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Il disamore richiede più l’inventario che la sola dimenticanza

(recensione d’estetica per il libro di poesie Il coltello sul vassoio, di Veronica Chiossi)

Per Veronica Chiossi, esteticamente il disamore richiede più l’inventario che la sola dimenticanza. La rielaborazione del lutto maturerà tramite gli scaffali per le sliding doors. Classicamente sorgerà una domanda: è meglio vivere di rimorsi o di rimpianti (innanzi all’opportunità importante, benché rischiosa)? Veronica Chiossi descrive pure l’ambiente della natia Venezia, dove il ristagno lagunare s’incespica alla meta per l’orizzonte del mare. Né l’uomo sensibile potrà nascondersi, come l’uccello sul canneto od il pesce sul fondale, mentre il turismo di massa falsamente cementifica l’accoglienza. L’isola sommersa di Metamauco diventerà una bolla arrugginita (pag. 19). Dalla carnalità del fango, con la psicanalisi, si bramerà la complicità favorevole d’un oracolo. Però bisogna barcamenarsi con l’invasività dei gabbiani (pag. 95), ove le cosce durante il jogging siano state rimpiazzate dalle barene. Simbolicamente, si rischia d’accettare l’utilitarismo del tipo < se già lo fanno gli altri, tanto vale che lo faccia pure io >. I versi di Veronica Chiossi si percepiranno da una sorta di spleen per la caricatura sociologica. Su questa è stata impaginata una sezione del libro.

Gli amanti entrano in crisi al parallelismo con le corsie dei centri commerciali. Sarà assai illusorio progettare di ravvivare il rapporto millantando un viaggio esotico, in quanto conviene limitarsi a trovare rapidamente una cassa libera (pag. 49). L’ironia comincia direttamente dalla società. A prescindere dalla poetessa, si diffondono le biopolitiche (da Michel Foucault), per cui un hotel ha tutto l’interesse a scontare le coppie amorose, superando pure il limite del pettegolezzo (pag. 35). Ma già un relax naturale, contemplando l’infinità del mare, potrebbe innervosirci. L’attesa d’una nuova “riva” si percepirà stroboscopica, fra il rosso passionale della terra ed il blu venoso delle onde (pag. 31). Il desiderio galleggia latente, siccome nell’eternità che ci dona l’estasi noi nemmeno cediamo alla nostra impronta (al “buio” per l’occasione mancata). Però bisogna evitare che la relazione d’amore divenga “tossica” (pag. 25). Forse converrà una certa flessibilità. Il mare tiene le vele, come cartilagini a mediare fra la pelle e le ossa (pag. 81).

La “cornice” della stazione ferroviaria, che tramite le rotaie pende paradossalmente a terra se tutto il mondo è paese, dovrà stamparsi nel dipinto d’un < oh! >, d’una meraviglia pure per il mero saluto, all’appuntamento col nostro partner, in partenza od in arrivo. Coerentemente, Veronica Chiossi avrà una poesia dalle sillabe sparse (pag. 24). I “nodi” della vita, tipicamente fra le gioie ed i dolori, respireranno agli “ombelichi” delle rotaie. Il viaggio può comportare una rinascita. Ad esempio si cita la Laguna del Mort (pag. 86), dove è autorizzato il naturismo, oltre il memoriale per il Fiume Piave, che cambiò la sua foce.

Noi “ci buttiamo” spontaneamente sull’innamoramento. Tuttavia la vita accelera e rallenta innanzi alle “maniglie” per le decisioni, impreviste od incerte. Sovente il nostro “rifugio” ha le “mura” utilitaristiche del compatimento, allo scaricabarile per cui a sbagliare è stato solo il partner. Il titolo del libro inquieta simbolicamente, se le crepe del vassoio (per una carnalità gustosa dal supporto amoroso) si ricucissero mediante il coltello (che presenta il conto della vendetta). Mancando le sliding doors per tornare indietro nel tempo, la razionalizzazione sul piatto compatimento vorrà godere d’uno standby all’esistenzialismo. Quindi le parole poetiche si percepiranno alla “valvola di sfogo”, positiva in quanto salvifica. C’è l’ossimoro dell’aggressività accarezzante, avendo capito la necessità di voltare pagina. Ma questa conserverà gli angoli “taglienti”, grazie all’ispirazione lirica. Scrivendo, si rinuncia sempre alla dimenticanza!

Ricusando l’artificio labile dello scaricabarile, Veronica Chiossi dimostra la verità dell’accusa anche attraverso una sociologia. Nella contemporaneità dei tecnicismi aumentano i nonluoghi, dove per Marc Augé la frenesia impedisce di conoscersi per responsabilizzarsi: le autostrade, gli aeroporti, i centri commerciali ecc… Il partner abituatosi all’immaturità d’un < usa e getta > per Veronica Chiossi potrebbe avere l’irruenza d’un colibrì, carnalmente, o la smanceria della pantofola, mentalmente (pag. 73). Il rischio è che si trascini la melma (dall’ambiente lagunare). Qui emergerà dialetticamente l’innocenza “graffiante” di chi ha imparato a respingere. Le “rotaie” d’un balcone domestico sarebbero percorse unicamente dai “criceti” di Sisifo (pag. 80). Bisogna respingere ogni palliativo che ci renda ignifuga la passionalità, rispetto alle alghe dell’era primordiale, capaci di liberarsi mediante un canale creativamente innaturale: dall’acqua alla terra. Con Luigi Pirandello, il mascheramento privato è rassicurante, rispetto all’anonimato degli obblighi che la società impone. Su questo si scaglia il sarcasmo di Veronica Chiossi. Ma i tubi hanno le vertebre (pag. 17), se addirittura un duro sostegno capace di scorrere dovrà restare ancorato alle cicatrici dal passato. Più positivamente, e senza il romanticismo, il compatimento iniziale ruoterà verso l’insegnamento, rispetto alle nuove opportunità che si presenteranno. Veronica Chiossi accetta esteticamente il vitalismo. Pure la polvere potrà percepirsi da una muscolatura, magari inseminando una clessidra: quella di chi non scorderà più un torto subito (pag. 33).


Paolo Meneghetti

Paolo Meneghetti, critico d’estetica contemporanea, nasce nel 1979 a Bassano del Grappa (VI), città dove vive da sempre. Laureato in filosofia all’Università di Padova (nel 2004), egli ha scritto una tesi sull’ estetica contemporanea, in specie allacciando l’ ermeneutica di Vattimo alla fenomenologia francese (da Bachelard, Bataille, Deleuze, Derrida). Oggi Paolo Meneghetti scrive recensioni per artisti, registi, modelle, fotografi e scrittori, curando eventi (mostre o conferenze) per loro, presso musei pubblici, fondazioni culturali, galleristi privati ecc... Egli in aggiunta lavora come docente di Storia e Filosofia, presso i licei del vicentino.

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