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Filigrane arnaldiane nei versi di Ezra Pound (Personae; Canzoniere; Canti Pisani)

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Introduzione e status quaestionis:

Il tormentato rapporto di Ezra Pound (1885-1972) con Arnaut Daniel, e più in generale con la lirica trobadorica, passa attraverso una fascinazione nata dai suoi studi presso l’Hamilton College di New York, e in seguito durante il dottorato mai concluso presso la University of Pennsylvania, e si struttura in una serie di fasi susseguenti, prima fra tutte quella del riconoscimento del limite linguistico delle traduzioni in lingua inglese operate en fin de siécle sulla scorta dei mitologizzanti preziosismi vittoriani, e con un apprezzabile mea culpa, eslege se si pensa a Pound come a un eccentrico innovatore, ben meno se si riconosce il suo rispetto devozionale per la letteratura trobadorica, Pound riconosce di aver di ciò peccato nell’operare le traduzioni di Guido Cavalcanti. È inoltre doveroso premettere alcuni dettagli sul confronto che Pound ebbe con la lirica arnaldiana: innanzitutto, Oltreoceano la letteratura europea medievale non aveva ancora visto un’incontrastata accettazione critica, né tantomeno era reverenzialmente studiata e ammirata; seguitamente, Pound approderà alla lirica del trovatore perigordino attraverso una prima fascinazione per i trovatori Peire Cardenal, Raimon de Miraval e Guiraut de Bornelh, e anche tramite la mediazione dello scritto esoterico Les secretes des troubadours. De Parsifal à Don Quichotte (1906) dello «stravagante scrittore occultista»[1] Joséphine Péladan, che egli acquistò a Parigi durante un suo deluso soggiorno.

Piuttosto interessante è inoltre constatare che Pound non ebbe immediatamente una predilezione per Arnaut Daniel come filigrana per intessere i propri componimenti: dopo una serie di delusioni accademiche, anni aspramente polemici come si rileva dal suo epistolario, Pound pubblica la raccolta di poesie A lume spento (Venezia, Antonini, 1908), che vede una compenetrazione di canoni, da un lato il canone moderno (Yeats, Browning, Francis Thompson, Swinburne e Rossetti),[2] e dall’altro il canone degli Antichi, in cui la materia trobadorica ruota attorno alla figura di Bertran de Born, trovatore perigordino, signore di Hautefort, che Pound conobbe anche attraverso il filtro dantesco, che da un lato ne esprime ammirazione per le sue canzoni d’arme, ma dall’altro lo pone tra i seminatori di discordia (cfr. Inf. XVIII), con l’accusa di aver causato lo scontro tra Enrico II d’Inghilterra ed Enrico III, il Re Giovane. Si noti infine che «La simpatia di Pound nei confronti di Bertran de Born non è un fatto puramente stilistico (come sarà, invece, per Arnaut Daniel, maestro di tecnica versificatoria ma mai maschera poetica): essa è un’affinità elettiva, una comunione spirituale tra sé, l’intellettuale sanguigno, l’idealista sognatore, e il signore di Hautefort, inesausto in guerra come nel servizio d’amore» (Capelli 2013: 37-38).

La predilezione poundiana nei confronti di Bertran de Born come sua maschera poetica diventa ancor più evidente nelle raccolte poetiche pubblicate a Londra nel 1909, ossia Exultations e Personae. È tuttavia importante notare come il fascino delle produzioni arnaldiane, che certamente Pound conosceva, inizi già a farsi strada nella sua stilistica personale. Basti pensare al più celebre componimento di Exultations, la celebre Sestina: Altaforte, che ha come punto di riferimento ancora l’arte trobadorica di Bertran de Born, ma si ispira strutturalmente alla pregiata fattura arnaldiana della sestina. Pound è affascinato da Bertran de Born come uomo, la figura che si cela dietro la dannazione dantesca e dietro le vidas trobadoriche che lo dipingono come fine autore di sirventesi ma esasperato e violento guerrafondaio. Ecco dunque che la sestina poundiana viene ad essere debitrice del repertorio poetico satirico e bellico di Bertran de Born, le sei parole-rima (peace, music, clash, opposing, crimson e rejoicing), nel loro gioco di accoppiamento e alternanza, restituiscono gli entusiasmi bertrandiani per l’imminente scoppio della guerra, peraltro con la messa in scena dei contestuali nemici storici del trovatore, come Riccardo Cuor di Leone, chiamato The Leopard. La fonte più cospicua di prestiti viene dal cruento e brutale sirventese Bem plai lo gais temps de pascor, un plazer di ambientazione guerresca che racconta le atrocità dei campi di battaglia disseminati di cadaveri mutilati.

