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Autore: Linda Savelli

Linda Savelli è dottoressa in filosofia, perfezionata in scienza e filosofia (epistemologia generale e applicata), dottoressa in tecniche psicologiche per i servizi alla persona e alla comunità iscritta alla sez. B dell’Albo degli Psicologi della Toscana (Nr. Iscrizione 8747), dott.ssa in Psicologia Clinica e della Riabilitazione e ha un Master di primo livello in Mediazione Interculturale. Da anni si occupa di divulgazione filosofica e psicologica e, più recentemente, ha iniziato a occuparsi di interventi riabilitativi e rieducativi nell’anziano, di supporto accademico e di libroterapia. È autrice di libri e articoli a carattere divulgativo e scientifico, nonché di racconti e di una silloge di poesie.

La crisi dei linguaggi artistici

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La Vienna di fine Ottocento – inizio Novecento, definita anche come la Città dei Sogni, può essere considerata la città – simbolo di un periodo storico che si delinea inquieto e sull’orlo di grandi cambiamenti; non è un caso che Karl Kraus nel 1914 la descriva acutamente come “il terreno di prova per la distruzione del mondo”[1]. La società tardo-asburgica e Vienna in particolare, rispecchiano bene, infatti, la crisi di “una società in cui tutti gli strumenti, o i mezzi di espressione – dal linguaggio dei politici ai principi del disegno architettonico – avevano apparentemente perso contatto con i loro “messaggi” prestabiliti, ed erano stati privati di ogni capacità di svolgere le loro funzioni peculiari.”[2] La nuova cultura che si sta sviluppando è, quindi, quella del “…“modernismo” dell’inizio del secolo XX espresso da uomini come Sigmund Freud […], Adolf Loos, Oskar Kokoschka e Ernst Mach.”[3]

La poetica della musica di Igor Stravinskij

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Stravinskij è stato spesso accusato di eclettismo dalla critica musicale per la sua inclinazione a riutilizzare e a fare propri in maniera originale i materiali sonori più disparati. Quello che non tutti i suoi detrattori tengono presente è che Stravinskij si considerava un artigiano della musica più che un artista; si riteneva simile all’artigiano medievale «il quale opera, ordina, fabbrica con i materiali a sua disposizione, tutto preso dal fascino del materiale sonoro che può maneggiare a suo piacere, non strumentalmente ma come fine a se stesso.»[1] La musica per Stravinskij nasce come ordine dal caos quando il compositore riesce a organizzare gli elementi sonori in un insieme dotato di significato, infatti, le sonorità elementari e i materiali grezzi non sono ancora musica nel senso proprio del termine, anche quando risultano piacevoli all’orecchio (pensiamo, per esempio, al canto di un uccello o al mormorio dell’acqua che scorre).