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Tag: psicologia morale

Prove di una precoce sensibilità morale?

Siamo predisposti a sviluppare sin da piccolissimi un senso morale? Siamo, in altre parole, predisposti a sviluppare la capacità di distinguere, già nella prima infanzia, tra azioni moralmente corrette e scorrette e a dare la nostra preferenza a chi agisce in conformità ai principi della morale?

La ricerca in psicologia sta fornendo alcune prove della capacità di mostrare una preferenza per chi agisce nel rispetto della morale in bambini con meno di due anni di vita. Con un lavoro di meta-analisi, recentemente apparso sulla rivista scientifica Developmental Psychology, chi scrive, insieme a Luca Surian, ha raccolto le evidenze disponibili al fine di stabilire quanto forte sia l’effetto della preferenza per i ‘buoni’ mostrata dai bambini molto piccoli.

Metodi di indagine dello sviluppo: il ragionamento morale – pt. 1

Foto di Tumisu da Pixabay

Rendo disponibile ai lettori di ScuolaFilosofica una dispensina che ho scritto in occasione della preparazione del corso sui metodi e le tecniche di studio della cognizione morale del bambino, per gli studenti iscritti alla Facoltà di Psicologia dell’Università di Trento. Poiché il lavoro è lungo, i lettori lo trovano sul sito in diverse pubblicazioni che seguono la divisione in sei capitoli proposta nell’indice. L’autore riconosce il suo debito nei confronti di Paul Bloom, psicologo evolutivo americano, il quale ha recentemente pubblicato un ottimo lavoro introduttivo alla psicologia dello sviluppo del senso morale, Just Babies. L’autore, inoltre, ringrazia il prof. Luca Surian, dell’Università di Trento, per la guida nell’apprendimento della psicologia dello sviluppo, e la prof.ssa Renée Baillargeon dell’Università dell’Illinois ad Urbana-Champaign, per i preziosi insegnamenti su come si conducono le ricerche con i più piccolini.

Jean Piaget – Il giudizio morale nel fanciullo

Le jugement moral chez l’enfant è il titolo del libro, uscito nel 1932, in cui Jean Piaget, noto psicologo dello sviluppo vissuto nel secolo scorso, presenta le ricerche sul ragionamento morale dei bambini, condotte da lui e dai suoi collaboratori. Si tratta di un autentico classico della psicologia sperimentale. Le riflessioni, le ricerche, e le prospettive teoriche in esso presentate sono ancora oggi, per la psicologia del pensiero, oggetto di piena considerazione. Lo studio sul ragionamento morale condotto da Piaget ha aperto alla psicologia sperimentale un campo di indagine che prima era poco o per nulla frequentato, e proprio per questo, e per la qualità del lavoro stesso, si è imposto come riferimento essenziale per le successive generazioni di psicologi sperimentali impegnati nella comprensione della cognizione morale del bambino.

Ti punisco perché sì …

La teoria retributiva della pena afferma che è giusto punire qualcuno perché e solamente perché se lo merita; dunque è giusto punire chi trasgredisce poiché ha trasgredito. Ad essa si oppone la teoria consequenzialista, secondo la quale il trasgressore deve essere punito in virtù delle conseguenze positive della pena per l’individuo punito (ad esempio, in termini di rieducazione) o per la società (rinforzo della norma, comunicazione ed esempio, deterrenza etc.).

Siamo forse degli inflessibili punitori?

L’ipotesi per cui vi sarebbe un’avversione universale verso colui il quale viola una norma morale, motivante di per sé lo spettatore all’atto punitivo, non avrebbe una reale validità empirica. Uno studio elegante e finalmente ecologico, pubblicato su Plos One con l’accattivante titolo “Choosy Moral Punishers” da Clavien et al., porta dell’evidenza empirica contraria all’ipotesi di un impulso universale a punire il trasgressore, necessario e sufficiente a motivare la condotta punitiva.

Giudizio morale: quale ruolo per la ragione?

Le recenti scoperte in neuroscienze e psicologia morale hanno dimostrato che il processo di presa di decisione morale è fortemente determinato da processi inconsci, automatici ed emotivi, dalle cosiddette intuizioni. Il ruolo del ragionamento cosciente sembrerebbe, per tanto, fortemente ridimensionato.

Dopo la critica di J. Haidt al modello razionalista in psicologia morale bisogna tuttavia ammettere che il ruolo del ragionamento cosciente nel processo di presa di decisione morale è stato, da parte della psicologia, scarsamente chiarito.

Il giudizio morale. Intervista a Luca Surian

Pensiamo che il Prof. Luca Surian, psicologo e ricercatore dell’Università di Trento, abbia saputo, con la sua introduzione sullo stato della ricerca in psicologia morale – pubblicata per il Mulino con il titolo “Il giudizio morale” (2013) – realmente fornire al lettore utili stimoli per avvicinarsi alla materia, o per farsi una prima idea, ma vera (e vera perché chiara), dei temi in argomento.

Vittime e giudizio morale

La presenza di una vittima sembra essere una condizione necessaria per la formulazione di un giudizio morale. A sostenerlo era già Turiel che, nel trarre la distinzione morale – convenzionale, affermava che solo i casi di violazione morale implicano l’esistenza di una vittima. Un recente studio apparso su Psychological Inquiry sviluppa ulteriormente questa tesi, rendendola ancora più interessante.

Fattori irrilevanti e giudizio morale

L’ordine temporale di presentazione degli scenari morali è una variabile che influenza la valutazione morale degli stessi da parte del soggetto. A confermare questa osservazione arriva uno studio del tedesco Alexander Wiegmann dell’Università di Göttingen e colleghi, pubblicato recentemente su Philosophical Psychology col titolo “Order Effects in Moral Judgments”.

Geni e morale, relazione possibile?

La ricerca neuroetica degli ultimi quindici anni ha dimostrato, attraverso studi di risonanza magnetica funzionale (fMRI), che alcune differenze individuali dell’attivazione cerebrale possono associarsi a diverse decisioni morali. Parallelamente, studi farmacologici hanno evidenziato il ruolo cruciale svolto dal neuropeptide ossitocina nel comportamento sociale e nella elaborazione delle emozioni.