La sestina Altaforte presenta il personaggio di Bertran de Born come una maschera del poeta, e non è certo l’unica all’interno dei componimenti della raccolta. Assieme al Signore di Hautefort, sono maschere di Pound anche Sordello e Cavalcanti, tra i tanti: «La maschera era necessaria prima che il poeta conoscesse – attraverso la sofferenza e la fede spezzata – l’umiltà» (Rizzardi 1956: XXXVIII).

In un panorama non certo digiuno da conoscenze raffinate di provenzalistica, ma certamente ancora piuttosto diffidente e in fase di scoperta e accettazione, Pound dimostra una straordinaria attenzione filologica: «egli visiona direttamente o attraverso riproduzioni più testimoni manoscritti latori dei componimenti di Arnaut Daniel; studia il canzoniere arnaldiano nell’edizione critica di Ugo Angelo Canello, del 1883, della quale rispetta l’ordine dei componimenti» (Capelli 2018: 9). Pound visiona, a momenti alterni, manoscritti canzonieri trobadorici tanto dalla Bibliothèque Nationale de France quanto da biblioteche londinesi e italiane: quando nel 1910 esempla l’edizione di nove canzoni medievali con adattamento musicale, basato sulle notazioni neumatiche,[3] l’amico compositore, e collaboratore al volume, Walter Morse Rummel ringrazia Pound, nella sezione prefatoria, per la trascrizione di due canzoni arnaldiane effettuate dal ms. Milano, Biblioteca Ambrosiana, R 71 sup. (siglato G).

Seguitamente, il rigore filologico di Pound sarà sacrificato in favore di una divulgazione di quanto più sentimentale possono veicolare i testi dei trovatori. Ciò è evidente nel suo modo di tradurre Arnaut Daniel, e più in generale nel saggio sulla lirica trobarica in The Spirit of Romance[4] (1910), che si inserisce a buon diritto nelle bibliografie sull’argomento all’epoca circolanti, in cui spiccavano i nomi di Raynouard, con lo Choiz des poésies originales des troubadours, e le crestomazie di Carl Appel e Karl Bartsch.

Arnaut Daniel miglior architetto del versificare provenzale:

Nello studio pluridecennale della poetica arnaldiana, Pound ha ben presente la definizione dantesca di miglior fabbro del parlar materno, eppure ritiene di poter compiere un ulteriore passo avanti. Ecco dunque che il capitolo dedicatogli in The Spirit of Romance si apre con il seguente paragone encomiastico: «The twelfth century, or, more exactly, that century whose center is the year 1200, has left us two perfect gifts: the church of San Zeno at Verona, and the canzoni of Arnaut Daniel» (Pound 1910: 13). L’accostamento tra la chiesa scaligera veronese, che agli occhi di Pound è cartina di tornasole della perfezione dell’arte romanica italiana, e i versi provenzali di Arnaut Daniel lo elevano da fabbro ad architetto.

Pound conosce integralmente il canzoniere arnaldiano, quantomeno secondo l’edizione di Canello, eppure nel suo saggio critico propone una traduzione integrale solamente di tre canzoni, due citate da Dante nel De Vulgari Eloquentia, ossia Sols sui qui sai lo sobrafan que-m sortz, per la raffinatezza delle strutture a coblas singulars con coda, e L’aur’amara, per l’abilità di rendere finemente, con il tessuto metrico e lessicale, il canto degli uccelli giocando con l’effetto di suono; e la canzone da lui indubbiamente preferita, Doutz braitz e critz, che ritiene uno dei più pregiati esperimenti poetici mai fatti.

