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Umore e morale, via cognizione

L’umore influenzerebbe il giudizio morale. Validando o invalidando il pensiero maggiormente saliente relativo alla situazione da giudicare, piuttosto che agendo sulla risposta emotiva. Perlomeno quando la situazione è un dilemma morale astratto che chiede di scegliere tra sacrificare una persona (gettandola da un ponte) per salvarne cinque oppure non sacrificarla lasciando così morire i restanti.

Si tratta del cosiddetto footbridge dilemma. A trovare questo particolare e significativo risultato è stato un gruppo di psicologi tedeschi, dell’Università di Regensburg. Lo studio è stato presentato l’anno scorso in una pubblicazione sulla rivista Cognition, con il titolo “To push or not to push? Affective influences on moral judgment depend on decision frame”.

Innanzitutto ai soggetti veniva indotto un certo umore, che definiremo o negativo o positivo o neutro. Dopodiché ad essi era presentato il dilemma morale, in due modi diversi. Ovvero la domanda su come si preferisse risolvere il dilemma era posta in modo che o rendesse accessibile cognitivamente il pensiero (attivo) di sacrificio dell’uomo dal ponte, oppure il pensiero (passivo) di salvezza dell’uomo sul ponte. La variabile era dunque il contesto cognitivo decisionale, attivo («lo spingi?») o passivo («non lo spingi?»).

Il risultato dello studio è che l’influenza dell’umore sul giudizio morale dipende proprio dal contesto decisionale in cui è posto il soggetto. L’umore positivo aumenta le risposte utilitarie (uccido un uomo per salvarne cinque) quando il contesto decisionale è attivo (ovvero il pensiero «spingi» è reso saliente), e aumenta le risposte non utilitarie (non uccido, comunque, l’uomo) quando il contesto decisionale è passivo (ovvero il pensiero «non spingere» è reso saliente dal contesto).

L’umore negativo influisce sul giudizio esattamente nel modo opposto. Sicché, possiamo concludere, l’umore influenza il giudizio morale conferendo maggiore o minore valore al pensiero che, nel contesto decisionale, è maggiormente saliente. In particolare l’umore positivo promuove i pensieri maggiormente accessibili, mentre l’umore negativo li inibisce.

Ora il fatto che l’umore agisca influenzando il pensiero morale piuttosto che l’emozione morale è del tutto in accordo con l’affective-processing principle (teorizzato da Clore & Huntsinger, 2007), per cui, appunto, l’umore positivo validerebbe e, così, promuoverebbe i pensieri maggiormente accessibili, mentre l’umore negativo invaliderebbe e, dunque, inibirebbe tali pensieri.

Inoltre i risultati suggeriscono che emozione e cognizione interagiscono strettamente nel processo di presa di decisione morale. Ciò porta a concludere che, diversamente da quanto pensano Greene et al., il pensiero e l’emozione morale non sono processati, a livello neuronale, da sistemi dissociabili e tra loro antagonisti.

In conclusione osserviamo che il presente risultato rappresenta un’ulteriore conferma ad una serie di studi (vedi Huntsinger 2010, 2012) che, presi nel loro complesso, dimostrano che l’influenza dell’umore e dell’emozione è flessibile e dipende, in sostanza, dalle cognizioni, dai pensieri e dalle tendenze di risposta che l’umore o l’emozione prende come suoi oggetti.

Reference:

  1. Clore, G. & Huntsinger, J. (2007). How emotions inform judgment and regulate thought. Trends in Cognitive Sciences; 11: pp. 393–399.
  2. Huntsinger, J., Clore, G., & Bar-Anan, Y. (2010). Mood and Global-Local Focus: Priming a local focus reverses the link between mood and global-local processing. Emotion; 10: pp. 722–726.
  3. Huntsinger, J., Sinclair, S., Dunn, E., & Clore, G. (2010). Affective regulation of automatic stereotype activation: It’s the (accessible) thought that counts. Personality and Social Psychology Bulletin; 36: pp. 564–577.
  4. Huntsinger, J. (2012). Does positive affect broaden and negative affect narrow attentional scope? A new answer to an old question. Journal of Experimental Psychology: General; 141: pp. 595–600.
  5. Pastötter, B., Gleixner, S., Neuhauser, T., Bäuml, T. (2012). To push or not to push? Affective influences on moral judgment depend on decision frame. Cognition; 126: pp. 373-377.

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Articolo originale pubblicato su BRAINFACTOR Cervello e Neuroscienze – Testata registrata al Tribunale Milano N. 538 del 18/9/2008. Direttore Responsabile: Marco Mozzoni.


Francesco Margoni

Assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento. Studia lo sviluppo del ragionamento morale nella prima infanzia e i meccanismi cognitivi che ci permettono di interpretare il complesso mondo sociale nel quale viviamo. Collabora con la rivista di scienze e storia Prometeo e con la testata on-line Brainfactor. Per Scuola Filosofica scrive di scienza e filosofia, e pubblica un lungo commento personale ai testi vedici. E' uno storico collaboratore di Scuola Filosofica.

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