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Le guerre persiane – L’inizio di una nuova epoca

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Leggi la scheda L’evoluzione verso le pòlis


Con l’articolo precedente riguardante l’Atene di Pisistrato e Clistene abbiamo chiuso il discorso per ciò che riguarda la storia della Grecia arcaica, che abbiamo visto essere composta di importanti tappe a partire dalla storia della civiltà Micenea, punto di partenza storico essenziale per il centrale sviluppo della società greca nell’VIII secolo a.C.. Da adesso in poi analizzeremo i fatti che si succedono dal V secolo a.C. in poi, periodo considerato l’apogeo delle poleis, soprattutto della polis Atene, dove la democrazia si è radicata a livello sociale e inquadrata a livello istituzionale grazie alle riforme di Efialte: Atene costituirà un modello per lo sviluppo di molte città stato. Atene vivrà un periodo di grande prestigio e di dominio sul Mar Egeo. È il periodo in cui fioriscono le grandi arti letterarie che ci sono giunte intatte fino ai giorni nostri, come le tragedie di Euripide, Sofocle e Eschilo, le commedie di Aristofane, e ancora in cui nascono i grandi storiografi greci vale a dire Tucidide ed Erodoto. La successiva Guerra del Peloponneso determinerà la fine degli equilibri del “secolo di Pericle”.

Tuttavia il V secolo a.C. si apre con la minaccia di un impero sempre più forte ed egemone nel mondo orientale, situato fra l’Iran e l’India, laddove un millennio dopo nasceranno gli scacchi: si tratta dell’impero persiano costruito da Ciro e poi Cambise, e poi Dario. Proprio quest’ultimo fu il fautore di una politica espansionistica che andò a ledere gli interessi del popolo greco.

L’unica fonte per ciò che concerne lo studio delle guerre persiane è il racconto di Erodoto di Alicarnasso. Sin dal prologo Erodoto descrive le guerre tra il mondo greco e quello persiano come uno scontro tra civiltà: la prima portatrice di ideali di democrazia e libertà, la seconda di dispotismo e imperialismo tirannico che, da ora in poi, sarà il marchio ideale (e spesso fallace) di ogni sistema di governo orientale contrapposto a quello occidentale, il cui termine canonico si fisserà con Hegel. Tra tutti gli storiografi Erodoto è colui che maggiormente richiede l’uso della critica: infatti, sebbene le sue storie siano sostanzialmente veritiere, talvolta sembra cadere in contraddizione con altri dati di fatto.

Il 547 a.C. è la data d’avvio del clash di civiltà, quando a seguito del dominio di Ciro sull’Asia minore e la parallela scomparsa del regno della Lidia, i Persiani conquistarono le città greche della costa occidentale dell’Asia minore, comprese le isole: se delle poleis come Mileto e come Samo avevano tentato di opporsi con maggior vigore al nuovo dominatore, i Persiani ebbero la meglio imponendo un loro tiranno all’interno delle città conquistate.

La cosiddetta rivolta ionica ebbe inizio all’alba del V secolo a.C., precisamente nel 496 a.C., alcune di queste città conquistate, prima fra tutte la Mileto, guidata da Aristagora, si ribellarono contro il dominio persiano che non solo gli aveva portato via la loro precedente isonomia (autonomia), ma aveva anche posto dei pesanti tributi a favore delle casse del grande impero persiano. La rivolta di Mileto è stata la miccia dei successivi eventi: Aristagora chiese e ottenne l’aiuto da parte di Atene che inviò una flotta di venti navi in soccorso degli insorti e contribuì allo sforzo bellico in difesa della città greca anche la più piccola Eretria, che inviò un contingente di cinque navi, poi congiuntesi alla flotta ateniese. La presa della città Sardi nel 495 a.C. da parte del contingente persiano, città che venne data alle fiamme, fu un momento importante di questa fase iniziale dello scontro.

I problemi di questa vittoria giunsero rapidamente: l’offensiva ionica aumentò la determinazione di Dario, il quale arruolò un grande esercitò di mercenari e sedò prima nel 494 a.C. la rivolta ionica, per poi quattro anni più tardi fare rotta verso Atene nella pianura di Maratona: Dario richiese un pesante tributo ai cittadini ateniesi e agli spartani. Le due poleis si rifiutarono scatenando la furia persiana e dando avvio alla prima guerra persiana.

