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Autore: Paolo Meneghetti

Paolo Meneghetti, critico d’estetica contemporanea, nasce nel 1979 a Bassano del Grappa (VI), città dove vive da sempre. Laureato in filosofia all’Università di Padova (nel 2004), egli ha scritto una tesi sull’ estetica contemporanea, in specie allacciando l’ ermeneutica di Vattimo alla fenomenologia francese (da Bachelard, Bataille, Deleuze, Derrida). Oggi Paolo Meneghetti scrive recensioni per artisti, registi, modelle, fotografi e scrittori, curando eventi (mostre o conferenze) per loro, presso musei pubblici, fondazioni culturali, galleristi privati ecc... Egli in aggiunta lavora come docente di Storia e Filosofia, presso i licei del vicentino.

VENERE IN CORNICE – Un vero professionista sa destreggiarsi pure coi remi al posto dei gomiti / A real freelancer is able to juggle also with the oars in place of the elbows

Per Edoardo Nesi, la vita non s’accontenta di scuotere, mentre ambisce a far sdraiare, per il “conto totale”. Forse sarà utile “l’allenarsi” all’attrazione per una…

VENERE IN CORNICE – La meditazione per l’eternità di Asclepio fra le spire dell’acqua fendente / The meditation for all eternity of Asclepius between the coils of the cleaving water

Matteo Corradini fantastica su un serpente… “viaggiatore”. Esso avrà la pelle bianca, ma con un fiocco celeste alla base della testa. Nessuno è abituato a…

VENERE IN CORNICE – La risacca ipnotica d’un fantasma agli scogli della prospettiva / The hypnotic undertow of a ghost to the rocks of the perspective

Per Aldo Carotenuto, il fantasma rispetto a noi diventa fenomenologicamente una “presenza che arretra di continuo”. Quello arriva da un “altro mondo”, ma subito vi…

L’esploratore Daniele Castiglioni, ed il Progetto “Acque siberiane”

Recensione d’estetica per l’esploratore Daniele Castiglioni, in occasione del Festival “20 di Siberia”: 2003-2023, da lui organizzato in Ottobre a Tradate (VA)

DANIELE CASTIGLIONI ED IL VECCHIO CANALE (FRA I FIUMI OB ED ENISEJ)

Daniele Castiglioni ha percorso a remi il vecchio canale che congiungeva (con l’aiuto d’un affluente naturale) i fiumi Ob ed Enisej. Alla fine egli compirà una vera performance, contro le difficoltà del momento. Infatti d’estate le acque possono calare di molto, le zanzare colpiscono improvvisamente a sciami, i tronchi abbandonati a se stessi occludono le strettoie, i remi un po’ alla volta si logorano ecc… Naturalmente, c’è anche la difficoltà di trovare un punto di ristoro, fra i piccoli paesi lontani per centinaia di chilometri.

(courtesy to Paolo Meneghetti)

VENERE IN CORNICE – Il treno della chiocciola che “sbuffa” dall’oro / The train of a snail which “puffs” from the gold

Simonetta Tassinari ci ricorda l’esperimento mentale del picnic in montagna. All’inizio si radunano alcuni sconosciuti, comprendendovi sia delle coppie sia dei single. Condotti per un…

Il COME SE di Ricoeur in una “coclea imperscrutabile” di Schelling

https://en.wikipedia.org/wiki/Paul_Ric%C5%93ur#/media/File:Paul_Ricoeur_Balzan.png

Noi conosciamo la distinzione di Kant fra il fenomeno ed il noumeno. Ciò che semplicemente ci appare ha un’essenza mentre sfugge alla nostra riflessione, dall’intelletto. L’idealismo di Fichte parte dal presupposto che si può pensare sia al fenomeno sia al noumeno solo perché esistiamo noi. Considerando il singolo uomo, si conclude che l’Io pone assolutamente il proprio essere. La soggettività di cui parla Fichte ha una qualità trascendentale. Esistendo prima di tutto, proprio per questo essa è assoluta. Ma l’Io si dà come tale solo perché si pone. Precisamente, la soggettività assoluta avallata da Fichte non è causa sui. Conta sempre il principio d’identità, per cui < A = A >. Se consideriamo questo, cogliamo bene la necessità del porsi. Ne deriva che l’Io esiste sempre e solo perché si limita, verso la sua esteriorità, denominata Non-Io.

VENERE IN CORNICE – L’aiuola, il muro e la panchina al “ballo delle turiste” / The flowerbed, the wall and the bench in a “dance of the tourists”

Per Sebaste, la panchina perfetta è una “piega del mondo”, dove l’orizzonte lontanamente sconosciuto della visione ci libera, poiché “incorporato” da noi, se il sedersi rilassa per meditazione. Anche geograficamente, il panorama presuppone un terrazzo. Natasha è stata inquadrata in abito da sposa, in città. Lei posa seduta su una panchina, ed in maniera abbastanza “scoordinata”: accavallando non solo le gambe, ma anche il braccio destro, sullo schienale. L’espressione del volto si percepisce meditativa. Gli occhi sono chiusi, mentre la mano destra sale al mento, provando se non a “consolarlo” almeno a supportarlo. L’inquadratura ha una prospettiva doppiamente sghemba, all’incrocio fra la panchina e gli arti. Così vale la percezione d’un dis-piegamento, nella realtà a rilievi o scavi. Sarà un simbolismo per la meditazione della sposa? Sullo sfondo, la tenda da sole del negozio paradossalmente “tornerà indietro” dalla sua panoramica, aggregandosi alla “zattera” della panchina. I pensieri di Natasha potrebbero rendersi incerti.