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La precoce comprensione della giustizia procedurale

Un nuovo studio sperimentale riporta le prime evidenze che già nei primi due anni di vita sia presente nel bambino una comprensione intuitiva della giustizia procedurale, della parzialità e dell’imparzialità. Lo studio è pubblicato sulla rivista Developmental Science e firmato dai ricercatori dell’Università di Trento (Polo di Rovereto) Luca Surian e Francesco Margoni.

Quattro esperimenti su bambini di circa 20 mesi suggeriscono che prima di essere esposto a una significativa esperienza sociale con i pari, e prima dell’acquisizione del linguaggio, l’essere umano avrebbe intuizioni specifiche sul comportamento sociale altrui. In particolare, il bambino si aspetterebbe che le persone attorno a lui adottino procedure imparziali invece che parziali, rispettando così la giustizia procedurale.

Facciamo un esempio per capire cosa si debba intendere con giustizia procedurale o imparzialità. State aspettando di essere serviti al ristorante quando una coppia, appena entrata nel locale, viene fatta accomodare e servita prima di voi. Oppure siete in fila alla posta, aspettate il vostro turno già da 45 minuti, col vostro bigliettino in mano, quando entra qualcuno che, rivolgendosi direttamente all’impiegato dice di avere fretta ed è subito servito.

Questi sono casi in cui è stato violato il principio etico che prevede di rispettare l’imparzialità delle procedure. Naturalmente, nei ristoranti o alle poste qualcuno è servito prima e qualcuno poi, ma se l’imparzialità della procedura è rispettata, nessuno avrà da lamentarsi. Diversamente, quando non si riconoscono le stesse possibilità di partenza, gli stessi diritti e, in una parola, l’equità nelle procedure, è naturale protestare contro l’ingiustizia presente.

La giustizia rispetto alle procedure non è semplice giustizia distributiva, che prevede di non discriminare tra gli individui nella distribuzione delle risorse. Se ho due giochi e due bambini che mostrano interesse per quei giochi, e nessuna ragione valida per discriminare tra i bambini, allora vìola la giustizia distributiva che io dia al primo bambino tutti i giochi e non dia alcunché al secondo. La giustizia procedurale, invece, non riguarda tanto il risultato finale della distribuzione (che qualcuno abbia o non abbia un vantaggio finale rispetto agli altri) quanto piuttosto il processo o i meccanismi che portano al risultato finale.

Un buon numero di studi sulla prima infanzia suggeriscono che nei primi due anni di vita il bambino distingua intuitivamente casi in cui la giustizia distributiva è rispettata e casi in cui, invece, questo tipo di giustizia non è rispettata. Ad esempio, se mostrate a un infante anche di soli quattro mesi un adulto distribuire in maniera equa o iniqua due biscotti tra due pupazzi animati, egli mostrerà sorpresa quando l’adulto favorisce senza ragione apparente uno dei due pupazzi lasciando l’altro a mani vuote (Buyukozer Dawkins et al., 2019; Geraci & Surian, 2011; Sloane et al., 2012; per approfondire, in italiano, Margoni, 2018).

La reazione di sorpresa gli psicologi sperimentali la deducono dal comportamento di osservazione dei bambini stessi. Quanto più, in questo tipo di situazioni sperimentali, il bambino osserva un evento tanto più lo trova sorprendente, ovvero non corrispondente alle proprie aspettative. In questo modo è possibile concludere che il bambino formuli intuitivamente l’ipotesi o possieda l’aspettativa che il comportamento altrui aderisca ai principi di giustizia distributiva.

Con gli esperimenti recentemente pubblicati su Developmental Science, abbiamo invece voluto verificare se il bambino, verso l’anno e mezzo, possieda aspettative intuitive circa l’imparzialità delle procedure. Abbiamo così mostrato a un gruppo di infanti di circa 20 mesi una prima scena in cui due pupazzi (le giraffe nella figura) chiedono a turno aiuto al pupazzo centrale (l’elefante) poiché non riescono ad aprire la scatolina davanti a loro.

