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Tag: La filosofia di Tolkien

Santi Pagani nella Terra di Mezzo di Tolkien – Antonio Testi

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Santi Pagani nella Terra di Mezzo di Tolkien è un saggio filosofico di Claudio Antonio Testi, autore di numerosi studi di filosofia (metafisica tomista e logica formale), co-fondatore dell’Istituto Filosofico di Studi Tomistici ed esperto di Tolkien e della letteratura critica relativa: ha pubblicato sulla rivista internazionale “Tolkien Studies”. Abbiamo sopra definito il saggio come un lavoro di natura filosofica, ma in realtà non è del tutto preciso nella misura in cui Testi tratta argomenti di natura squisitamente teologica (il tema stesso del libro è quello di comprendere la natura pagana o cristiana del Legendarium tolkeniano) o letteraria (numerosi i riferimenti testuali all’opera complessiva di Tolkien e alla relativa critica).

Il libro parte da una domanda definibile con pochi termini: “Questo libro nasce da una domanda molto semplice: l’opera di Tolkien è pagana o cristiana? Mi sono posto seriamente il problema nel 2011, quando l’ho scelto come tema di una mia conferenza per il meeting internazionale The return of the Ring, organizzato a Loughborough (in Inghilterra) dalla Tolkien Society.”[1] In alcuni casi domande che possono formularsi in poche parole richiedono poi molto spazio per le risposte. Ed è questo il caso, visto che Claudio Testi spiega che sin da subito si era reso conto che la risposta poteva richiedere un intero libro. E, di fatti, sono le domande più semplici, apparentemente banali, che poi fanno fiorire le teorie più importanti.[2]

La filosofia analitica de Il signore degli Anelli

Abstract

Il lavoro vuole essere una analisi filosofica del mondo possibile descritto da J.R.R. Tolkien, nella trilogia de Il signore degli Anelli. L’analisi è condotta con i metodi analitici offerti dalla corrente filosofia, detta analitica. Essa, piuttosto che un semplice compendio del testo tolkeniano, vuole essere un divertimento a vantaggio dei lettori, che vogliano speculare filosoficamente sul testo e, allo stesso tempo, venire a contatto con un modo di fare filosofia ancora abbastanza relegato agli specialisti. Questo per mostrare che non solo ci si può divertire filosofeggiando, ma che pure è possibile farlo con un modo di fare filosofia che, apparentemente inaccessibile, può invece esserlo, diventando, così, utile strumento e indiscutibile divertimento.


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L’ontologia de Il signore degli anelli

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1.1 Un mondo di fatti morali

Il mondo de Il signore degli Anelli è un mondo di fatti morali. Per comprendere la base metafisica di sfondo a tutta l’opera è imprescindibile fare mente locale su questa peculiare caratteristica dell’opera di Tolkien. Definiamo con ‘fatto morale’ una qualunque entità fisica alla quale corrisponde una proprietà che lo contraddistingue moralmente, come ‘buono’ o ‘cattivo’. Sicché ogni entità definita come parte del dominio degli oggetti presenti nell’universo tolkeniano, intesi sia come cose che persone, ha una chiara definizione morale. Si può dedurre che nessuna entità non è né buona né cattiva, ma è o buona o cattiva, o, al più, entrambe. La maggior parte delle cose dell’universo tolkeniano sono definitivamente buone o cattive, ma possono essere sia buone che cattive, in alcuni casi limitati. Le sfumature del buono o cattivo a livello di fatti sono, in realtà, assai poche ma importanti.