Se all’inizio la collaborazione e partnership bipartisan Sparta e Atene sembrava dovesse condurre ad una stretta convergenza di interessi e vedute, le vedute differenti delle due polis non tardò a scatenare degli ulteriori problemi, nel mentre che la pressione persiana e gli eserciti persiani giungevano sempre più perigliosi: infatti, Milziade, lo stratega di Atene, chiese un immediato aiuto a Sparta contro il pericolo persiano, ma non ne ricevette alcuno da Sparta. Solo Platea rispose positivamente fornendo un contingente per la causa. Dal racconto di Erodoto emerge la figura eroica di Milziade, grazie al quale gli ateniesi riuscirono a vincere la battaglia di Maratona. Lo stratega ateniese viene descritto abile, forte, lungimirante, capace di dare una preparazione agli opliti eccellente e i fatti lo dimostrarono: i persiani furono battuti e annichiliti nella pianura maratonea e costretti ulteriormente ad abbandonare il campo dopo la seconda sconfitta nella baia del Falero. Per Atene questi due successi furono determinanti: si parò della vittoria nei termini di vere e proprie gesta eroiche di cui si conservò memoria nei secoli, dando vita al cosiddetto “superego” ateniese. La prima guerra persiana si conclude così a netto favore del mondo greco e della sua connessa isonomia.

A partire dal 486 a.C. fino al 480, intermezzo delle due guerre persiane, si ebbero importanti sviluppi. Per Dario, morto nel 486 a.C., la cocente sconfitta non fu sufficiente a determinare un cambiamento nella sua politica estera. A lui succedette Serse.

Ma anche ad Atene non si rimase inoperosi: Temistocle, durante gli anni d’oro del suo arcontato, dal ricavo delle miniere d’argento del Laurio, regione sud-orientale dell’Attica, costruì una imponente flotta militare. Le triremi erano navi da guerra in legno, massicce e robuste. Una trirema era lunga circa quaranta metri e dotata di una o due vele per la navigazione col vento in poppa, in alternativa un motore ad energia biochimica fornita da centosettanta uomini (disposti in tre file sovrapposte su ciascuna delle due fiancate) era pronto a remare e a seguire le manovre. Il breve periodo di pace fu sufficiente per ricondurre i greci sotto una lega di alleanza composta da Atene e Sparta e i loro alleati del Peloponneso: questo fu un accordo difensivo centrale: Serse era quasi pronto a muovere guerra alle polis dell’ellade per quella che sarebbe stata la seconda guerra persiana del 480 a.C..

In questa data Serse preparò un attacco sia per mare che per terra. I greci avevano circoscritto nella riunione dell’anno prima della lega ellenica i punti geografici a loro favore. Questi erano il passo delle Termopili, in terra, e il canale di Oreo vicino al Capo Artemisio, in mare. La conoscenza geografica degli elleni fu un fattore tatticamente e strategicamente determinante. I Persiani di Serse non ricevettero alcuna resistenza fino alle Termopili, dove ad attenderli c’era Leonida, lo stratega spartano, che malgrado un’eroica resistenza[1] non riuscì ad impedire l’avanzata dei persiani. All’Artemisio però lo scontro rimase incerto e le navi greche poterono ripiegare prima di essere distrutte da quelle persiane. Si alternarono mesi di stasi, durante i quali le decisioni degli strateghi sarebbero state fondamentali: Temistocle, dopo aver consultato l’oracolo di Delfi, sotto il consiglio di questo, disse che era preferibile abbandonare Atene agli invasori e piuttosto che “i bastioni di legno”, citati dall’oracolo, che avrebbero portato la lega ellenica alla vittoria. Questi “bastioni di legno” altro non erano che le triremi. Sempre nel 480 a.C. dunque l’Attica venne evacuata e lasciata alla mercé dei persiani. Nel settembre del 480 a.C. ci fu lo scontro decisivo sul campo di battaglia di Salamina, dove i persiani furono sconfitti. Serse, prostrato dalla totale perdita della flotta, dovette subire anche una grave sconfitta dallo stratega spartano Pausania che nel 479 a.C. lo sconfisse definitivamente presso Platea. Serse tornò in Asia sconfitto dall’abilità e dalla forza dei greci, mentre doveva affrontare un’altra rivolta all’interno del suo regno nella regione mesopotamica.

Le due guerre persiane portarono molti benefici ad Atene, che trarrà vantaggi da queste ed è a partire dal 479 a.C. che infatti domina l’egemonia ateniese. Le guerre persiane erano state però la vittoria del mondo greco composto da uomini liberi, semplicemente più disciplinati, contro il mondo barbaro più numeroso, ma disorganizzato e meno motivato nell’insieme in quanto guidato dalla forza più che dall’obiettivo.

