Press "Enter" to skip to content

Autore: Giangiuseppe Pili

Giangiuseppe Pili è Ph.D. in filosofia e scienze della mente (2017). E' il fondatore di Scuola Filosofica in cui è editore, redatore e autore. Dalla data di fondazione del portale nel 2009, per SF ha scritto oltre 800 post. Egli è autore di numerosi saggi e articoli in riviste internazionali su tematiche legate all'intelligence, sicurezza e guerra. In lingua italiana ha pubblicato numerosi libri. Scacchista per passione. ---- ENGLISH PRESENTATION ------------------------------------------------- Giangiuseppe Pili - PhD philosophy and sciences of the mind (2017). He is an expert in intelligence and international security, war and philosophy. He is the founder of Scuola Filosofica (Philosophical School). He is a prolific author nationally and internationally. He is a passionate chess player and (back in the days!) amateurish movie maker.

Elementare, come dire: “Guardo l’orologio”. Il racconto di un’esperienza di Volontariato.

Di Pili G.                 www.scuolafilosofica.com

Il mio primo giorno di lezione nella scuola serale per extracomunitari, l’istituto “La tenda” a Milano in via Livigno, è stato un mesetto fa, quando, insieme ad un altro “docente” più anziano, ho testato le mie doti d’insegnante. Erano le sette e mezzo di sera, quando Giancarlo mi ha lasciato lo spazio per improvvisare una lezione.

Facciamo qualche precisazione. La lezione verteva su argomenti assai speciosi, di genere filosofico e astratto, quali le lettere dell’alfabeto, in particolare le vocali “e” ed “o” e il suono delle lettere “c” e “g” con o senza “h”. Per chi non lo sapesse, come me allora, gli arabi non hanno i suoni “e” e “o” né lettere corrispondenti nel loro alfabeto. Era la prima volta che mi trovavo di fronte a delle persone che non riuscissero a pronunciare alcune vocali. E’ un fatto curioso, importante e che porta a tanti pregiudizi pericolosi, quello di credere che ciò che sia più semplice è ciò che ci risulta più facile.

Piccole osservazioni tra manifestazioni vecchie e nuove.

Di Giangiuseppe Pili.                                                  www.scuolafilosofica.com

Quanto è il peso intenzionale delle azioni di chi ha fatto il ’68, determinarne o definirne la quantità può essere illuminante. Un problema molto importante è: la responsabilità dei processi storici è individuale o di masse? Consigliando la lettura del Paradosso della responsabilità sociale, (già presente in www.scuolafilosofica.com), vogliamo precisare il punto: non è possibile che sia la società, sia l’individuo siano elementi responsabili. Se la responsabilità dei processi storici è nelle mani delle masse allora non è nelle mani del singolo essere umano. Questo si deduce dall’assunzione che la società può essere definita responsabile solo in quanto tutto unito: altrimenti si ricade nel paradosso che parti di società sono ancora società in grado di agire indipendentemente e così via fino ad arrivare al singolo. Ma, viceversa, se il singolo è responsabile allora non lo è la massa in quanto due individui agiranno ciascuno per sé indipendentemente dal resto della società e quest’idea, cioè che la responsabilità è un fatto individuale, è stata riconosciuta anche dal tribunale di Norimberga dove solo i singoli nazisti furono riconosciuti colpevoli ma non l’intera Germania.

Siamo tutti una stessa gente – Scacchi e carcere

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Jail_cell_with_chess_board_sf_alcatraz.JPG

Scopri Intelligence & Interview di Scuola Filosofica!

Iscriviti alla Newsletter!


Il dodici dicembre di quest’anno era una domenica qualunque. A Milano faceva un freddo pungente, sebbene senza i picchi dei momenti peggiori. Eppure per nove scacchisti non fu una giornata come tutte le altre: stavano per andare in carcere, a Bollate. Si trattava di andare a sfidare alcuni ragazzi che avevano seguito un corso grazie agli istruttori dell’Accademia di Scacchi di Milano: Elia Mariano, Andrea Bracci e Francesco Gervasio.

