Press "Enter" to skip to content

Tag: Scacchi Politecnico di Milano

Scacchi e filosofia al politecnico di Milano

Scacchi Polimi, il circolo universitario del Politecnico di Milano, ha organizzato un ciclo di conferenze su temi legati agli scacchi e alla cultura. I relatori sono stati Giangiuseppe Pili, il sottoscritto, e Walter Ravagnati: Scacchi ed Estetica Cosa c’è di bello? (08.04.2016), Il giocatore triste Scacchi e Intelligenza Artificiale (15.04.2016), Scacchi e guerra Convergenze e differenze tra due mondi paralleli (22.04.2016) e Pensiero scacchistico e la sua costruzione (29.04.2016). Le prime tre sono state tenute da me medesimo, mentre l’ultima da Ravagnati.

CatturaPer prima cosa, voglio pubblicamente ringraziare Scacchi Polimi e Carlo Vimercati per avermi dato l’opportunità di parlare in uno dei più prestigiosi atenei italiani e del mondo. In secondo luogo, non mi posso esimere, va riconosciuta un’organizzazione efficiente e un trattamento che definirei esemplare, nella sua riguardosità e una puntuale e non banale attenzione per le esigenze del relatore: aule eccellenti, integrate perfettamente con le disponibilità tecnologiche e una diffusione mediatica della notizia non trascurabile. Aggiungo anche un plauso personale all’ing. Paolo Scattone, che ha curato la locandina e vederla stampata ed affissa in cartellone è stato emozionante, per me che da tanto tempo collaboro attivamente con l’ing. Scattone.

Scacchi Polimi: scacchi all’università!

Con un’intervista a Carlo Vimercati, presidente di Scacchi Polimi

Vagabondando per l’Italia dal 2006, ormai dieci lunghi anni, giocando a scacchi dal 2002, ho avuto modo di conoscere direttamente alcune realtà universitarie. Ho vissuto in diverse città, Cagliari, Siena e Milano. Grazie agli scacchi ho anche avuto modo di confrontarmi con tante altre persone ed esperienze di tante altre località italiane, importanti e meno importanti per lo scacchismo italiano. Non mi sono fatto mancare niente: gioco per corrispondenza, corso per arbitri, corso per istruttori e pubblicazioni. Ho fatto la conoscenza di alcuni intraprendenti scacchisti, istruttori e arbitri. Ma ho sempre sentito il rimpianto di non aver avuto il modo di vivere appieno l’esperienza scacchistica nelle università.

IMG_2570La realtà dei fatti è che gli scacchi vivono di scacchisti in erba, neofiti e curiosi totalmente avulsi dalla realtà dei circoli, luoghi in cui si trovano soprattutto persone della fascia di età che va dai 5 e i 18 anni e dai 50-60 fino agli over 80 e, possibilmente, maschi. Nell’interregno della fascia di età che va dai 18 ai 50 anni (per essere generosi) persone se ne vedono poche. Ci si racconta un sacco di storie per spiegare (e scusare) la latitanza della fascia di età più produttiva in ogni settore della vita di un Paese: appunto, sono impegnati a far vivere un Paese che non si può pretendere che facciano vivere anche gli scacchi. Poi i bambini sono gioiosi e gli anziani sereni! Inoltre, tra i 18 e i 60 si gioca la propria vita: si trova il compagno/compagna e se non si trova, pazienza, ma ci devi provare; si trova il lavoro e se non lo trovi lo devi cercare e per chi studia… be’, non si può pretendere che prenda troppo sul serio gli scacchi che, piaccia o non piaccia, richiede ore seduti su una sedia. Non l’ideale per chi ci sta, su una sedia, per delle ore. Sicché, insomma, gli universitari sono dei paria del mondo scacchistico.