Leonardo credeva nella doppia verità del Giano bifronte, antica divinità romana che, nel caso della Gioconda, ha fatto sì che nella realtà a venire avesse una grande fama di donna felice capace di manifestarla, e in effetti così è stato fino ad oggi. La Gioconda è senza dubbio uno dei ritratti più celebri al mondo: il sorriso della Monna Lisa ha affascinato gli storici e gli appassionati d’arte. Tuttavia c’è chi sostiene che possa sembrare ambiguo il suo sorriso. Non è così per dei studiosi.
<< … Un nuovo studio tedesco smentisce ciò che abbiamo creduto per secoli: il sorriso di Monna Lisa non ha un’espressione ambigua, ma anzi sorride. O meglio, il nostro cervello lo percepisce in questo modo Enigmatico. È questo, da sempre, l’aggettivo, come in effetti è tradizionalmente associato al sorriso di Monna Lisa, la donna ritratta nella Gioconda di Leonardo da Vinci, probabilmente il quadro più famoso al mondo. Ma forse ci sbagliavamo: un’équipe di scienziati dell’Università di Friburgo, infatti, ha appena chiesto a un gruppo di volontari di valutare il significato dell’espressione di Monna Lisa: nella maggior parte dei casi, la risposta è stata, semplicemente, “felicità”. Senza alcuna ambiguità o enigma. Di più: i ricercatori hanno anche mostrato che, poco sorprendentemente, la valutazione dell’espressione della modella ritratta da Leonardo dipende anche dal contesto in cui questa è mostrata: in particolare, se gli osservatori guardano la Gioconda in un contesto triste (ricreato con altre versioni del quadro in cui gli angoli della bocca di Monna Lisa sono leggermente abbassati), questa viene associata a emozioni più negative, e viceversa. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista Scientific Reports.
“Siamo stati molto sorpresi dallo scoprire che la Monna Lisa viene sempre vista come felice: questo mette in discussione l’opinione comune tra gli storici dell’arte”, spiega l’autore dello studio, Jurgen Kornmeier. …>>[1]
Ma se è magistralmente grande il potere della faccia esteriore di Giano bifronte della Gioconda, nell’altra faccia, quella interiore, deve essere straordinariamente altrettanto grande e complessa per poterlo manifestare.
Leonardo ci da la prova di questo potere che affida tutto alla Croce della Sezione Aurea con un dedalo di intrecci connessi fra loro, un tutto in “corto circuito“, di un circolo di inconcepibile “corrente eterica”. Vi si potrebbe associare la batteria per la produzione di corrente elettrica, dove l’anodo corrisponde all’elettrone Sezione Aurea che cede i propri elettroni trasformandosi, nello ione Sezione Aurea sul rettangolo del dipinto. E tutte le linee di connessione che si intrecciano fra loro “illuminando” i punti della Gioconda: sono gli occhi, il petto, le mani ed altro, come luminose lampade che brillano. Nell’anodo c’è quindi produzione di energia elettrica, cioè nella Sezione Aurea, mentre nel rettangolo del dipinto si manifesta il Giano bifronte con tutte le lampade a corredo quasi con vanto. Ma di chi il merito se non la Sezione Aurea?
Leonardo credeva nel grande potere della Sezione Aurea e nel Rinascimento tutti gli artisti vi credevano fermamente.
L’intreccio della Sezione Aurea al pari del sigillo di Hermes di San Cristoforo

Alle pagg. 150-156 del libro “Il Mistero delle Cattedrali” di Fulcanelli, Edizioni Mediterranee, è posta in evidenza tutta una tematica ermetica incentrata su una cintura tessuta secondo linee incrociate, nell’intento di rappresentare la superficie del solvente mercuriale quando è stato preparato canonicamente. L’immagine sopra esposta (nel libro è la tav. XLII) mostra questa cintura indossata da San Cristoforo che porta sulle spalle il Bambino-Re secondo la nota leggenda della quale riporto la parte saliente che riguarda il segreto riposto nella suddetta cintura.
« La cintura di Offerus, il nome pagano di san Cristoforo ancor prima di essere santo, secondo la leggenda,
<< è trapunta secondo linee incrociate, simili a quelle che si vedono sulla superficie del solvente quando è stato preparato canonicamente. Questo è il segno, che tutti i Filosofi riconoscono per indicare, esteriormente, la virtù, la perfezione e l’estrema purezza intrinseche della loro sostanza mercuriale. […] Questo segno, gli autori l’hanno chiamato Sigillo di Hermes, Sale dei Saggi, ‒ cosa questa che getta la confusione nello spirito dei ricercatori, ‒ segno e impronta dell’Onnipotente, ed anche sua firma, ed ancora Stella dei Magi, Stella polare, ecc. Questa disposizione geometrica sussiste ed appare con maggiore definizione quando si è messo a sciogliere l’oro nel mercurio, per portarlo al suo stadio primitivo, quello di oro giovane o ringiovanito, in una parola di oro bambino. Per questa ragione, il mercurio, ‒ fedele servitore e Scel della terra, ‒ è chiamato Fontana di giovinezza. Quindi i Filosofi si esprimono chiaramente quando insegnano che il mercurio, una volta effettuata la soluzione, porta il bambino, il Figlio del Sole, il Piccolo Re (Reuccio), come una vera e propria madre, perché, in effetti, l’oro, nel suo seno, rinasce. «Il vento, – cioè il Mercurio alato e volatile, – lo ha portato nel proprio ventre », ci dice Ermes nella sua Tavola Smeraldina. […]. >>[2]
Notare che alcune iconografie del bambino Gesù ermetico sono fatte come classiche ceste di vimini intrecciati dove è adagiato appena nato.
Brescia, 7 aprile 2017
La fonte della fotografia della Gioconda è di Wikipedia di pubblico dominio.
L’altra opera grafica è dell’autore.
[1]https://leonardodavinciteatro.wordpress.com/2017/04/03/monna-lisa-secondo-la-scienza-e-felice/
[2]“Il Mistero delle Cattedrali” di Fulcanelli, pagg. 150-156. Edizioni Mediterranee,
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