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Tag: Levinas

Una dimora fenomenologica senza la prominenza dell’idealismo

Secondo Emmanuel Levinas, la casa è la condizione di base tramite cui qualsiasi uomo può attivarsi. Così si conoscerà a livello intellettuale, ci si manterrà in vita, si prenderanno le decisioni pratiche ecc… Tutti gli uomini esistono nel loro mondo dal momento che si trovano in quello. Ma va precisata la fenomenologia del caso[1]. L’uomo si situa nel suo ambiente di vita nella misura in cui ha qualcosa. Martin Heidegger sostiene che ognuno di noi è essenzialmente “gettato”, al momento di nascere. Tale trovarsi per Emmanuel Levinas esprime pure (nel contempo) l’uomo ad una “proprietà”… in se stesso. Dunque subentra la percezione d’un dimorare? Più precisamente, ogni persona è tale siccome si fa “gettare” nel proprio mondo… “partendo da se stessa”. In altre parole, alla nascita noi già stiamo “avendo”. E’ un’occasione ove s’esprime la “proprietà… di sé”, grazie al possesso dell’intimità. Allora Emmanuel Levinas apre al simbolismo. Se l’uomo è tale nella misura in cui “parte”… da se stesso, ne deriva che egli va “dimorando”. Si respinge il soggettivismo dell’idealismo. Anzi, la coscienza di qualcuno si dà solo nella misura in cui essa può “dimorare”… sul proprio mondo di vita.

Un dono “fuori portata” per curare il trovarsi gettati

Quando si pensa alla nascita, immediatamente vi percepiamo il venire alla luce. In seguito, si continuerà ad esistere per “intersecazione” sugli orizzonti, dovendo prendere alcune decisioni al “bivio” delle possibilità. Il singolo individuo proverà a “farsi luce” da solo, avendo cura d’una realtà non tanto in contrapposizione, bensì da mediare. Oppure, è qualcosa che si sintetizza in un modellamento. Soprattutto negli affetti, l’Altro diviene una parte di noi. Per quanto proviamo a farci luce nel mondo, quella dovrà riflettersi. La soggettività si sente nella “pienezza” per il suo precedere l’esteriorità. Forse questo è anche un “peso ingombrante” da sopportare. Quando “buttiamo” il primo sguardo nel mondo illuminato, partirà lo “scaricamento” della cura. Se la soggettività si pensa solida, poiché esclusivamente privata, essa non potrà evitare la friabilità innanzi alla sua conservazione (sotto gli istinti del nutrimento, della riproduzione, della socialità ecc…).