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Tag: Hume

David Hume – Vita e pensiero


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Filosofia

Sezione 1.1. Teoria della conoscenza

Gli uomini dalla fervida fantasia possono a questo proposito essere paragonati agli angeli che le Scritture rappresentano coprirsi gli occhi con le ali[1].

David Hume

 

Parte 1.12. Le impressioni e le idee.

La teoria della conoscenza di Hume è l’analisi delle capacità psicologiche del soggetto, la logica della mente è la base di tutte le altre conoscenze. Di conseguenza, la giustificazione delle capacità psicologiche, o facoltà della mente, e delle loro possibilità è centrale per la fondazione della scienza. Ma è difficile comprendere in che modo la base psicologica possa essere analizzata: altri tentativi erano stati fatti[2], non del tutto soddisfacenti. Soprattutto, non erano soddisfacenti in quanto non si rifacevano ai principi empiristi. Hume rivendica proprio questo: la necessità del metodo sperimentale sin dentro la mente umana. In questo modo, egli intende riformare la base della scienza, più che la scienza stessa, attraverso i nuovi principi della fisica sperimentale.

Critica alla morale edonistica dell’empirismo da Hobbes a Hume

David Hume
Bandan, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons

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Consigliamo – La verità della relatività – Critica al relativismo


(1)   Tutti gli x, se x è un agente morale, allora x è egoista.

(2)   Tutti gli x, se x è un agente morale, allora x agisce in vista del proprio utile.

(3)   Dunque, tutti gli x, se x è un agente morale, allora x è egoista e x agiste in vista del proprio utile.

Tali definizioni semiformali chiariscono l’assunzione di base della morale edonistica assunta da Hobbes e poi rivista da Locke e, soprattutto, da Hume. Sebbene sia Hobbes che Hume non arrivano ai paradossi della teoria dell’uomo-economico moderno che non esclude la possibilità dell’altruismo, sebbene solo a partire da un egoismo radicale, entrambi riducono l’intero comportamento umano ad un agire puramente egoistico, vale a dire che ogni soggetto agente motiva le sue azioni in base ad un principio normativo che si fondi sulle proprie inclinazioni personali e soggettive. L’idea è molto semplice, in effetti, essa sostiene che ciascun individuo ricerchi il piacere o rifugga il dolore. La ragion-pratica assume la dimensione di un calcolo, dove essa ha la sola funzione di preordinare in modo corretto i mezzi coi fini.