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Tag: Joseph Stalin Guerra fredda

2. Dalla seconda guerra mondiale alla morte di Stalin

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La fine della seconda guerra mondiale aveva lasciato l’Europa in una condizione di distruzione senza precedenti. Alla distruzione si aggiunga la difficoltà di organizzare i popoli, vinti e vincitori, sotto un nuovo ordine, un nuovo ordine che avrebbe dovuto garantire l’assenza di una nuova guerra mondiale totale. Per questa ragione, durante i primi anni del secondo dopoguerra si assiste ad una massiccia ridistribuzione della popolazione in aree territoriali omogenee per via etnica. Tra decisioni politiche, ridefinizione di confini e la presa di coscienza di alcuni dei risultati più deteriori delle politiche razziali, ci furono atti di espulsione di massa o di emigrazioni di grandi dimensioni. Oltre a ciò, al termine della seconda guerra mondiale si crearono nuove e più accese tensioni tra le colonie e il centro degli imperi.

La seconda guerra mondiale è stato il più grande massacro della storia e, in particolare, è stato il più grande disastro di civili: si stima che circa il 50% dei morti furono di civili. Il che non sorprende, perché nella guerra totale il civile è un obiettivo militare. Infatti, le infrastrutture che garantiscono il mantenimento di un esercito sono quelle della civiltà materiale a disposizione di uno stato, riallineate con i bisogni della guerra. Questa realtà era già implicitamente nota dalla prima guerra mondiale, ma durante essa non c’era ancora molto modo di sorvolare le linee delle trincee per giungere direttamente a colpire la popolazione, per quanto alcuni sforzi in tal senso furono fatti come dimostra il caso degli zeppelin e come dimostrano le prime dottrine dell’air power: già circolavano dottrine sui bombardamenti strategici che coinvolgevano la popolazione civile e le infrastrutture.