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Tag: Cuore di tenebra

Uno scrittore singolare: Joseph Conrad

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Il mare si stendeva lontano, immenso e caliginoso, come l’immagine

della vita,con la superficie scintillante e le profondità senza luce”.

                                                                                                                 J. Conrad

Introduzione

Fino alla prima metà del Novecento Conrad era considerato uno scrittore di storie di mare, sotto il segno dell’ esotismo e del pittoresco. Veniva visto sotto l’etichetta riduttiva di un “Kipling dei mari del Sud”, mentre oggi è riconosciuta la complessa problematica della narrativa conradiana.

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Caso più unico che raro, Joseph Conrad diventa un maestro della letteratura inglese, scrivendo in una lingua non sua, appresa quando era già adulto. Il suo tema fondamentale è la solitudine dell’individuo, in balìa dei colpi ciechi del caso, di cui il mare è spesso eletto a simbolo. I suoi personaggi sono spesso collocati in situazioni isolate o confinate. L’eroe solitario di Conrad è quasi sempre un fuggiasco o un reietto, segnato dalla sventura o dal rimorso, stretto parente dell’angelo caduto caro ai romantici, che conquista la sua identità affrontando con stoicismo le prove che il destino gli riserva. Conrad ha scritto romanzi e novelle dove è rappresentata la lotta dello spirito umano in un universo indifferente, con una prosa originale che introduce nella letteratura inglese una tragica sensibilità di tipo non inglese.

Recensione del film “Nel cuore di una tenebra immensa” di Giangiuseppe Pili

Se Blasetti ebbe a dire, agli albori del cinema italiano moderno, e non per gioco, che il suo tema era unico ed era l’imbecillità della violenza e della guerra, qui abbiamo, in Pili regista ed ideatore – nel contesto del nostro cinema contemporaneo il quale, a differenza di quello dei tempi di Blasetti che seppur non completamente nazionalizzato lo era certo almeno in parte, in una nazione diretta secondo precise ideologie (e sappiamo quali), comunque sottoposto a più o meno sapienti poteri di veto, ebbene, in un contesto nuovo ma non meno privo di elementi disapprovabili, dove abbiamo una produzione frastagliata e nauseante perché troppo libera (?), continuamente emancipata da un’infinità innegabile ma negata (e costantemente) di soggetti … che è, in sostanza, un cinema disapprovabile perché non funzionante, funzionale solo nell’imperativo d’accomodare i gusti più triviali dello spettatore, disattento alla sua (vera) ricchezza, occultata con parsimonia sotto a tutta la sabbia di tutti i deserti e le spiagge del mondo, trasandato e, per larghi strati (ovvero quelli emersi), trascurabile, e ancora (lo ripeto) trascurante, poiché schiavo di logiche mercantili padrone relative a mercati al contempo vicini e lontani, ormai quasi senza identità propria, ecco, qui, abbiamo invero una voce – abbiamo la concreta ed esplicita espressione di una voce, nuova anche se non nuovissima (Pili non è alla prima prova), la quale (voce) affronta con piglio deciso ma attento il vecchio tema caro, almeno a parole e qui da noi, a Blasetti.