Filigrane arnaldiane nel Canzoniere:

Un primo esperimento di produzione poetica con filigrane trobadoriche, e specificamente arnaldiane, si ha con la sezione Canzoniere, inserita nella raccolta di poesie Provença (1910), che raccoglieva componimenti dalle precedenti raccolte Personae ed Exultations. Canzoniere, che non si propone come un omaggio ai Rerum Volgarium Fragmenta del Petrarca, è piuttosto un «canzoniere lirico alla maniera antica, ossia un libro miscellaneo di poesia che accoglie componimenti di argomento per lo più amoroso nelle tre forme canoniche di canzone, ballata e sonetto» (Capelli 2018: 144). L’intento di Pound è quello di impiegare la forma del contrafactum per veicolare messaggi poetici originali e moderni sulla base di strutture pre-esistenti e illustri.

  • Le Canzons (così le definisce Pound) The Yearly Slain e The Vision riproducono lo schema della canzone Sols sui qui sai lo sobrafan que-m sortz, ossia sei coblas unissonans di sette versi con una tornada di tre versi.

Ulteriormente, l’incipit di The Yearly Slain (Ah! Red-leafed time hath driven out the rose, v.1)[5] presenta l’elemento topico dell’esordio stagionale, con cui si imposta il panorama d’ambientazione della canzone, spesso con una contrapposizione tra la stagione e lo stato d’animo del poeta. L’espediente è ampiamente sfruttato da Arnaut Daniel nelle canzoni Quan chai la fuelha (III),[6] in cui il paesaggio invernale e gelido fa da contraltare al calore che procura Amore; Lancan son passat li giure (IV), Lancan vei fueill’e flor e frug (V), Autet e bas entre-ls prims fuelhs (VIII), in cui si accoglie l’arrivo della primavera; L’aur’amara (IX), En breu brizara-l temps braus (XI), che invece presentano l’arrivo e la sofferenza del tempo invernale; Er vei vermeills, vertz, blaus, blancs, gruocs / vergiers, plais, plans, tertres e vaus (XIII, vv. 1-2), in cui si descrive il mosaico di colori di un paesaggio primaverile che rifiorisce.

  • La canzone poundiana Of Incense, sebbene si discosti leggermente dalla metrica arnaldiana (cinque stanze, invece che otto, a coblas unissonans di otto versi ciascuna, e con una doppia ripresa), ripropone l’espediente del corpo della donna amata illuminato dalla luce, già presente in Arnaut Daniel nella canzone Doutz braitz e critz:

Arnaut Daniel, Doutz braitz e critz

«que-l sieu bel cors baisan, rizen, descobra

e que-l remir contra-l lum de la lampa.»

V, vv. 39-40

«di scoprire, baciando e ridendo, il suo bel corpo e di contemplarlo contro il lume della lampada.»

Trad. Eusebi

Ezra Pound, Canzon: Of Incense

«Thy gracious ways, o Lady of my heart, have

O’er all my thought their golden glamour cast;»

vv. 1-2

Pound riprende il topos della luce applicando una fondamentale sovversione: se in Arnaut Daniel era la donna amata ad essere investita dalla luce, e ciò era magnificenza agli occhi del poeta, in Pound è la “Dama del cuore” ad essere fonte di una luce dorata (golden glamour) che investe i suoi pensieri.

 

Filigrane arnaldiane nei Cantos Pisani (canti LXXIV – LXXXIV)[7]

I Canti Pisani (sive Cantos Pisani), esemplati durante la prigionia a San Giuliano Terme, risultano ad oggi incompiuti: gli studiosi hanno individuato nel disegno di base una volontà encomiastica alla Comedìa dantesca, ma il lavoro al suo termine ultimo ha superato la soglia dei cento canti, arrivando a centodiciassette sezioni. La sezione, minima se rapportata al maius opus, riflette l’agonia e le sofferenze del poeta rinchiuso nel campo di prigionia, tracciando un percorso di analisi personale, profondamente radicata nell’etica e nella personalità, e che si fonda sulle ceneri dei poeti a lui precedenti, in particolare la tradizione medievale, temporalmente inarrivabile ma di grande vicinanza per tematiche e valori. Il manoscritto di questi dieci Canti fu peraltro alla base della perizia psichiatrica durante il processo negli Stati Uniti, e concorse a dichiararlo mentalmente infermo, sottraendolo di fatto alla pena capitale.

