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Categoria: Filologia

Filigrane arnaldiane nei versi di Ezra Pound (Personae; Canzoniere; Canti Pisani)

Copyright: Wikimedia Commons (<https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Arnautdaniel0.jpg>)

Introduzione e status quaestionis:

Il tormentato rapporto di Ezra Pound (1885-1972) con Arnaut Daniel, e più in generale con la lirica trobadorica, passa attraverso una fascinazione nata dai suoi studi presso l’Hamilton College di New York, e in seguito durante il dottorato mai concluso presso la University of Pennsylvania, e si struttura in una serie di fasi susseguenti, prima fra tutte quella del riconoscimento del limite linguistico delle traduzioni in lingua inglese operate en fin de siécle sulla scorta dei mitologizzanti preziosismi vittoriani, e con un apprezzabile mea culpa, eslege se si pensa a Pound come a un eccentrico innovatore, ben meno se si riconosce il suo rispetto devozionale per la letteratura trobadorica, Pound riconosce di aver di ciò peccato nell’operare le traduzioni di Guido Cavalcanti. È inoltre doveroso premettere alcuni dettagli sul confronto che Pound ebbe con la lirica arnaldiana: innanzitutto, Oltreoceano la letteratura europea medievale non aveva ancora visto un’incontrastata accettazione critica, né tantomeno era reverenzialmente studiata e ammirata; seguitamente, Pound approderà alla lirica del trovatore perigordino attraverso una prima fascinazione per i trovatori Peire Cardenal, Raimon de Miraval e Guiraut de Bornelh, e anche tramite la mediazione dello scritto esoterico Les secretes des troubadours. De Parsifal à Don Quichotte (1906) dello «stravagante scrittore occultista»[1] Joséphine Péladan, che egli acquistò a Parigi durante un suo deluso soggiorno.

Un gioco editoriale di Jean-Paul Sartre: la finzione filologica de ‘La Nausea’

Jean-Paul Sartre
Copyright: Wikimedia Commons, https://picryl.com/media/jean-paul-sartre-fp-7caa91

Introduzione:

Nel 1938, alle soglie della Seconda Guerra Mondiale, Jean-Paul Sartre pubblicò per Gallimard l’opera La nausea, certamente non un romanzo stricto sensu, quanto più la pubblicazione delle pagine di un diario di Antoine Roquentin, studioso di storia nella fittizia città di Bouville, condannato a una solitaria esistenza in nome del vuoto che è l’esperienza di vita. Nell’opera si concentrano le inquietudini che l’autore avvertiva e proiettava su ogni aspetto, sino al più intimo e personale, della vita di ognuno, inquietudini che si riverseranno in egual modo, e con attenzioni ancor più penetranti, nei racconti che compongono Il muro (1939).

La mia formazione e i miei interessi di ricerca mi hanno portato certamente a godere del romanzo sartriano, ma ugualmente a notare il modus operandi dell’autore: Sartre si rende editore fittizio delle pagine diaristiche di Antoine Roquentin, attuando a tutti gli effetti un’operazione editoriale, e dunque simil-filologica. Il presente contributo parte dalla scelta di accettare il gioco proposto da Sartre: ci si propone dunque di analizzare le scelte compiute dal Sartre filologo-editore delle pagine di Roquentin, concentrandosi in particolare sulle note, per quanto relativamente esigue, che egli appone, e che testimoniano lo stato dell’immaginario manoscritto di partenza, proponendo fini e curiose congetture, ma ugualmente facendo emergere una perniciosa problematica di stampo paleografico.

Il gioco del ‘telefono senza fili’ come metafora della tradizione testuale

“Dettaglio pagina di un manoscritto”; Wikimedia, Creative Commons;
Copyright: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Dettaglio_pagina_di_un_manoscritto_2.jpeg

Introduzione:

La diffusione delle notizie di bocca in bocca è un complesso fenomeno sociale che da sempre caratterizza la socialità e la vita organizzata. È ben noto come un tale mezzo di diffusione, vale a dire privo di alcuna fissazione scritta della notizia, ne permetta una modificazione costante, sia che ciò avvenga scientemente e per volontà di modificare il fatto in questione, o inopinatamente, a seguito di una serie di avvenimenti e condizioni. Si può pensare al modo in cui si diffondono e mutano i pettegolezzi, con l’aggiunta di dettagli o la rimozione di altri, minando immancabilmente, e talvolta irreversibilmente, la notizia di partenza.