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Mese: Novembre 2012

Ugo Foscolo – Poetica e Tematiche

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Consigliamo – Percorso di letteratura italiana


Vita

Foscolo nasce a Zante nel 1778 e muore a Londra nel 1827. Figlio di un chirurgo e di una donna greca, Foscolo si trasferisce a Venezia dopo la precoce morte del padre. Foscolo entra in contatto con i principali intellettuali del periodo e termina i suoi studi universitari all’università di Padova. A Padova riflette sulla cultura della libertà propria del settecento illuminista e ne assume i valori di riferimento. Foscolo è costretto a fuggire dal territorio veneziano, perché accusato di cospirazione contro il benessere pubblico, così ripara a Bologna. Dopo che Napoleone pone fine alla serenissima repubblica di Venezia, Foscolo può rientrare e lì diventa un sostenitore dell’indipendenza della città. Nel 1786 scrive la prima delle tragedie, Tieste, compone anche altri lavori. Nel 1797 si disillude sulla natura “liberatoria” della rivoluzione francese nelle vestigia esportate dal Bonaparte. Si reca, così, a Milano, dove fa la conoscenza di Monti e Parini. Dopo essersi trasferito a Bologna, nel 1798 scrive la prima bozza del romanzo epistolare Lettere di Jacopo Ortis. Foscolo combatte in Emilia e in Liguria contro la coalizione antinapoleonica, rimanendo due volte ferito. In Toscana compie azioni di guerriglia e si innamora di Isabella Roncioni. Dopo la Toscana, Foscolo ritorna a Milano e allaccia una relazione con la contessa Antonietta Fagnani Arese. Nel 1804 Foscolo si reca in Francia per arruolarsi tra le fila francesi per lo sbarco in Inghilterra. Nel 1806 rientra a Milano e pubblica i Sepolcri. Nel 1808 Foscolo ottiene la cattedra di eloquenza alla città di Pavia. Nel 1811 Foscolo viene accusato di manifestare atteggiamenti antinapoleonici che gli procurano l’ostilità della elite culturale e politica milanese, strano a dirsi. Nel 1814 il regno italico viene dissolto e con la restaurazione viene riproposto l’anacronistico dominio austriaco, che sarà l’avvio per il successivo periodo risorgimentale. Foscolo, a seguito di ciò, è costretto a lasciare l’Italia e si reca in Svizzera. Nel 1816 ricercato dal governo austriaco, decide di andare in Inghilterra. A Londra, dopo qualche tempo, si ritrova in gravi ristrettezze economiche e non è più benvoluto dall’intellighenzia locale troppo impressionata dai suoi problemi fiscali e politici per poterne giudicare l’artista senza pregiudizi. Nel 1822 vive con la figlia Floriana in Francia. Gli ultimi anni sono trascorsi nell’indigenza e nel 1824 viene arrestato per debiti. Nel 1827 muore a Londra. Solo nel 1871 la salma viene riportata nella chiesa di Santa Croce di Firenze. A quel punto, la politica può ormai lasciarsi alle spalle il ricordo di guerrigliero e morto di fame, per poter collocargli la corona d’alloro sulla testa che ora non è che un liscio cranio di puro osso umano.

 

Provaci ancora, Mihai. Butcovan M. M.

Le piccole case editrici – come le librerie non soggiogate dalle major – hanno la capacità e il coraggio di pubblicare – e vendere – i libri migliori del circuito letterario, un alternativo commercio equo e solidale, dove un romanzo breve ma straordinario come “Allunaggio di un immigrato innamorato” del rumeno Mihai Mircea Butcovan, ha il diritto di esistere e circolare nonostante il boicottaggio della grande distribuzione.

Il popolo degli abissi – Jack London

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Consigliamo – Martin Eden a cura di Francesco W. Pili


Nella prefazione della Robin Edizioni vien detto che il Popolo degli abissi risulta un’opera dimenticata. Altrove, in rare recensioni su internet, ci si imbatte nelle parole “opera sconosciuta”, “opera misconosciuta”. Insomma del Popolo degli abissi dell’intramontabile London, il lettore italiano, ne sa veramente poco. È per questo che mi son voluto cimentare nella lettura di questo libro, che nasce come reportage, si sviluppa come reportage, ma che, soppesata la natura dello stile, non mi sbaglio a definire ‘romanzo’. Romanzo d’inchiesta, volendo dare un appellativo al genere in modo più stringente.