  • Canto LXXXIII: «il saggio / trova gioia nell’acqua / l’uomo umano sente amicizia per i colli / mentre l’erba cresce presso le chiuse / pensò Zio William consiros / come l’erba sul tetto di San Come si chiama / vicino a «cane e gatto» / soll deine Liebe sein / sarebbe circa all’altezza delle finestre / l’erba, o forse anche sopra».[8]

Il passo in questione, così come il Canto intero, collocato peraltro in una posizione molto prossima al termine della raccolta, rende le emozioni del poeta, oramai abituato alla condizione di prigionia, che vive un percorso di autoesame morale e spirituale. Pur soffrendo ancora per la condizione di prigionia, il sentimento che prevale è il consiros provenzale, lett. ‘pensoso, afflitto’: un termine certamente non casuale, è messo in bocca ad Arnaut Daniel da Dante nel momento in cui il trovatore rivela di aver preso coscienza del proprio peccato («Consiros vei la pasada folor» Pg. XXVI, 143). Il parallelismo, come già ha ben evidenziato Kearns (1980: 172-173), è tra Pound e Arnaut: come il trovatore, cosciente del proprio aver peccato, accetta la sofferenza purgatoriale nella speranza della più o meno prossima salita al Paradiso, così Pound comincia a vivere la prigionia con un senso maggiore di speranza per una prossima liberazione, nonché come un’opportunità per un proprio rinnovamento e perfezionamento morale e spirituale.

  • Canto LXXXIV: «quand vos venetz al som de l’escalina».[9]

La citazione è evidentemente una parafrasi, se non un ben meno probabile errore di memoria, dei versi danteschi in chiusura di Pg. XXVI, ossia la preghiera che Arnaut Daniel rivolge a Dante, di ricordarsi di lui al tempo opportuno («Ara vos prec, per aquella valor / que vos guida al som de l’escalina / sovenha vos a temps de ma dolor!», Pg. XXVI, 146-147). Si può ritenere la scelta di Pound di menzionare questo passo come un ulteriore grido di speranza, con l’autore che auspica che la sua liberazione, la sua venuta al som de l’escalina, sia quanto più prossima. Ugualmente, questo rafforza l’idea di Pound che, esattamente come fece Arnaut in Purgatorio, sta conducendo un proprio percorso di penitenza e perfezionamento, prima di salire al Paradiso.

 

Un’operazione di pseudo-code switching in Pound? Una nota linguistica:

Ciò valutato, è opportuno un accorgimento linguistico: la stesura dei Cantos, coprendo l’amplissimo arco 1915-1962, reca testimonianza di fasi di vita ben diverse, stati d’animo, emozioni e momenti spirituali disparati. Vi confluiscono le conoscenze plurilinguistiche del poeta, che maneggia agevolmente diverse lingue ad alfabeto latino (italiano, inglese, tedesco, francese…), associandole nella mise en page a versi in greco non traslitterati e ideogrammi giapponesi. Viene da chiedersi se questa scelte, scientemente articolate da Pound e rispettati dagli editori, che tendono a non tradurre gli ideogrammi e a non traslitterare dal greco, è lecito chiedersi se non siano una cosciente, e forse anche divertita, ricerca dell’intraducibile da parte del poeta. Quanto più Pound ammirava di Arnaut Daniel era la capacità di comporre le sue canzoni giocando con un finissimo equilibrio tra la parola ricercata e il dolce suono di questa, tanto da renderla non traducibile se non a rischio di perdere almeno una di queste due preziose qualità. Si ritiene pertanto di poter credere che il plurilinguismo abbia alla sua base proprio una ricerca del melodioso, e una voglia di restituire l’intraducibilità con cui egli stesso, ai tempi degli studi arnaldiani, si era scontrato.

