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L’evoluzione delle poleis dall’VIII al V secolo a.C.

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L’evoluzione delle poleis è stato un processo che si è sviluppato nell’arco di diversi secoli e che è stato lento e graduale, passando per diverse fasi. Fra l’VII secolo e il V secolo a.C. assistiamo perciò allo sviluppo e alla progressione verticale di un nuovo sistema politico totalmente estraneo alla storia precedente: la polis presuppone l’esistenza di un territorio rurale diviso tra i membri della comunità contadina (la chora) e inizialmente vede al potere di questa gli aristoi, ovvero i migliori, della comunità composta, per la maggior parte dei casi, da qualche centinaia di abitanti (si arrivava al migliaio) fra aristocratici, contadini, artigiani e schiavi.

La nascita di queste nuove città portò subito a una crisi demografica: troppo veloce fu l’aumento della popolazione, rispetto alle capacità produttiva della polis e del suo terreno coltivabile per riuscire a mantenere lo sviluppo nei termini di una sostenibilità locale. Si imporrà dunque lo sviluppo delle colonie.

I primi che si cimentarono in questa nuova forma di sviluppo territoriali furono gli Eubei (l’Eubea è una grande isola posta di fronte alla Beozia e all’Attica) che giunsero fino a Pitecussa (l’odierna isola di Ischia, di fronte alla Campania) fondando un’importante colonia commerciale e successivamente sulla terraferma campana fondarono Cuma. Il luogo principale di colonizzazione greca fu comunque il sud Italia e inl particolare la Sicilia e la Calabria, ribattezzati successivamente Magna Grecia. Fra il 734 e il 716 a.C., in particolare i Calcidesi, fondarono le colonie di Nasso, Siracusa, Catania, Lentini, Megara Iblea, Zancle, Reggio e Milazzo. Il più delle volte le colonizzazioni avvenivano in modo pacifico e rispettoso nei confronti degli indigeni presenti ma altre volte ci furono delle vere e proprie usurpazioni territoriali, motivo per cui i Greci non riuscirono mai a fondare delle colonie nel centro Italia, laddove le popolazioni italiche si ribellarono alla loro colonizzazione.

Ancora nel Sud Italia, vennero fondate da varie poleis greche, fra cui poleis dell’Acaia, Rodi, Creta, e dalle stesse neo-colonie (neo-poleis), altre colonie o empori commerciali molti importanti: citiamo Siracusa, Sibari, Crotone, Metaponto, Agrigento, Gela, Lipari, ecc.. Ma oltre che le regioni del sud Italia, l’espansione Greca volgerà le sue mire anche verso le regioni occidentali (Messalia, Emporion, Nicaia) e verso le regioni orientali del Mar Nero (Olbia, Bisanzio, Apollonia, Amiso, Peritno, Odesso, ecc.), quest’ultime fondate in buona parte dalla polis delle coste orientali greche, Mileto.

Un’altra caratteristica che sussegue la nascita delle poleis è stata la cosiddetta rivoluzione militare o rivoluzione oplitica: questa rivoluzione è in tale modo chiamata poiché portò delle conseguenze a livello politico di ampia portata. Di fatto, veniva apportata una nuova tattica militare basata sull’impiego delle cosiddetta falange oplitica: gli opliti vestivano una pesante armatura, con un elmo cimiero a forma di ferro di cavallo, erano dotati di una lancia (a volte anche di una spada corta) e impugnavano uno scudo tondo a doppia presa chiamato hoplon. Questo scudo, sì più scomodo rispetto a uno scudo canonico, era invece perfettamente funzionale nell’ambito della formazione serrata che doveva essere formata durante la battaglia dalla falange. L’innovazione della falange oplitica sta proprio nello schieramento stesso, oltre che nell’armamento pesante del fante, che sviluppa il concetto di una battaglia combattuta a ranghi serrati di familiari, parenti o di gruppi formati da persone uniti da vincoli di amicizia o appartenenza a una parte della pòlis: la vittoria, quando arriva, appartiene al gruppo, e non a un singolo eroe. Pensiamo infatti all’Iliade e all’Odissea, laddove l’esercito vince grazie al suo eroe e non grazie ai suoi soldati tutti disomogenei, sia per armamento che per schieramento. Coloro che fanno parte della falange sono uniti da un forte senso dell’eguaglianza e di intercambialità: si associa alla falange oplitica anche un forte senso della cittadinanza e della difesa delle proprie frontiere cittadine. La falange sarà dunque uno dei principali motori storici immanenti delle poleis, che si dovranno adoperare per avere le falangi migliori rispetto a quelle delle altre città-stato con la creazione di un luogo atto all’addestramento: il ginnasio. Come vedremo a breve, fu la falange uno dei principali promotori di quella che verrà chiamata “crisi aristocratica” e che a partire dal V secolo a.C. porterà una nuova forma politica stabile nelle poleis, come vedremo subito.