In seguito, i bambini osservavano due casi differenti. In un primo caso (imparzialità), l’elefante aiutava la prima giraffa ad aprire la scatolina dopo due richieste d’aiuto e anche la seconda giraffa dopo due richieste. In un secondo caso (parzialità o ingiustizia procedurale), l’elefante aiutava immediatamente, dopo la prima richiesta, la prima giraffa, e aiutava la seconda giraffa solamente dopo tre richieste di aiuto. In entrambi i casi, dunque, le due giraffe erano aiutate (giustizia distributiva), ma nel secondo caso la procedura con cui l’elefante aiuta è parziale e a favore della prima giraffa, che deve chiedere una sola volta di essere aiutata. La sua compagna, invece, è costretta a chiedere tre volte.

In media, gli infanti coinvolti nel nostro studio hanno osservato l’evento con la procedura parziale (1:3) più a lungo dell’evento con la procedura imparziale (2:2). Questo dato può essere interpretato come evidenza del fatto che già a circa un anno e mezzo l’infante trova sorprendente che si utilizzi una procedura parziale. Intuitivamente egli si aspetta che il pupazzo rispetti la giustizia procedurale.

Due esperimenti aggiuntivi hanno replicato il dato, e un ultimo esperimento ha permesso di escludere un’interpretazione alternativa dei risultati. Lo studio condotto a Rovereto è tuttavia la prima evidenza di una simile capacità e comprensione nel bambino così piccolo. Saranno dunque necessarie ulteriori conferme prima di concludere con sicurezza.

Come molti altri studi sulla comprensione sociale nella prima infanzia, i quali riportano sorprendenti capacità nel bambino a fronte di un’esposizione ridotta all’interazione sociale, in special modo con i pari e nei suoi risvolti morali, anche questo studio solleva la domanda relativa a come il bambino possa aver acquisito la capacità di distinguere, seppur intuitivamente, tra parzialità e imparzialità.

Una delle ipotesi sul campo è che questa e altre capacità di comprensione morale siano dotazioni naturalmente presenti nell’essere umano poiché selezionate durante la lunga storia della nostra specie grazie al loro valore adattivo. È un’ipotesi affascinante, per lo meno coerente con molti dati riportati dagli psicologi sperimentali della prima infanzia. Ma naturalmente il dibattito è aperto.

Bibliografia minima

– Buyukozer Dawkins, M., Sloane, S., & Baillargeon, R. (2019). Do infants in the first year of life expect equal resource allocations? Frontiers in Psychology, 10, 116.

– Geraci, A., & Surian, L. (2011). The developmental roots of fairness: infants’ reactions to equal and unequal distributions of resources. Developmental Science, 14, 1012-1020.

– Margoni, F. (2018, a cura di). Il bambino di Platone. Psicologia e filosofia a confronto sull’origine e lo sviluppo della cognizione morale. Bologna: Le Due Torri.

– Sloane, S., Baillargeon, R., & Premack, D. (2012). Do infants have a sense of fairness? Psychological Science, 23, 196-204.

Lo studio

Surian, L., & Margoni, F. (2020). First steps toward an understanding of procedural fairness. Developmental Science, e12939.


Articolo originale pubblicato su BRAINFACTOR Cervello e Neuroscienze – Testata registrata al Tribunale Milano N. 538 del 18/9/2008. Direttore Responsabile: Marco Mozzoni.


Francesco Margoni

Assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento. Studia lo sviluppo del ragionamento morale nella prima infanzia e i meccanismi cognitivi che ci permettono di interpretare il complesso mondo sociale nel quale viviamo. Collabora con la rivista di scienze e storia Prometeo e con la testata on-line Brainfactor. Per Scuola Filosofica scrive di scienza e filosofia, e pubblica un lungo commento personale ai testi vedici. E' uno storico collaboratore di Scuola Filosofica.

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