Si ritiene inoltre di avanzare un’ipotesi ulteriore, ossia che alla base di queste scelte poundiane vi sia una volontà di giocare con il meccanismo che la sociolinguistica definisce code-switching (it. commutazione di codice). Augusto Carli (1996: 127), scrive che «La commutazione di codice […] rientra nel fenomeno più generale dell’alternanza di codice, ovvero dell’uso alternato di due o più lingue in un medesimo soggetto o all’interno di una comunità bilingue». Si potrà obiettare che Pound non fosse in una situazione di dialogismo, né tantomeno in una comunità bilingue; tali obiezioni possono però essere controargomentate: il dialogismo si crea nel momento in cui Pound poeta ritiene di parlare al suo pubblico, un pubblico certamente internazionale (come ben gli faceva pensare il successo pregresso), e al contempo un pubblico plurilingue, in cui dunque una situazione di dialogismo su due o più codici linguistici fosse ben attiva. Bisogna dunque osservare il concetto di dialogismo da un’altra specola: l’interazione  tra il poeta e il suo pubblico è a tutti gli effetti una situazione di dialogo, poiché nella mente del poeta l’interlocuzione è senz’altro viva.[10]

 

Fazit: come leggere Pound ai giorni nostri?

Parlando di Ezra Pound, Carl Sandburg, in un articolo su Poetry del 1916, dunque negli anni che seguirono le prime importanti pubblicazioni poetiche di Pound, disse che «Non c’è discorso sulla poesia moderna che, se fatto da esperti, non finisca ad un certo punto col chiamare in causa Ezra Pound. Si potrà farne il nome anche solo per insultarlo come sregolato, buffone, poseur, frivolo, nomade […]. Ma un fatto è certo: si parlerà di lui» (Sanburg 1916). Ciò è certamente vero, ed è importante dunque interrogarsi su come sia necessario leggere le opere di Pound secondo l’ottica critica e la sensibilità moderna.

Ezra Pound ha saputo cogliere aspetti nuovi della poesia trobadorica, ha saputo valorizzare oltre ogni limite la melodiosa armonia dei versi di Arnaut Daniel, e ha saputo cogliere la ferocia belligerante dei sirventesi di Bertran de Born. La provenzalistica moderna ha restituito eccellentissime edizioni critiche secondo cui comprendere la poetica dei trovatori. Vale però la pena di chiedersi se non sia necessario un piccolo passo indietro, forse con un po’ di umiltà: si è appurato come non si possano comprendere a pieno i versi di Ezra Pound senza conoscerne i debiti alla poesia trobadorica, e ciò è chiaro; è tuttavia mia convinzione che, per la nuova luce che Pound ha proiettato sui trovatori, viceversa forse qualche lectura poundiana sarebbe utile, se non indispensabile, a comprendere a pieno la poesia trobadorica.

 


BIBLIOGRAFIA

 

Arnaut Daniel, L’aur’amara = Arnaut Daniel, Mario Eusebi (curatela e traduzione di), L’aur’amara, Roma, Carocci, 2019.

Capelli 2013 = Roberta Capelli, Carte provenzali: Ezra Pound e la cultura trobadorica, Roma, Carocci, 2013.

Capelli 2018 = Roberta Capelli, Tradurre i trovatori: un esempio poundiano. Arnaut Daniel, Chansson doil mot son plan e prim, in Lecturae Tropatorum, 11, 2018, pp. 1-35.

Capelli, Pulsoni 2011 = Roberta Capelli, Carlo Pulsoni, Una nuova carta provenzale di Pound, in Carlo Pulsoni (curatela di), Vanni Scheiwiller editore europeo, Perugia, Fondazione Orintia Carletti Bonucci, 2011, pp. 159-174.

Capelli, Pulsoni 2018 = Roberta Capelli, Carlo Pulsoni, Ezra Pound editore (mancato) di Arnaut Daniel e Guido Cavalcanti, in Giornale Italiano di Filologia, 70, 2018, pp. 315-350.

Carli 1996 = Augusto Carli, Il fenomeno della commutazione di codice, in Miscellanea, 3, EUT Edizioni Università di Trieste, 1996, pp. 127-146.

Eliot 1967 = T. S. Eliot, Laura Caretti (curatela di), Ezra Pound: metrica e poesia, Milano, All’insegna del pesce d’oro, 1967.

Guida, Larghi 2014 = Saverio Guida, Gerardo Larghi, Arnaut Daniel, in Id., Dizionario Biografico dei Trovatori, Modena, Mucchi Editore, 2014, pp. 59-61

Kearns 1980 = George Kearns, Guide to Ezra Pound’s Selected Cantos, New Brunswick, NJ, Rutgers University Press, 1980.