Capitolo 5. Nasadiya Sukta

Prarthana1830590, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

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Consigliamo – Di Francesco Margoni e I veda – Capitolo 1


Il testo chiamato Nasadiya Sukta appartiene al Rg-Veda (X,129), e ci parla del darsi dell’essere dal non-essere, del principio primo non principiato. Rispetto all’ultimo testo visto, in questo è del tutto chiaro l’atteggiamento del compilatore: egli vuole soprattutto renderci partecipi del dubbio e del senso di mistero che circondano i primi movimenti dell’essere.

Nexus – Mark Buchanan

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Consigliamo Da Zero a Gödel di Francesco Berto e L’atomo sociale di Buchanan


Nexus è un libro di divulgazione scientifica sul tema delle reti a piccolo mondo (little world nets), il suo scopo è quello di mostrare in modo facile, semplice e diretto in cosa consista la grande scoperta scientifica sulla quale si sostanzia parte della nuovo approccio alla scienza, l’approccio alla complessità. Buchanan, fisico e divulgatore, conduce il lettore alla scoperta del nuovo campo in cui più approcci scientifici stanno confluendo, il campo aperto dallo studio “dell’organizzazione” della materia: fisica, sociologia, scienze cognitive si stanno sempre più muovendo verso lo studio delle connessioni tra gli elementi basilari oggetto di studi delle rispettive discipline. A seguito di molte analisi, si è visto che sembra esistere una forma unificata di organizzazione globale dell’esistente, che prescinde dalla natura degli elementi coinvolti nella connessione. Questa organizzazione può essere descritta matematicamente dalle reti, le reti a piccolo mondo, che costituiscono il “protagonista” del libro.

Il capitano Jens Munk – Torkild Hansen

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Consigliamo – il capolavoro di Hansen Arabia Felix


La maggior parte dei sognatori si rivelano dei buoni perdenti, statene pur certi. Aspirano alle stelle e ti ringraziano se porgi loro una pietra.

Quel che è comune ai membri di questa categoria è il fatto che tutto ciò che ne sappiamo sono il nome e la data di morte. Non si sono ancora presentati al mondo, che già sono costretti a tacere, è come se la storia si fosse interessata a loro solo al momento di liberarsene. Giusto il tempo di un nome e una tomba.

Thorkild Hansen

Jens Munk. Un nome che non dirà niente a nessuno e verrà probabilmente associato al più celebre pittore. Ma con il pittore Jens Munk non c’entra niente ed è vissuto un paio di secoli prima di lui. Si tratta di un marinaio, di un capitano che è degno di essere ricordato per il suo tentativo di trovare il passaggio a nordovest, famosa via che avrebbe dovuto realmente congiungere via mare il vecchio continente con le Indie, quelle vere. Probabilmente presto si formerà spontaneamente un “passaggio”, proprio ora, che disponiamo di rompighiaccio, ma all’epoca non c’era nessuna strada aperta per l’oriente attraverso i ghiacci. Ma bisognava scoprirlo. E Jens Munk era andato in quelle terre inospitali proprio per questo. Ma Jens Munk non è solo un marinaio, non è solo un capitano e non è solo il figlio della sfortuna. Egli ha una lunga storia, fatta di buona e, soprattutto, cattiva sorte. Egli è il figlio di Erik Munk, un nobile, un uomo che riuscì a distinguersi per la brutalità perpetrata ai danni della popolazione sua suddita e, soprattutto, riuscì a rendersi inviso a gran parte della nobiltà danese, motivo per il quale i suoi avversari riuscirono a condannarlo, a spogliarlo di ogni bene, a recluderlo nella più terribile delle prigioni e a condannare la sua famiglia ad una vita di interminabile frustrazione. Sì, perché è dalla capitolazione di Erik Munk e la sua perdita del titolo nobiliare, non trasmesso ai figli, che nasceranno gran parte delle disavventure del figlio più piccolo, Jens.

