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Leggere i Nobel alla letteratura – J.M.G. Le Clézio

Un retaggio degli sciagurati studi tecnici della mia formazione scolastica è certamente la statistica.

In realtà, il tentativo di avvicinarmi al vero, attraverso numeri e percentuali, non può essere considerato del tutto in discordanza con un’attività riflessiva estremamente fervida. Anzi, proprio la vivacità della mente è la naturale conseguenza di tutta la formazione umanistica e filantropica che è successa a quella scolastica.

Esiste un campo nel quale la matematica, la scienza dei numeri, si prefigge dall’inizio alla fine l’obiettivo di risalire la verità. Qua non c’è sorte che interferisce nella ricerca e nel risultato, il calcolo domina su ogni altra componente. Se poi alla scienza si affianca la fantasia, allora si ha a che fare con una materia eccelsa, difficilmente declassificabile. Parlo degli scacchi, attività che non poteva non entrare nella mia vita.

– Un’equazione non significa niente per me a meno che non esprima un pensiero di Dio –

Srinivasa Ramanujan

Sugli illustri premiati col Nobel alla letteratura conservo e alimento un documento di statistica che evidenzia varie curiosità: età media media, autori suicidi, cause di morte, ecc… Più in generale, tra le varie casistiche, balza all’occhio il primato della nazione a cui il premio è stato maggiormente conferito: Francia, 15 volte.

È facile allora, senza alcuna premeditazione, ritornare alla patria dell’autore Patrick Modiano che ha iniziato questa bella rassegna.

L’opera che stavolta è suggerimento di lettura è intitolata Bitna, sotto il cielo di Seul, di Jean-Marie Gustave Le Clezio, Nobel alla letteratura nel 2008.

L’estetica dell’autore traccia una separazione temporale e tematica tra le prime opere, nelle quali Le Clezio esplora l’esistenzialismo fino ad arrivare ad essere considerato dalla critica il successore di Camus (altro autore Nobel francese), e le successive opere che, senza perdere il senso di ribellione delle prime, risultano più intimistiche, talvolta mirano alla sensibilizzazione ambientale e certamente risultano influenzate dai continui viaggi dell’autore. Le Clezio è un vivacissimo attivista, contrariato dalle maggioranze predominanti, un uomo che cerca una soluzione alle società occidentali. Come può una mente così, dunque, non subire l’influenza di autori come Salinger e Hemingway? Ma sa essere anche autore particolarmente prolifico che alle spalle oltre quaranta pubblicazioni.

La trovata letteraria di Bitna, sotto il cielo di Seul non è originale. La protagonista ha una illustre precedente, Shahrazād. Come quest’ultima Bitna, lettrice per lavoro presso un’anziana disabile che non vuole sentire una sola parola della vita reale, attraverso storie lette e inventate, usa la narrazione per rendere più lieve la vita e per allungarla.

Tempo fa, in occasione di una rassegna letteraria sulla biblioterapia, ho avuto modo di parlare proprio di questo libro a conferma del vigore salvifico dell’epos.

Ma non serve l’originalità a Le Clezio ­– c’è stato un tempo in cui il manierismo ha fatto scuola – per mostrare le sue estreme doti narrative. Nel testo, lirismo e poesia s’intrecciano, si scandagliano le intimità dei protagonisti, ci si ritrova a loro empaticamente vicini. Bitnia lega il lettore con il suo lavoro di lettrice e con il suo imparare ad inventare storie da raccontare al suo datore di lavoro, il proprietario di una libreria, perché si vergogna delle sue origini modeste di campagnola. Si arriva ad un punto nel quale la fantasia e il reale si confondono e per i protagonisti non è facile distinguere i due mondi.

Come già detto, l’autore ha viaggiato con continuità e l’ambientazione non è causale. In Corea Le Clezio ha lavorato come docente universitario, quindi la vita di Seul la conosce non da turista, ma da persona integrata nel tessuto sociale.

Ai media francesi una volta spiegò che di Seul si dice spesso sia un disastro ambientale, nel quale spuntano architetture discutibili. Secondo lui invece la realtà è ben diversa e la città è capace di generare sempre nuova bellezza. Ecco come la sua mente è devota alla ricerca. L’autore vede dove gli altri guardano e la sua disposizione onirica si deposita finemente nelle sue storie.


Danilo Mallò

Danilo Mallò, nato a Quartu Sant’Elena il 7 agosto 1980, si occupa di scacchi dal 2001 come giocatore, poi istruttore ed infine ricopre la carica di Presidente del Comitato Regionale della Sardegna. Appassionato di fotografia, inizia una serie di viaggi e in Sardegna si dedica a reportage degli eventi propri del folklore isolano. Questi scatti vengono accompagnati da delle didascalie che nient’altro sono che dei versi. Nel 2003, per mettere insieme quanto scritto, pubblica una raccolta di poesie intitolata Corrispondenze. Nel 2016 scrive il suo secondo romanzo (il primo è ancora inedito), Memorie di un’anima, edito La Zattera che incontra un forte riscontro da parte del pubblico e vince la VI edizione del Premio Emilio Lussu e la V edizione del premio Rive de Gauche, Firenze in letteratura. Con l’associazione culturale da lui fondata, di cui è anche il presidente, Le Pergamene di Melquiades, da diversi anni organizza salotti letterari itineranti (sulla Sella del Diavolo, in treno, in biblioteche, in case private, ecc…) ma anche concorsi letterari e molti altri eventi che promuovono la letteratura. Grazie agli stessi progetti l’associazione culturale ha iniziato un importante collaborazione con A.I.S.M. e VOS.M. Per SF cura la rubrica sui premi Nobel della letteratura.

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