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Tag: Letteratura del Novecento

Linguistica Italiana – Minimi linguistici in “Fontamara” di Ignazio Silone

  • 1. Introduzione:

Ponendo come massima d’ispirazione generale, ed assunto fondamentale del carattere d’indagine, l’idea che il socialismo sia naturalmente intrinseco alla classe proletaria[1], appare necessario conciliare questo caposaldo con un accurato ricamo del tessuto linguistico quando la finalità è quella di romanzare la realtà contadina di un piccolo paesino, fondato interamente sul lavoro nei campi ed improvvisamente portato in rovina dall’oppressione fascista. Tale è lo spirito fondamentale del romanzo Fontamara di Ignazio Silone, pubblicato nel 1930 in Svizzera[2] con l’intento di raccontare, in termini vagamente autobiografici ed amaramente ironici, una realtà in cui l’autore stesso crebbe, da cui scaturirono gli ideali rivoluzionari che lo portarono ad aderire nel 1921 al Partito Comunista (Cassata in Silone 1978:7).

Nostromo – Joseph Conrad

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Nella repubblica sudamericana immaginaria del Costaguana una miniera d’argento diventa il centro del paese per via della sua enorme ricchezza. Charles Gould, l’ultimo di una famiglia di inglesi, decide di portare avanti un progetto che diventerà ossessione: riscattare il peso che gravava sul padre, la vecchia miniera di Sulaco, e farla diventare un centro di potere e di ricchezza. Grazie a questa decisione, Gould edifica attorno alla miniera un vero e proprio gruppo di paesi nei quali si vive esclusivamente per trarre dalla terra il prezioso argento. Gould è assistito dalla sua “infaticabile” signora, la prima donna di Sulaco. Costei seguì il marito, allora solo fidanzato, dall’Europa, sognando una vita di unione coniugale fondata sulla reciproca fiducia e sulla volontà di condivisione di ogni bene e di ogni male. Sulaco, la città più florida e importante del Costaguana, ospita una serie di personaggi occidentali, i blancos, tutti variamente al centro della vita della città se non proprio del paese: Martin Decoud, il dottor Monyngam, il capitano Mitchel, il garibaldino Giorgio Viola con la moglie e le sue figlie. Ma è soprattutto il grande Nostromo, il grande, degno di fiducia, di cui ogni donna sogna l’amore, il Capataz de Cargadores, così chiamato da tutti e da tutti indistintamente considerato degno di ogni iniziativa, blancos o popolani che siano. La vita di Sulaco è, però, legata alle vicende dell’intero Costaguana Paese, come ogni stato sudamericano, continuamente vessato dalle guerre civili, dalla miseria sociale e dall’arretratezza politica. Nella prima parte del libro viene narrata la storia della miniera d’argento, nella seconda parte delle vicende che conducono Martin Decoud e Nostromo a portare a termine un’impresa disperata e, la fine, è la conclusione di tutte le singole vicende, più o meno importanti, dalla grande storia di Sulaco e del Costaguana fino alla triste sorte di Nostromo.