Molti storici definiscono infatti la vittoria di Salamina, come la “sconfitta della libertà”, in quanto lo strapotere di Atene in questo delicato periodo storico fu il motivo scatenante delle fratture e rivalità mai sanate con le altre polis, in particolare con Sparta, la quale a sua volta rivendicava una preminenza politica e militare. Già a partire dal 478 a.C. ci furono pretesti di contenziosi fra Sparta e Atene: Pausania favorevole a proseguire la guerra contro il mondo persiano organizzò una spedizione contro Cipro e Bisanzio, e fu proprio nella futura Costantinopoli, che si verificò la rottura fra le due poleis: mentre gli alleati affidavano agli ateniesi le sorti della guerra contro Bisanzio, Pausania dovette tornare a Sparta, con l’accusa da parte degli alleati di Atene (e di Atene stessa) di aspirare all’instaurazione di una tirannide. Gli spartani si ritirarono dall’alleanza, dove ormai a capo c’era stabilmente Atene, la quale nel frattempo aveva iniziato la ricostruzione della cinta muraria destinata ad impedire nuovi assalti dal parte del nemico futuro.

Nei tempi antichi, come avere una flotta maggiore rispetto a un’altra presupponeva rispetto da parte degli inferiori, anche avere una cinta muraria possente e impenetrabile era motivo di prestigio: Atene aveva entrambe le caratteristiche della città potente per il mondo greco e ottenne così il dominio dell’Egeo.

Nel 477 a.C. circa venne formata la Lega di Delo, della quale non si conosce l’obiettivo: infatti, era una semplice confederazione di città, o una semplice simmachia, un’alleanza militare? Il solo aspetto che ci è noto, è che questa lega avesse un tesoro in comune, depositato nell’isola di Delo (arcipelago delle Cicladi) e alimentato dal phoros, il tributo richiesto dagli alleati che non contribuivano né con un contingente navale né con un contingente oplitico. Dall’altro canto, si formò la Lega del Peloponneso, capeggiata dall’ormai rivale di Atene, Sparta.


BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Mossè C., Storia dei Greci, Carocci Editore, Roma, 1997

Musti D., Storia Greca, Meridiani Mondadori, Milano, 1989

Lotze D., Storia Greca, il Mulino, Bologna, 1995

Cordano F. e Schirippa P., Le parole chiave della storia greca, Carocci Editore, Roma, 2008.

Pili G., Guerra e società nel mondo antico, www.scuolafilosofica.com, 2013.

Pili W., Il problema delle origini: gli albori della civiltà greca e le fonti archeologiche mediate dalle fonti linguistiche, www.scuolafilosofica.com, 2013.

Pili W., Introduzione alla storiografia di Erodoto, Tucidide, Polibio e le figure minori, www.scuolafilosofica.com, 2013.

Pili W., Civiltà micenea, www.scuolafilosofica.com, 2014.

Pili W., L’evoluzione verso le pòlis, www.scuolafilosofica.com, 2014.

Pili W., La nascita delle pòlis, www.scuolafilosofica.com, 2014.


[1] Testimoniata anche da recenti e discutibili film dove come protagonisti ci sono uomini-culturisti, come se i ginnasi servissero a questo!


Wolfgang Francesco Pili

Sono nato a Cagliari nell’aprile del 1991. Ho da sempre avuto nelle mie passioni, la vita all'aria aperta, al mare o in montagna. Non disdegno fare bei trekking e belle pagaiate in kayak. Nel 2010 mi diplomo in un liceo classico di Cagliari, per poi laurearmi in Lettere Moderne con indirizzo storico sardo all'Università degli studi di Cagliari con un'avvincente tesi sulle colonie penali in Sardegna. Nel bimestre Ottobre-Dicembre 2014 ho svolto un Master in TourismQuality Management presso la Uninform di Milano, che mi ha aperto le porte del lavoro nel mondo del turismo e dell'accoglienza. Ho lavorato in hotel di città, come Genova e Cagliari, e in villaggi turistici di montagna e di mare. Oggi la mia vita è decisamente cambiata: sono un piccolo imprenditore che cerca di portare lavoro in questo paese. Sono proprietario, fondatore e titolare della pizzeria l'Ancora di Carloforte. Spero di poter sviluppare un brand, con filiali in tutto il mondo, in stile Subway. Sono stato scout, giocatore di rugby, teatrante e sono sopratutto collaboratore e social media manager di questo blog dal 2009... non poca roba! Buona lettura

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