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Capitolo 23. Indra, Soma e Varuna

L’inno I,7 del Rg-veda ci aiuta a comprendere quali sono le caratteristiche principali del dio Indra.

Col tuo tremendo potere, / Indra, temibilissimo, / aiutaci in battaglia / a conquistare grandi bottini. / Indra noi invochiamo / in tutti i tipi di contesa, il nostro amico che scaglia / contro le forze del male i suoi dardi.

Questo estratto indica diverse qualità e proprietà del dio. Innanzitutto Indra è potenza. Nel testo citato la potenza di Indra implica che il dio sia definibile tremendo e temibile. Essere tremendo significa essere spietato, applicare la propria forza in modo tale da non lasciare scampo a chi la subisce; essere temibile racconta del rapporto tra l’uomo e questo dio. È con riverenza e timore che l’uomo si avvicina, nella preghiera, nella lode e nella richiesta d’aiuto, al dio guerriero Indra. L’uomo vedico invoca, nelle situazioni di contesa e di guerra, una potenza terribile, nondimeno amica, in grado di sconfiggere l’avversario, proprio in virtù della sua insuperabile potenza: Indra, garanzia di vittoria e di ricchezza, nel caso in cui il nemico possa essere saccheggiato di qualcosa.

La potenza del dio non è solo relativa alle situazioni umane di conflitto. In generale si configura piuttosto come una sorta di onnipotenza. Si esprime, dunque, in ogni contesto. Ad esempio Indra è in grado di condizionare gli eventi atmosferici, di spostare il Sole stesso e le nuvole, di far piovere e così via … ma, bisogna osservare, esercita la propria potenza e signoria con particolare attenzione alle situazione che coinvolgono li uomini. Una delle caratteristiche principali del dio è proprio quella di esercitare la propria signoria su tutte le cose dell’universo. E l’esercizio di questa signoria è un esercizio violento, che si compie attraverso i modi della sottomissione del nemico, secondo gli schemi concettuali e pratici dello scontro armato. Indra è un dio fondamentalmente guerriero, eroico, vincitore e conquistatore, dunque invocato per lo più in situazioni di conflitto armato, in cui si spera in un suo determinante aiuto per la sconfitta e la conquista del nemico.

In questo capitolo, insieme a Indra, vediamo la figura del dio Soma, poiché le due divinità sono intimamente legate tra loro. Deduciamo diverse caratteristiche della figura di Soma per lo più dal passo VI,72 tratto dal Rg-veda.

Il termine soma non indica solamente la divinità, ma anche la pianta e il succo inebriante da essa estratto, usato dagli antichi uomini vedici durante i riti. Nelle note seguenti ci occupiamo solamente di dare una breve caratterizzazione della divinità.

Di Soma e di Indra si racconta che, agli inizi dei tempi, grazie al loro immenso potere, insieme, furono gli eroi della sconfitta delle tenebre e del male che tenevano prigioniero il mondo … si racconta che furono loro i divini portatori della luce, coloro i quali sottomisero il Sole, il Cielo e la Terra, al fine di far prosperare la vita, come oggi la conosciamo, nel mondo, accompagnata da un sole che non si rifiuta mai di sorgere ad illuminare le giornate, e prosperante in una terra ricca di nutrimento. Abbiamo già parlato del ruolo contenitore del dio Indra nei confronti delle potenze dell’oscurità. Quello che non abbiamo detto è però che il dio potente su tutto, vincitore di mille battaglie, conquistatore dell’universo intero, alimenta la propria forza ed il proprio eroismo grazie all’aiuto del dio Soma, che è, oltre a dio, sostanza inebriante e psicostimolante. Cosicché Soma, grazie a questo suo ruolo ausiliario, acquista egli stesso, come dio, la caratterizzazione, attribuita ad Indra, di potente, signore, eroe e portatore di luce, conservando, nel contempo, la caratterizzazione sua propria, ovvero quella di essere il dio rappresentato a livello simbolico dalla sostanza fondamentale usata durante lo svolgimento dei sacrifici e dei riti vedici, il soma, dunque l’essere il dio della purificazione. Per di più è possibile ricondurre la proprietà di essere trasmettitore di purezza con la proprietà di essere un potente scacciatore di tenebre, che, a livello simbolico, indicano il male, attribuito alle forze nemiche, verso le quali allora è legittimo impiegare pratiche rituali miranti ad evocare le forze del bene, Indra e Soma, con l’aiuto delle quali avere la garanzia della sopravvivenza, della vittoria e della ricchezza.

