita volume “Il bambino di Platone. Psicologia e filosofia a confronto sull’origine e lo sviluppo della cognizione morale”

Se scrivere un libro è cosa che richiede impegno, a chi più a chi meno, farlo leggere è cosa ben più complessa.

Ma iniziamo da dove tutto è partito, col segnalare qui, ai cari lettori di Scuola Filosofica, l’uscita de “Il bambino di Platone”, la cui natura divulgativa si intuisce già dal titolo. Il libro è il quarto della collana di libri di Scuola Filosofica, edita da Le Due Torri, e tratta di come oggi il metodo scientifico utilizzato nello studio della cognizione morale del bambino piccolo possa aiutare ad affrontare domande su cui la filosofia da tempo si interroga. Fra tutte: siamo predisposti a sviluppare sin da piccolini un senso morale, attraverso una minima esposizione sociale e indipendentemente da educazione e cultura, oppure apprendiamo a distinguere il bene dal male solamente grazie all’insegnamento altrui?

Vi hanno contribuito, con interventi di spessore, professori con molti anni di studio sulle spalle (Dario Bacchini, Simona Caravita e Luca Surian) e giovani ricercatori con una solida competenza nel loro campo di specializzazione (Sonia Cosio, Grazia De Angelis e Carla Sabatti). Il libro è stato da me curato e fortemente voluto: che io sappia, non esiste nel panorama editoriale italiano un’introduzione agile ma rigorosa sul tema di come nell’uomo si sviluppano i concetti morali.

Mosso da spinte biologiche e vincolato da norme sociali stabilite culturalmente, l’essere umano rappresenta un oggetto di studio affascinante e complesso. Oggi, lo sforzo collaborativo di molti ricercatori impegnati nello studio della psicologia umana permette di affrontare con rigore scientifico un ambito di conoscenza, temi e questioni di profonda rilevanza filosofica, favorendo così un proficuo dialogo tra discipline. Siamo naturalmente predisposti a comprendere le nozioni di autorità, giustizia, equità, bene e male, nozioni su cui ruota l’organizzazione delle nostre società? Come possiamo spiegare il comportamento aggressivo e immorale? Quali sono le basi psicologiche della religione? Il libro offre un’introduzione che intende essere di facile fruizione e stimolare nel lettore la curiosità per i temi trattati e la volontà di approfondirli.

Ma perché, riprendendo il titolo, il bambino è di Platone? Il lettore è invitato a scoprirlo!

Algebraic Quantum Theory Of Consciousness: Intervista a Elio Conte

Abbiamo intervistato il Prof. Elio Conte in occasione dell’uscita del suo nuovo libro “Algebraic Quantum Theory of Consciousness” (Aracne Editrice, 2018). Elio Conte si propone un obiettivo ambizioso: sviluppare un modello fisico-matematico della coscienza. Il libro aspetta di essere letto e discusso da chi ne abbia la competenza. Qui diamo possibilità al Prof. Conte di esporne sinteticamente la tesi centrale.