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Tag: Cronaca della guerra del Vietnam Alessandro Giorgi

Operazione Lam Son 719

1971. Forze sudvietnamite avanzano nella fase iniziale dell’operazione Lam Son 719. (foto Texas Tech University Collezione Pike va002287)

Operazione Lam Son 719

1971. Vietnamizzazione all’esordio: un costoso passo falso

Tratto dall’articolo pubblicato sul mensile Storia & Battaglie n.248, ottobre 2023, Luca Poggiali editore, Vicchio (Firenze)

Prologo:

L’operazione Lam Son 719, che nelle intenzioni avrebbe dovuto essere una puntata offensiva sudvietnamita in Laos, per tagliare le linee di rifornimento nordvietnamite dirette al Sud lungo la Pista di Ho Chi Minh, riveste una particolare importanza nello svolgimento della guerra del Vietnam, per diversi motivi. Anzitutto è stata la prima importante operazione offensiva terrestre avviata nella seconda fase della guerra del Vietnam, a ritiro americano già in fase avanzata e coinvolgimento cambogiano in fase altrettanto avanzata. Poi perché sarebbe stato il primo vero test sul campo del cosiddetto processo di “vietnamizzazione” del conflitto, cioè con l’esercito sudvietnamita a farsi carico delle operazioni di combattimento, lasciando progressivamente agli americani solo l’appoggio aereo (anch’esso comunque in diminuzione), il supporto logistico e una presenza di consiglieri sempre più limitati al ruolo di ufficiali di collegamento con l’aviazione tattica americana, per guidarne da terra gli interventi a favore dei sudvietnamiti. Il risultato non fu proprio quello atteso, come vedremo.

“Cronaca della guerra del Vietnam 1961-1975” Introduzione dell’Autore

Prima di copertina Cronaca VietnamLe motivazioni alla base di quest’opera [Cronaca della guerra del Vietnam 1961-1975 ndr.] sono sostanzialmente tre:

la mia generazione (quelli nati negli anni Sessanta e appena prima) è stata segnata dalla guerra nel Vietnam in modo almeno altrettanto profondo di quanto le generazioni giovani siano state segnate dall’11 settembre 2001 e la successiva guerra al terrorismo in tutte le sue diramazioni. Anzi, penso sicuramente di più. Ogni sera c’era al telegiornale una specie di bollettino di guerra aggiornato che proveniva dagli Stati Uniti, a volte direttamente dal Presidente in persona, che spiegava, con bastoncino e cartina del sud-est asiatico in evidenza, lo sviluppo delle operazioni.

Gli Stati Uniti d’America ne sono stati segnati in maniera addirittura straziante. Anche dopo la fine del conflitto, per almeno trent’anni la filmografia americana (e non solo quella americana) e addirittura la produzione di serial televisivi è stata quasi inevitabilmente scandita da storie i cui personaggi, principali o secondari, avevano almeno un “passato” in Vietnam che ne spiegava certe ruvidezze o certe ossessioni o follie. Questo malgrado la guerra vera, quella combattuta, fosse stata vissuta, rispetto ad altre avventure militari americane, da un’esigua minoranza della popolazione, percentualmente parlando. Pensate, solo per fare qualche esempio noto al pubblico italiano, all’”Anno del Dragone” di Michael Cimino (qui era Mickey Rourke il “reduce”) o alle serie TV poliziesche “Miami Vice” (qui era il detective Crockett, interpretato da Don Johnson, che aveva all’attivo 2 turni in Vietnam con la 101a divisione e con le Special Forces), o “Magnum P.I.” (qui era tutta la combriccola dei tre amici), da film come “Un mercoledì da leoni” di John Milius o “Fandango” con Kevin Costner (l’ultima “zingarata” con gli amici prima della partenza per il Vietnam), all’ovvia serie di film di Rambo, o i film d’azione con Steven Seagal, o film d’autore, da “Non è un paese per vecchi” a “Tra cielo e terra” a “Regole d’onore”, o ancora i film comico-polizieschi della serie “Arma letale” in cui il personaggio interpretato da Mel Gibson era addirittura un ex-membro della famosa (almeno agli addetti ai lavori) “Operazione Phoenix” della CIA in Vietnam.