Ad Indra, considerato nella sua caratterizzazione di dio antropomorfo, è avvicinabile Varuna. Anche quest’ultimo infatti è spesso rappresentato in forma umana, nonostante conservi, come è ovvio per un dio, sostanza divina e dunque sommo potere. Prendiamo il passo I,25,3-21 del Rg-veda al fine di chiarire brevemente la figura del dio Varuna.

Nel passo utilizzato, che è un inno dedicato al dio, Varuna figura innanzitutto come sommo giudice, governatore e controllore dell’agire umano, nonché del cosmo intero. Le due funzioni di controllo sono intimamente legate tra loro. Varuna detta la legge all’uomo, poiché quest’ultimo è inserito in un contesto cosmologico le cui leggi sono perfettamente conosciute dal dio, il quale, dall’alto della sua onniscienza, non si limita ad un’osservazione passiva, ma agisce, attraverso la sua stessa osservazione dei fenomeni naturali e umani, come un controllore e governatore di essi: Varuna, in sostanza, regola l’ordine temporale e spaziale del cosmo e il comportamento di tutto ciò che, all’interno di questi ordini, si esprime come esistente. Egli presiede e governa tutte le cose secondo la loro legge.

Egli siede tra la sua gente, / conforme alla Legge. / Sapientissimo, egli presiede / e governa tutte le cose.

Se Varuna è responsabile della corretta aderenza delle cose alla Legge, la quale garantisce che le varie esistenze non incorrano nel disfacimento dettato dal Caos, allora l’uomo vedico è giustificato nel ricorrere, attraverso la preghiera e la lode, ad esso (Varuna) per la richiesta di essere guidato rettamente nel pensiero e nell’azione. A Varuna si chiede la liberazione dal male, non solamente quello che proviene dagli altri, ma anche e in particolare quello morale, proveniente da noi stessi.

Possa il saggio Aditya [un altro nome per Varuna] / preparare per noi sempre / chiari sentieri da percorrere, / prolungando le nostre vite.

Varuna rappresenta, per l’uomo vedico, una guida morale, un’entità a cui rivolgersi per ottenere aiuto nel compiere il bene e allontanarsi dal male. Una parte sostanziale di questo aiuto è la liberazione dell’uomo dai pregiudizi, dagli stereotipi comportamentali, dalla vaghezza di pensiero che si traduce in condotta morale ambigua, dalla rigidezza del pensiero morale schematico o del tutto formale etc. Perlomeno così sembra di poter leggere la richiesta posta, nel passo esaminato, a Varuna:

Liberaci da catene / di ogni tipo. / Sciogli i nostri legami / così che noi possiamo vivere.

In conclusione notiamo lo stretto legame, sotteso da questi passi, tra il compiere il bene e il vivere stesso, come se la vita, intesa nel suo senso più proprio, dovesse essere identificata con la vita vissuta facendo il bene, o, meglio, comportandosi in modo moralmente corretto.


Francesco Margoni

Assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento. Studia lo sviluppo del ragionamento morale nella prima infanzia e i meccanismi cognitivi che ci permettono di interpretare il complesso mondo sociale nel quale viviamo. Collabora con la rivista di scienze e storia Prometeo e con la testata on-line Brainfactor. Per Scuola Filosofica scrive di scienza e filosofia, e pubblica un lungo commento personale ai testi vedici. E' uno storico collaboratore di Scuola Filosofica.

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