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Tag: Satira

Oratoria e storiografia in epoca della Roma arcaica: Ennio, Catone e altre figure

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ORATORIA E STORIOGRAFIA IN EPOCA ARCAICA

Catone è sicuramente il più grande oratore del II secolo a.C., di cui è rimasta nota la fama. Fra i contemporanei di Catone spiccavano Scipione l’Africano Maggiore, Quinto Fabio Massimo detto il cunctator e Lucio Emilio Paolo. Su quest’ultimo non ci sono giunte molte informazioni.

A Catone, come vedremo più avanti più approfonditamente, oltre ad essere il maggiore oratore del suo tempo, viene attribuita l’istituzione storiografica in lingua latina, con la stesura delle Origines. I temi letterari all’epoca erano molto influenzati dall’opinione dell’élite senatoria e della classe dirigente.

In precedenza non v’era stata alcuna produzione storiografica in latino, piuttosto un’annalistica scritta in greco da componenti della classe dirigente: la scelta del greco era un chiaro segnale di rottura dagli schemi degli annales pontifices ed era motivata dalla necessità di raggiungere il pubblico non latino di ambito mediterraneo in una sorta di propaganda anti-cartaginese. Il primo di questi annalisti fu Fabio Pittore, appartenente ad una classe familiare piuttosto potente a Roma, la gens Fabia. La sua opera storica partiva dalla fondazione di Roma sino alla seconda guerra punica: era notevole infatti l’interesse verso le origini di Roma, sia per l’età regia che, per gl’inizi della Repubblica, da cui si facevano risalire molte delle tradizioni romane e dei loro usi e costumi, interpretazione tradizionale che verrà ripresa anche da Tito Livio.

La deformazione storica determinata dall’opposizione con Cartagine, secondo Polibio, faceva sì che il resoconto di Fabio Pittore risultasse del tutto inobbiettivo; stesso discorso valeva per il filo-cartaginese Filino. Un altro annalista, di cui invece Polibio e Dionigi di Alicarnasso riconosceranno obiettività, fu Lucio Cincio Alimento che non va confuso con un omonimo scrittore di antiquaria di epoca successiva. Altri annalisti che scrivessero in greco furono Gaio Acilio e Aulo Postumio Albino. Quest’ultimo fu canzonato e deriso da Catone, il quale criticò l’uso di un greco alquanto imperfetto.

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