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Mese: Ottobre 2019

“ASMR. La rivoluzione dei sussurri”. Marco Mozzoni on the Brain’s Potential

Riporto di seguito il testo (in inglese e italiano) della recensione del libro ASMR di Marco Mozzoni, recensione pubblicata su La Voce di New York. Buona lettura!

As probably many of you, I too have sporadically come across people on YouTube that produce particular sound stimuli by whispering into the microphone or tapping on a diverse range of objects. They are trying to trigger in the viewer or listener an ‘Autonomous Sensory Meridian Response’ (ASMR), which is a sort of pleasant tingling sensation that starts from the head and descends to the neck, the arms, and along the body. The general aim of this is to favor relaxation.

7. Le forme a priori dell’esperienza: lo spazio

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Spazio e tempo sono forme a priori dell’esperienza, ovvero, l’esperienza è un prodotto dello spazio e del tempo, per come li concepiamo noi. In altre parole, il soggetto stesso colloca l’esperienza all’interno di uno spazio in un certo tempo. Per questo l’esperienza stessa non può esistere se non in uno spazio e in un certo tempo: “Conseguentemente, la rappresentazione dello spazio non può derivare, mediante l’esperienza, dai rapporti del fenomeno esterno; al contrario, l’esperienza esterna è possibile solo in virtù di detta rappresentazione”.[1] Per tale ragione, dunque, per Kant, lo spazio in sé non è il risultato di una costruzione geometrica (ad esempio, una definizione  di spazio come piano infinito costituito da infinite rette etc.) ma la costruzione geometrica è essa stessa possibile in quanto noi intuiamo lo spazio indipendentemente da ogni possibile costruzione di esso: “Lo spazio non è affatto un concetto discorsivo [non si ottiene per costruzione] – o, come si dice, universale – dei rapporti delle cose in generale, ma un’intuizione pura”.[2] Insomma, il fenomeno che chiamiamo ‘tavolo’ definisce uno spazio perché noi intuiamo la sua forma in questo modo. Dato il fatto che lo spazio è concepito a noi esterno, a differenza del tempo, esso è, per Kant, il senso esterno che determina la percezione di ciò che non sta in noi. Il fenomeno del tavolo, nella sua dimensione spaziale, è indipendente da noi proprio perché esso si intuisce a noi esterno. Tutto questo è spiegato da Kant in questi termini:

Intelligence and Social Epistemology – Toward a Social Epistemological Theory of Intelligence

Giangiuseppe Pili (2019): Intelligence and Social Epistemology – Toward a Social Epistemological Theory of Intelligence, Social Epistemology, DOI: 10.1080/02691728.2019.1658823


Yes, I know what you are thinking: “Pili stroke again! I cannot miss it!” Indeed, it is my first publication in a Q1 Journal of Philosophy, one of the best in the Social Epistemology field. Social Epistemology is a autoritative journal of philosophy. But this is not the real point. The point is that this is a first attempt toward a social epistemological theory of intelligence in a philosophical journal. It is my third paper on the epistemology of intelligence (after Epistemology and Intelligence – Some philosophical problems to be solved and Intelligence and social knowledge – A philosophical inquiring on the social epistemological nature of intelligence as a state institution) and this marks a real progress toward what I think a real epistemological theory of intelligence should be. Then, follow the progress if you like this project and don’t miss the next step of this exciting research project! Finally, if you want the gist of the paper, please, feel free to write me at scuolafilosofica_AT_gmail.com!

Keep in touch, guys!


Abstract