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Mese: Aprile 2017

Storia della follia nell’età classica – Michel Foucault

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Storia della follia nell’età classica (1961) è un trattato di Michel Foucault, scritto come dissertazione dottorale, per altro rifiutata prima da una università scandinava e poi accettata, ma senza grandi elogi, in Francia. Si tratta probabilmente di uno dei testi fondamentali del filosofo francese, già pienamente espressione di quella “archeologia del sapere” che egli intendeva proporre come sua prospettiva filosofica, a suo modo, neo-illuministica.

Uno dei valutatori della tesi di Foucault aveva osservato che il libro non è né propriamente una “storia” né propriamente una analisi filosofica. E’ difficile non concordare con questo giudizio, per quanto non si possa negare il peculiare valore dell’opera. Non si tratta di una analisi storica perché, per quanto Foucault si rifaccia anche a materiale archivistico e a opere di “esperti” e medici dell’età classica (XVI-XVIII secoli), non sono comunque sufficienti fondare una narrativa esclusivamente fondata su fatti o su ricostruzioni causali di essi. Non solo i fatti riportati vengono continuamente analizzati da un punto di vista filosofico, ma molto spesso vengono presentati proprio come conseguenze di contenuti culturali. Foucault si industria per mostrare quanto la nozione stessa di follia (che è una categoria della sragione, concetto più ampio e mai pienamente chiarito ma ripreso continuamente) sia culturally laden. Quindi, in questo senso, proporre una “storia” della follia è anche scavarne i significati culturali. Ma anche da questa prospettiva può essere un’esperienza frustrante quella di cercare di districarsi nella densissima analisi dei “significati” della follia, senza mai giungere ad un risultato chiaro e distinto.

La banalità del male – Hannah Arendt


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Malgrado gli sforzi del Pubblico ministero, chiunque poteva vedere che quest’uomo [Eichmann] non era un “mostro”, ma era difficile non sospettare che fosse un buffone.

La banalità del male – Hanna Arendt

 

La banalità del male è una riflessione sull’olocausto, incentrata e sviluppata sulla base del reportage sul processo a Adolf Eichmann (1906-1962), tenuto a Gerusalemme, sotto un tribunale israeliano. Hannah Arendt non si limita solamente a riportare i fatti emersi all’interno del processo, ma amplia continuamente il discorso sulla storia dei fatti principali dell’olocausto. Non è un libro che ricostruisce la storia degli eventi della Germania Nazista e non ha l’intento di esaurire nessun genere di argomento, ma solo di considerare il ruolo di un uomo all’interno dell’organizzazione nazista dell’olocausto.

[Segnalazione] Intervista a Giangiuseppe Pili sul libro “Filosofia pura della guerra”

Carissimi,

E’ con mio grande piacere segnalarvi la mia intervista sul libro “Filosofia pura della guerra“, il sito “Letture.Org”. Chiunque voglia leggerla, rimando qui. Colgo l’occasione per ringraziare la redazione del sito in questione, che ha posto delle così interessanti domande.

Buona lettura,

Giangiuseppe Pili

The Wolf of Wall Street – Martin Scorsese

Interessato alla filosofia del cinema?

Pili G., (2019), Anche Kant amava Arancia Meccanica – La filosofia di Stanley Kubrick, Pistoia: Petite Plasiance


The Wolf of Wall Street (2013) è probabilmente uno dei massimi capolavori degli ultimi decenni e senza dubbio un film che è destinato ad entrare nella storia del cinema. Scorsese ci aveva regalato dei giganteschi flop solamente se pensiamo ad Aviator (2004) e c’erano i fondati timori di una sua continua parabola discendente. Non solo.

Scorsese è qualcosa di più di un regista qualunque. E’ il regista di un film straordinario, immortale e perfetto come Taxi Driver (1976), ovvero uno dei film che rendono il cinema un’arte degna dei massimi capolavori della musica e della pittura occidentale. Quindi, anche film come The Departed (2006) o come Shutter Island (2010) vengono ridimensionati di fronte al fatto che non si possono paragonare alla grandezza dell’uomo solo, nella grande città, che vive all’inferno, il suo, quello di tutti e che alla fine decide che “qualcuno la deve pagare”. Travis è l’uomo in croce, vittima del destino e che dal destino tenta di sfuggire. E infatti “qualcuno la paga” davvero. E’ il racconto di una parte degli Stati Uniti ed è una storia di tutta l’umanità: la lotta non per la sopravvivenza ma per una vita ripulita, degna di qualche scopo.

Considerazioni su scienza e mistero di Dio


Dal capitolo Il Dio di Einstein del libro Einstein. La sua vita, il suo universo, scritto dal giornalista e biografo Walter Isaacson (2007, faccio riferimento all’edizione Arnoldo Mondadori 2008), apprendiamo che nell’aprile 1929 un noto rabbino di New York, Herbert S. Goldstein, in un telegramma, chiese al fisico di origine ebraica Albert Einstein – il quale aveva vinto il Premio Nobel per la Fisica nel 1921, non per la sua teoria della Relatività bensì per la sua interpretazione quantistica dell’effetto fotoelettrico – se credesse in Dio, invitandolo a rispondere in modo sintetico. La risposta dello scienziato fu: «Credo nel Dio di Spinoza, che si rivela nell’armonia governata da leggi di tutto ciò che esiste, ma non in un Dio che si preoccupa del destino e delle azioni dell’umanità». In un intervento tenuto il 10 settembre 1941 a un simposio svoltosi a New York, dedicato ai mutui rapporti fra scienza, filosofia e religione, Einstein espresse il rapporto fra scienza e religione attraverso una metafora divenuta celebre: «La scienza senza la religione è zoppa, la religione senza la scienza è cieca» (pp. 375 e 377).

Nuove frontiere della pubblicazione in psicologia e scienze cognitive?

Dalla rivista Cortex soffia un vento di radicale cambiamento, per mezzo del quale si tenta di traghettare le riviste scientifiche di settore verso nuovi lidi. Ci riferiamo all’iniziativa registered reports, la quale prevede che ad essere valutato dalla rivista non sia il manoscritto che riporta i dati raccolti, analizzati e interpretati dal gruppo di ricerca, ma la domanda di ricerca stessa e il metodo con cui ad essa si intende dare risposta. Se la proposta di studio inviata alla rivista viene ritenuta valida, ai proponenti è garantita la pubblicazione, naturalmente una volta raccolti e analizzati i dati, e rispettati alcuni criteri minimi. Il classico processo di valutazione del lavoro da parte della rivista verrebbe dunque anticipato al momento in cui il gruppo di ricerca progetta l’esperimento, dunque prima della raccolta dei dati.