 

La crisi aristocratica: l’epoca dei tiranni e dei legislatori

Non c’è dubbio che la nascita delle poleis abbia cambiato radicalmente il modo di pensare la politica nel mondo antico. Ma come già detto prima di arrivare alla forma politica a noi cara, la democrazia, si è passato per vari passi. Vista l’evoluzione territoriale delle città-stato e visto anche qual era uno dei suoi principali organi, la falange oplitica, possiamo ora parlare della crisi che attraversò l’aristocrazia a partire dalla fine dell’VII secolo a.C..

Questo periodo è caratterizzato dall’opera di due figure: il tiranno e il legislatore. Il primo era colui che portava instabilità e che si traduceva nella divisione delle poleis in gruppi di antagonisti, minacciando dunque l’estinzione della città appena creata. Il tiranno era per definizione un antidemocratico. Il secondo era invece il legislatore, vale a dire colui che ristabiliva l’ordine delle città-stato assicurando il trionfo della giustizia grazia alla promulgazione di leggi, i nomoi.

La nuova figura del tiranno ben presto acquisirà una connotazione negativa e si contraddistinguerà totalmente dalla figura monarchica descritta da Omero nei suoi poemi. Malgrado fossero quasi sempre di estrazione aristocratica, i tiranni per legittimare il loro potere dovevano essere in grado di ricercare l’appoggio popolare per fronteggiare l’opposizione che gli arrivava direttamente dagli alti rappresentanti dell’aristocrazia. Il ceto medio-basso in ogni caso continuava a non partecipare all’attività governativa della polis, tuttavia spesso ricevevano benefici come la distribuzione di terre coltivabili a loro favore.

Grazie alle politiche fiscali spesso restrittive, i tiranni davano vita a grandi progetti di opere monumentali e santuaristiche, dando spesso un buon sostegno alle arti e alla cultura; inoltre stringevano importanti alleanze diplomatiche con accordi matrimoniali fra le varie dinastie tiranniche.

Come possiamo notare dunque, la figura del tiranno di epoca arcaica ha comunque creato le condizioni affinché la polis a partire dal V secolo a.C. si potesse sviluppare in una determinata maniera, vale a dire in una comunità politicamente più evoluta e più aperta, laddove gli abitanti capirono che il potere di pochi non era un valore politico, quando di mezzo c’erano gli interessi di tutti. Tucidide è stato uno dei maggiori storici della Grecia e fu proprio egli che maggiormente ci ha tramandato importanti informazioni sulle varie tirannie, fra cui quella dei Cipselidi di Corinto, polis del Peloponneso, la tirannide più conosciuta fra tutte.

Corinto doveva la sua importanza alla sua posizione strategica: questa polis era infatti posta fra il golfo omonimo di Corinto e il golfo di Saronico, e di fatto aveva la possibilità di controllare i flussi commerciali, poiché per evitare di circumnavigare tutto il Peloponneso, i naviganti tiravano a secco le proprie imbarcazioni trasportandole da un mare all’altro, passando inevitabilmente da Corinto. Nella polis istmica i mastri navali sviluppano dunque una importanze perizia nella costruzione di robuste imbarcazioni sia commerciali che da guerra che, con lo sviluppo delle tecniche, portò alla costruzione delle triremi. Ancora Corinto era anche famosa in tutta la Grecia anche per la qualità del suo vasellame e aveva, nel periodo delle colonizzazioni, fondato le colonie di Siracusa in Sicilia e di Corcira nell’odierna isola di Corfù sull’Adriatico, poste entrambe in posizioni strategiche. Durante la fioritura di questa polis, Corinto era governata da una ristretta famiglia oligarchica, quella dei Bacchiadi: fu a seguito di una grave crisi politica di questa che Cipselo, il primo tiranno della dinastia (dei Cipselidi), riuscì a impadronirsi della città. Cipselo cercò in tutti i modi di essere un tiranno illuminato, per usare un termine anacronistico ma efficace: come dalla descrizione poco sopra fatta, egli si attirò il favore del demos cercando per esempio di abolire la schiavitù per debiti, che andava solo a vantaggio dei già ricchi aristocratici.