Pound 1910a = Ezra Pound, The Spirit of Romance. An Attempt to Define Somewhat the Charm of the Pre-Renaissaince Literature of Latin Europe, Londra, Dent, 1910.

Pound 1910b = Ezra Pound, Provença. Poems selected from Personae, Exultations, and Canzoniere of Ezra Pound, Boston, Small, Maynard and Company, 1910.

Pound 1953 = Ezra Pound, Alfredo Rizzardi (curatela, traduzione, introduzione e note di), Canti pisani, Parma, Guanda, 1953.

Pound 1957 = Ezra Pound, T. S. Eliot (curatela e introduzione di), Nemi D’Agostino (traduzione di), Saggi letterari, Milano, Garzanti, 1957 .

Pound 1991 = Ezra Pound, Sergio Baldi (traduzione di), Arnaut Daniel, in Id. Lo spirito romanzo, Milano, SE, 1991, pp. 129-180.

Sandburg 1916 = Carl Sandburg, The work of Ezra Pound, in Poetry, febbraio 1916.

Smith-Soto 1984 = Mark I. Smith-Soto, Ezra Pound’s “map” of Arnaut Daniel, in The Comparatist, vol. 8, University of North Carolina Press, 1984, pp. 14-20.


[1] Capelli 2013 : 24.

[2] Pound, nell’arco del suo soggiorno londinese (1908-1920), ebbe la possibilità di conoscere e frequentare i più attivi e celebri poeti del panorama inglese vivo, tra cui Yeats ed Eliot, ma anche Hilda Doolittle, Richard Adlington, Ford Madox Ford e Carlos Williams, che in quegli anni (dal 1912, mentre usciva il volume Ripostes) tentò di raggruppare nella corrente poetico-letteraria dell’Imaginismo (cfr. Rizzardi 1953 : XI).

[3] Walter Morse Rummel, Haesternae Rosae, Serta II. Neuf Chansons de Troubadours des XIIième et XIIIième siècles pour voix avec accompagnement de piano, adaptation française par M.D. Calvocoressi, adaptation anglaise par E. Pound, London-Paris-Boston, 1912.

[4] L’opera, contenente saggi letterari a cura di Ezra Pound sulla scorta dei suoi appunti universitari e materiali raccolti in vista del dottorato alla Pennsylvania University, segue la scaletta del ciclo di sei lezioni-conferenze nell’ambito della Filologia Romanza tenute da Pound al Politecnico di Londra tra il 21 gennaio e il 25 febbraio 1909.

[5] Tutte le citazioni di componimenti dal Canzoniere sono proposte sulla base dell’edizione originale del 1910 (cfr. Pound 1910b).

[6] La numerazione segue l’ordine proposto dall’edizione Eusebi (2019), da cui sono tratte tutte le citazioni di canzoni di Arnaut Daniel.

[7] La sezione denominata The Pisan Chantos (‘Canti Pisani’), comprendente unicamente i suddetti canti, reca questa titolatura in quanto composta nel 1945, al termine della Seconda Guerra Mondiale, durante il periodo di prigionia di Ezra Pound nel campo di detenzione dell’esercito statunitense (Discplinary Training Center) di Arena Metato, frazione del comune di San Giuliano Terme, in provincia di Pisa, dove rimase fino all’autunno di quell’anno, prima di essere processato a Washington.

[8] Il testo è tratto dall’edizione di Alfredo Rizzardi (1953: 209). Le immagini riportate uniscono echi poetici da Yeats con memorie di una visita di Pound a Siena.

[9] Ivi, p. 229.

[10] Per ragioni di spazio, si ritiene di non approfondire oltre la disamina della commutazione di codice nell’ambito dei Cantos poundiani; la questione, certamente di grande interesse, è rimandata a seriori sforzi di ricerca.


Simone Di Massa

Nato nel 2002, laureato in Lettere Moderne all'Università degli Studi di Milano con una tesi di Filologia Romanza, mi occupo di filologia e linguistica delle letterature romanze medievali, nonché di letteratura latina, dedicandomi con acribia e passione a ciò che è propriamente un culto degli studi, e una ragione d'esistere.

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