Putnam sul rapporto tra filosofia e scienza: per una terza via ragionevole

Jared Tarbell, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons

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Consigliamo – Popper e le fonti della conoscenza di Francesco Margoni


Traggo il contenuto di questa riflessione dal capitolo primo del volume La filosofia nell’età della scienza, volume il quale raccoglie i più recenti saggi filosofici di Putnam[1].

Oggi si pone cogente la domanda sul posto della filosofia nell’insieme complessivo del sapere dell’uomo. Ci si interroga sia sul posto sia sulla stessa legittimità e utilità del sapere filosofico, dunque, prima, se in generale vi è un posto per la filosofia, e poi, se sì, qual è.

Capitolo 4 – Preludio: il primo passaggio

Prarthana1830590, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

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Consigliamo – Di Francesco Margoni e I veda – Capitolo 1


È venuto il tempo di chiarire in un sommario il piano dell’opera. L’antologia è suddivisa in sei parti, così chiamate: I. Aurora e nascita; II. Germinazione e crescita; III. Fioritura e pienezza; IV. Tramonto e declino; V. Morte e dissoluzione; VI. Nuova vita e libertà. Come si intuirà dai titoli delle parti, l’antologia organizza i testi all’interno di una struttura che si compone in analogia a quella, lineare, presente nel processo di crescita e sviluppo dell’essere vivente.

Cominciamo senz’altro dalla prima parte: aurora e nascita, la quale è suddivisa a sua volta in cinque parti: I. Preludio (alla nascita dell’Essere); II. La Parola; III. Gli elementi; IV. Il Signore; V. L’emergere della vita. Ogni parte è composta da diversi testi, che presenteremo in maniera autonoma. Il preludio consta di otto parti, le quali, perlopiù, sono composte ognuna da poche unità di passi, e tratta di ciò che viene prima della realtà, ovvero del suo fondamento. I passi sono raccolti, ad ogni livello di raggruppamento, secondo la logica dell’analogia del contenuto; dunque è possibile discutere di passi provenienti da diverse fonti (pur sempre all’interno dell’offerta dei Veda), ma costantemente nell’ottica di chiarire un unico (o pochi e tra loro legati) problema, contenuto o aspetto del discorso generale dei Veda.

Il testo di apertura del preludio appartiene alla Taittiriya-brahmana (II,2,9,1-2). È la descrizione del primo passaggio, ovvero del passaggio dal nonessere all’essere.

Al principio, è certo, nulla esisteva, / né il cielo, né la terra, né lo spazio fra i due. / Allora il Nonessere, avendo deciso di essere, divenne spirito e / disse: «Possa io essere.» Riscaldò se stesso / e da questo calore nacque il fuoco. Si scaldò ancora di più / e da questo calore nacque la luce.

Vittorio Amedeo Alfieri – Poetica e Temi

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Inquadramento tematico: artista di tendenze pessimiste, ideologia progressista evolutasi in un conservatorismo moderato, stile che riprende a tratto lo sturm und drang e il gusto della poesia ossianica e sepolcrale, versi-prosa densi e spigolosi, in cui sono centrali i sentimenti individuali, la tragedia alfieriana è caratterizzata dalla presenza di una figura centrale destinata alla catastrofe: l’eroe è incapace di vincere le proprie sfide.

Vita

Vittorio Amedeo Alfieri nasce ad Asti nel 1749, perse il padre in tenera età mentre la madre si risposa con un altro Alfieri. Vittorio frequenta l’accademia militare tra il 1758 e il 1756, egli fu espulso dall’accademia militare, così che intraprese una serie di viaggi senza fermarsi in  nessun luogo in particolare, né si lasciò attrarre dalla vita di corte. I viaggi formativi erano, allora, una delle parti del percorso individuale dei giovani nobili e facoltosi. Le sue preferenze si orientavano sui paesaggi solitari, lontani dalle città affollate. Tornato a Torino, inizia a riflettere sulla propria vita ed inizia in questo periodo la sua attività letteraria, era il 1773.