Rimangono molti punti oscuri sulla storia di questo tiranno che né Tucidide né Erodoto sono riusciti a tramandarci, tuttavia fu Cipselo ad apportare la prima monetazione corinzia. Una netta cesura invece ci fu quando gli successe il figlio Periandro: questo attuò una politica repressiva, basti pensare che aveva una scorta di circa trecento doriferi (lancieri) perché gli attentati alla sua vita erano numerosi. Periandro aveva delle innegabili ambizioni marittime che lo portarono a rafforzare la flotta e a stringere accordi diplomatici con il regno di Lidia e con le città greche dell’Asia, in particolare con Mileto (oggi posta in Turchia occidentale).

La dinastia dei Cipselidi non durò oltre i nipoti di Periandro, così come aveva predetto l’oracolo, lasciando Corinto in mano ad un’oligarchia dove la partecipazione alle questioni pubbliche era determinata dalla ricchezza. Vista la situazione peculiare di Corinto è necessario dare altri esempi di tirannidi.

Un’altra tirannia degna di nota è quella degli Ortagoridi di Sicione, una polis non distante da Corinto. Gli albori di questa dinastia sono piuttosto oscuri, ma sembra certo che il primo fu Ortagora, insignito della carica di polemarco (capo militare, come a suo tempo Cipselo). Della sua tirannide abbiamo poche notizie, tuttavia del suo successore Clistene, abbiamo maggiori informazioni, tramandateci da Erodoto.

Clistene, il quale divenne tiranno all’inizio del VI secolo a.C., attuò una dittatura con un carattere del tutto particolare: Clistene era il nipote dell’omonimo riformatore ateniese che vedremo a breve, e come sua particolarità attribuì alle varie tribù dei nomi di animali. È così che c’erano gli Hyatai, gli Oneatai e i Choireatai (vale a dire i porcai, gli asinai e gli allevatori di porcellini) che si contraddistinguevano alla tribù di Clistene denominata Archeolai, ovvero capi del popolo. Che ci fossero delle varie tribù all’interno delle polis è affermato in più fonti e la maggior parte delle volte erano tradizionalmente tre tribù doriche e quattro ioniche, mentre Sicione, se vogliamo dar fede al testo di Erodoto, poneva delle differenze rispetto al resto delle polis greche. Clistene fece partecipare Sicione alla prima guerra sacra in difesa del santuario di Delfi contro l’empietà degli abitanti di Crisa, aggiudicandosi così del consenso da parte delle polis alleate e naturalmente aggiudicandosi il consenso dell’oracolo delfico. La tiranne degli Ortagoridi si concluse nel 510 a.C. grazie a un intervento spartano che instaurò un regime oligarchico.

Altre tirannidi si presentarono anche nella parte orientale della Grecia con Policrate di Samo, Trasibulo di Mileto e Pittaco di Mitilene (sull’Isola di Lesbo). Anche nella parte occidentale, in Sicilia e nel mondo colonizzato, si presentarono delle forme di governo tirannico, sottolineando come le colonie greche fossero a tutti gli effetti facenti parte di quel sistema culturale e politico che si richiamava alla Grecia continentale. In particolare in Sicilia, ma anche nel restante mondo colonizzato, alle tensioni sociali si aggiungevano le problematiche condizioni di convivenza che si erano create con le popolazioni indigene: ciò portò ancor più all’emergere di figure tiranniche. Le tirannidi di Panezio da Leontini, di Falaride di Agrigento, di Cleandro di Gela e di Aristodemo di Cuma sono quelle più trattate dalla storia arcaica.

Come detto, le tirannidi occidentali presentano tratti sensibilmente diversi da quelle del restante mondo greco: la presenza dell’elemento indigeno e le circostanze della colonizzazione dall’altro, o ancora la presenza dei cartaginesi in Sicilia, o degli etruschi nel centro Italia, diede dei risultati anomali e peculiari.

All’inizio del nostro discorso sulla tirannide abbiamo detto che essa nasce come esigenza di trovare alternative e possibilità di sviluppo alla crisi aristocratica. Gli elementi a favore dei tiranni erano ben pochi, a partire dal potere oligarchico che essi esercitavano sulla maggior parte del demos. Perciò adesso analizziamo la figura che si contraddistingue antiteticamente al tiranno vale a dire il legislatore.

Di tutti i legislatori greci di cui abbiamo notizia, senz’altro quelli di cui abbiamo più nozioni sono Licurgo di Sparta e Solone di Atene. La figura del legislatore appariva nel mondo delle polis greche ogni qual volta si presentava una figura al potere che minacciasse il buono e corretto svolgimento della vita pubblica: queste figure erano quasi salvifiche e spesso venivano divinizzate perché restauratrici della legge, intesa come un bene comune da avere e rispettare. La divinizzazione come detto dei legislatori (e in particolare di Licurgo) ha spesso portato nelle fonti che gli storici hanno dovuto analizzare difficoltà di interpretazione, dovendo scindere il falso dal vero: non certo un mestiere facile, quello dello storico, il quale deve rincorrere le vere notizie, senza farsi abbindolare dalle false. La storia di Sparta ad ogni modo è una storia particolare anche perché:

“Sparta è una polis senza voce propria. Nessuno Spartano, prima della fine del III secolo a.C., ritenne utile mettere per iscritto la storia spartana; il primo a farlo fu Sosibio […], ma della sua opera non rimangono che pochi frammenti.”[i]

Per cui la ricostruzione della storia di Sparta è ancora più complessa. Sembra comunque che essa sia stata contrassegnata da diverse tappe che ne hanno chiarificato la storia: ad esempio la sua fisionomia sembra essere stata data dall’unificazione di quattro villaggi di origine dorica (Cinosura, Limne, Mesoa e Pitane) nella piana dell’Eurota. Poi dopo la fondazione di questa polis ci sono stati momenti di guerre terribili, alternati a brevi momenti di pace. A che punto della storia spartana si inserisce Licurgo? Ciò è molto difficile da dire con certezza, per questo ci appelleremo al “forse”.

Licurgo dal principio, come ci narra Plutarco in Vita di Licurgo, consultò dapprima l’oracolo di Delfi il quale con una rhetra (un responso che però ci è giunto in forma arcaica) disse allo spartano che avrebbe dovuto attuare una nuova ripartizione dei membri della comunità civica all’interno delle tribù (philay) e delle unità militari (òbai), nonché una ripartizione dei poteri della gherousia, il consiglio dei trenta. Licurgo divise la società in tre classi: gli spartiati, i perieci e gli iloti. Gli spartiati erano gli aristocratici, che componevano l’apella, un’assemblea che eleggeva la gherousia, nonché gli efori, ossia i cinque magistrati che determinavano la politica estera e interna.

Fra gli spartiati venivano scelti due re, che infatti danno a Sparta la caratteristica di essere una diarchia. I perieci erano i piccoli proprietari che prestavano servizio militari. Infine, c’erano gli iloti ovvero i contadini privi di diritti politici e civili.

Sparta, nel periodo preso in questione (VIII-V secolo a.C.), diventerà un modello in tutta la Grecia. Questa polis ebbe modo di sperimentare un’importante forma di eunomia, ovvero un buon ordinamento politico che consentì alla comunità della polis di vivere periodi fiorenti e di pace interna, che faranno di Sparta appunto il modello di cui sopra parlavamo. Inoltre svilupperà un esercito che la renderà celebre e protetta da possibili incursioni esterne. Sparta sfuggì così al pericolo della tirannide, dando vita al concetto di libertà e di indipendenza tanto cara alle poleis, a partire dal V secolo a.C. in poi. Un discorso a parte, vista comunque la non semplicità degli argomenti, meritano Solone e Clistene per ciò che concerne la politica arcaica ateniese.


BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Pili W., “Introduzione alla storiografia greca: Erodoto, Tucidide e le figure minori”, www.scuolafilosofica.com, 2014, http://www.scuolafilosofica.com/3318/introduzione-alla-storiografia-greca-erodoto-tucidide-polibio-e-le-figure-minori

Poma G., Le istituzioni politiche della Grecia in età classica, Bologna, Il mulino, 2003

http://lgxserver.uniba.it/lei/personali/pievatolo/platone/sparta.htm

 


[i] Poma G., Le istituzioni politiche della Grecia in età classica, Bologna, Il mulino, 2003


Wolfgang Francesco Pili

Sono nato a Cagliari nell’aprile del 1991. Ho da sempre avuto nelle mie passioni, la vita all'aria aperta, al mare o in montagna. Non disdegno fare bei trekking e belle pagaiate in kayak. Nel 2010 mi diplomo in un liceo classico di Cagliari, per poi laurearmi in Lettere Moderne con indirizzo storico sardo all'Università degli studi di Cagliari con un'avvincente tesi sulle colonie penali in Sardegna. Nel bimestre Ottobre-Dicembre 2014 ho svolto un Master in TourismQuality Management presso la Uninform di Milano, che mi ha aperto le porte del lavoro nel mondo del turismo e dell'accoglienza. Ho lavorato in hotel di città, come Genova e Cagliari, e in villaggi turistici di montagna e di mare. Oggi la mia vita è decisamente cambiata: sono un piccolo imprenditore che cerca di portare lavoro in questo paese. Sono proprietario, fondatore e titolare della pizzeria l'Ancora di Carloforte. Spero di poter sviluppare un brand, con filiali in tutto il mondo, in stile Subway. Sono stato scout, giocatore di rugby, teatrante e sono sopratutto collaboratore e social media manager di questo blog dal 2009... non poca roba! Buona lettura

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