Press "Enter" to skip to content

Capitolo 4 – Preludio: il primo passaggio

Prarthana1830590, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

Iscriviti alla Newsletter!

Consigliamo – Di Francesco Margoni e I veda – Capitolo 1


È venuto il tempo di chiarire in un sommario il piano dell’opera. L’antologia è suddivisa in sei parti, così chiamate: I. Aurora e nascita; II. Germinazione e crescita; III. Fioritura e pienezza; IV. Tramonto e declino; V. Morte e dissoluzione; VI. Nuova vita e libertà. Come si intuirà dai titoli delle parti, l’antologia organizza i testi all’interno di una struttura che si compone in analogia a quella, lineare, presente nel processo di crescita e sviluppo dell’essere vivente.

Cominciamo senz’altro dalla prima parte: aurora e nascita, la quale è suddivisa a sua volta in cinque parti: I. Preludio (alla nascita dell’Essere); II. La Parola; III. Gli elementi; IV. Il Signore; V. L’emergere della vita. Ogni parte è composta da diversi testi, che presenteremo in maniera autonoma. Il preludio consta di otto parti, le quali, perlopiù, sono composte ognuna da poche unità di passi, e tratta di ciò che viene prima della realtà, ovvero del suo fondamento. I passi sono raccolti, ad ogni livello di raggruppamento, secondo la logica dell’analogia del contenuto; dunque è possibile discutere di passi provenienti da diverse fonti (pur sempre all’interno dell’offerta dei Veda), ma costantemente nell’ottica di chiarire un unico (o pochi e tra loro legati) problema, contenuto o aspetto del discorso generale dei Veda.

Il testo di apertura del preludio appartiene alla Taittiriya-brahmana (II,2,9,1-2). È la descrizione del primo passaggio, ovvero del passaggio dal nonessere all’essere.

Al principio, è certo, nulla esisteva, / né il cielo, né la terra, né lo spazio fra i due. / Allora il Nonessere, avendo deciso di essere, divenne spirito e / disse: «Possa io essere.» Riscaldò se stesso / e da questo calore nacque il fuoco. Si scaldò ancora di più / e da questo calore nacque la luce.

Da questi passi si capisce che il mistero della creazione, dell’inizio dell’essere, è tutt’altro che spiegato, piuttosto è un fatto sorprendente. Sappiamo per certo che all’inizio non vi era nulla e che ora vi è qualcosa. Come si spiega o racconta il passaggio? Cosa possiamo dire sul fatto incredibile che dal nulla nasce l’essere? Questi versi sono il tentativo della descrizione di un mistero, del Mistero: il passaggio dal nonessere all’essere. Il nonessere decide per l’essere, chi altro poteva decidere? Per decidere però il nonessere deve essere spirito, deve acquisire coscienza, e coscienza di cosa se non di se stesso? Ecco che il nonessere, il quel primo momento, prima dell’inizio, dove non vi era che nulla o tutto ma indistinto, l’unione di tutti gli opposti possibili, e l’assenza di questa unione, acquista coscienza di sé stesso. Ma il testo sembra invertire quest’ordine logico: non sembra venire prima la coscienza e poi la capacità di decidere di sé stessi, ma prima la decisione di avere una coscienza e poi la coscienza. Questo è incredibile, ma d’altra parte siamo nel tempo non-tempo precedente ogni logica. Posta la decisione e la coscienza di sé, il nonessere afferma di voler esistere, ed inizia ad esistere. Ovvero si separa da sé stesso, si fa a pezzi, l’indistinto diviene distinzione, l’unità si smembra in opposti etc. Nasce la luce e l’ombra, la conoscenza e l’ignoranza etc. L’atto iniziale è dunque un atto di sacrificio. Il nonessere sacrifica sé stesso per l’esistenza. Da esso, dal primo sacrificio, non a caso nasce prima di tutto il Fuoco. Il nonessere brucia se stesso, è fonte di trasformazione continua, di sacrificio di sé stesso. Dal Fuoco nasce la luce, il primo degli opposti. Non è dunque un dio, a priori rispetto alla creazione e al tempo e all’essere e al nonessere, colui che dà vita all’essere, l’autore della creazione, ma è il nulla stesso che decide di venire ad essere. E sappiamo che ciò che muove il nonessere verso la posizione dell’essere è un atto di amore e ardore (kama e tapas, rispettivamente). Quindi l’atto linguistico in cui consiste la creazione, «Possa io esistere», non è un atto privo di trasporto emotivo. Piuttosto la prima parola, con cui è posto l’essere, è attraversata da amore e ardore; è parola sentita, come se non bastasse la semplice formulazione di essa, poiché la parola agisce solo quando è attivata dal sentimento e dalla volontà di chi la pronuncia.


Francesco Margoni

Assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento. Studia lo sviluppo del ragionamento morale nella prima infanzia e i meccanismi cognitivi che ci permettono di interpretare il complesso mondo sociale nel quale viviamo. Collabora con la rivista di scienze e storia Prometeo e con la testata on-line Brainfactor. Per Scuola Filosofica scrive di scienza e filosofia, e pubblica un lungo commento personale ai testi vedici. E' uno storico collaboratore di Scuola Filosofica.

Be First to Comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *