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Mutamento climatico, questione morale?

La risposta al problema del mutamento climatico non sembra, attualmente, essere considerata un imperativo morale. Poiché il mutamento climatico antropogenico (quello causato per lo più dall’uomo) non genera intuizioni morali solide, non pone come urgente la necessità di agire (moralmente) per arginare il problema. Questa era la tesi sostenuta da Markowitz e Shariff in “Climate change and moral judgment” (Nature Climate Change, Vol.2).

Partiamo da un punto. La comunità scientifica ci dice che il mutamento climatico è una realtà e che è necessario agire rapidamente per evitarne almeno le conseguenze più drammatiche. Nonostante ciò l’opinione pubblica rimane abbastanza fredda nella considerazione del problema e difficilmente struttura praticamente le proprie preoccupazioni in azioni sostenibili.

Ha certamente senso interrogarsi se porre il problema in termini morali possa motivare il supporto pubblico alle politiche e ai comportamenti di stabilizzazione climatica, e quanto invece la percezione del problema in termini amorali possa impedirne la soluzione. I recenti sviluppi della psicologia morale ci dicono che il problema del mutamento climatico per lo più fallisce nell’attivare le nostre intuizioni morali. Questo fatto può senz’altro condeterminare lo scarso impegno civile e politico.

Gli autori identificano sei ragioni responsabili del fatto che il problema del cambiamento climatico fallisce nell’attivare il nostro sistema di allarme morale. In breve. Abbiamo che il fenomeno del mutamento climatico è: astratto e cognitivamente complesso, ovvero difficilmente intuibile o comprensibile senza uno sforzo intellettuale; percepito come non intenzionale, e sappiamo bene che la cognizione morale umana è reattiva per lo più nei confronti delle azioni compiute intenzionalmente; determinante un senso di colpa rimovente, proprio perché di natura antropogenica; percepito, nelle sue conseguenze, in modo ottimistico, poiché manca una sicura e chiara prognosi; afflitto da tribalismi morali, i quali determinano polarizzazioni ideologiche; globale e temporalmente distante, sicché, in un certo senso, percepito come non di propria competenza.

Sei sono anche le strategie proposte da parte degli autori agli addetti alla comunicazione per portare l’opinione pubblica verso il riconoscimento dell’azione arginante il mutamento climatico come imperativo morale. Esse poggiano sulla considerazione dei punti precedentemente elencati.

In breve. Si tratta di usare, nell’inquadrare la questione, valori morali ampiamente condivisi; porre l’attenzione sui possibili costi piuttosto che sui benefici lasciati alle generazioni future; motivare attraverso l’appello ad emozioni o sentimenti come la speranza, l’orgoglio e la gratitudine, piuttosto che la colpa, la vergogna e l’ansia; ricordare che motivare l’impegno con fattori estrinseci (es. azione per arginare il mutamento climatico come un affare economicamente vantaggioso) può essere controproducente; estendere l’empatia e l’identificazione di tutti verso le generazioni future e le popolazioni spazialmente distanti; dare importanza alle norme sociali positive, di modo da sfruttare, in un secondo tempo, la propensione dell’uomo ad essere socialmente condizionato e a cercare approvazione sociale.

Avere consapevolezza dei limiti del ragionamento morale comune e sforzarsi di pungolare l’opinione pubblica verso il comportamento morale vastamente accettato come corretto, è senz’altro un compito centrale per le istituzioni responsabili della sensibilizzazione del cittadino verso i temi del mutamento climatico. La scienza, dalla sua, suggeriscono Markovitz e Shariff, dovrebbe chiarire quanto oggi le persone identifichino di fatto la questione del cambiamento climatico come una questione morale rilevante per il presente; l’entità della relazione tra considerare l’arginamento del problema come un imperativo morale e l’impegno pratico; ed approfondire la ricerca sull’efficacia delle varie strategie comunicative.

Reference:

  1. Markovitz, EM., Shariff AF. (2012) Climate change and moral judgment. Nature Climate Change. Vol.2; pp. 243-247.
  2. National Research Council Advancing the Science of Climate Change, National Academies, 2010.
  3. IPCC Climate Change 2007: Te Physical Science Basis (eds Solomon, S. et al.), Cambridge Univ. Press, 2007.

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Articolo originale pubblicato su BRAINFACTOR Cervello e Neuroscienze – Testata registrata al Tribunale Milano N. 538 del 18/9/2008. Direttore Responsabile: Marco Mozzoni.

Questo articolo è stato inoltre pubblicato nel monografico dedicato alla morale di Brainfactor Journal Vol. 5 Issue 2 pg. 2.


Francesco Margoni

Assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento. Studia lo sviluppo del ragionamento morale nella prima infanzia e i meccanismi cognitivi che ci permettono di interpretare il complesso mondo sociale nel quale viviamo. Collabora con la rivista di scienze e storia Prometeo e con la testata on-line Brainfactor. Per Scuola Filosofica scrive di scienza e filosofia, e pubblica un lungo commento personale ai testi vedici. E' uno storico collaboratore di Scuola Filosofica.

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