Questa non era una manifestazione estemporanea e non era neppure un’iniziativa rapsodica, sebbene pur sempre importante. L’Accademia, infatti, ha stretto una collaborazione con l’organizzazione carceraria fin dal 2008 e si va consolidando nel tempo. Tutto iniziò da una richiesta di un giudice in pensione, Franco Cecconi, ex socio dell’Accademia. Egli faceva volontariato nel carcere tenendo lo sportello giuridico. Egli lavorava proprio nelle carceri e aveva sostenuto, non senza qualche fondamento, che se per mestiere aveva fatto di tutto per tenere i delinquenti al fresco, aveva, adesso, l’esigenza di fare qualcosa di buono per loro e, magari, di tirarli fuori.

Ritmi Africani: un’associazione di volontariato.

 Di Pili G.,               www.scuolafilosofica.com

Nel 2001 è nata un’associazione umanista di volontariato dal nome affascinante: Ritmi Africani. Affascinante non è esclusivamente il nome, ma la loro breve ed intensa storia, le loro attività e i loro ideali. Andiamo a conoscerli meglio.

L’associazione nasce a Torino nel 2001, ma di recente sta aprendo una nuova sede anche Milano. Essa fonda la sua identità sui valori inalienabili dell’uomo, in particolare sull’affermazione del diritto alla dignità della vita, alla salute e all’istruzione. Ritmi Africani non ha come ideali degli astratti concetti e opera all’interno della consapevolezza che quei diritti fondamentali devono esserlo per tutti, non per pochi.

1989 – i fatti rilevanti

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Tiananmen_Square.jpg

Scopri Intelligence & Interview di Scuola Filosofica!

Iscriviti alla Newsletter!


Tutti ci ricordiamo del muro di Berlino, della definitiva caduta di un simbolo d’illibertà, oppressione e intolleranza. Senza dubbio un grande evento, forse ingigantito in Occidente dal rumore degli scricchiolii dell’ormai fatiscente Unione Sovietica, nemico storico da sempre dei regimi liberali. L’URSS era destinata a seguire al crollo del suo muro di lì a qualche anno.

A distanza di vent’anni da quel 1989, molti si saranno dimenticati di altri avvenimenti molto importanti. Una certa signora birmana, insignita del premio Nobel per la pace, fu costretta agli arresti domiciliari. Un tizio di nome Tenzin Gyatso si oppose all’invasione cinese della sua terra natale, il Tibet, e fu costretto all’esilio in India. In una piazza di Pechino migliaia di ragazzi manifestavano contro il governo cinese per l’assenza di dialogo democratico, per l’immobilismo istituzionale e per il controllo culturale di regime. Una sonda spaziale, Voyager, inseguiva il grande pianeta blu, Nettuno. La signora era Aung San Suu Kyi, Tenzin Gyatso era il Dalai Lama e la piazza era quella di Tienanmen.

L’ignoranza non paga per sempre – Un’analisi critica della situazione carceraria in Italia.

Non molto tempo fa, due fatti piuttosto inquietanti: la morte di un giovane in prigione in circostanze oscure, Ciro Ruffo; il suicidio di un’ex brigatista, Diana Blefari. L’indignazione pubblica è sorta e tramontata, seguita a ruota dai mass media e dal ministro della Giustizia, costretto a scomode inchieste.

Aspettando i risultati, diamo uno sguardo a dati concreti. Secondo un articolo del “Corriere della Sera”, i suicidi in carcere nel solo 2009 sono stati in totale 67, [1] le morti 169. In un altro articolo, alcuni politici sostengono che la qualità di vita nelle prigioni spinga a gesti estremi, fino al suicidio. [2] In Italia, dal 1990 al 2000 c’è stato un aumento di 20.000 detenuti, cioè si è passati da 32.000 detenuti a 53.000.[3] Sempre per la stessa decade di riferimento, per ogni anno c’è stata una media di due milioni di delitti denunciati, cioè, se la popolazione italiana è di sessanta milioni, c’è una denuncia ogni trenta persone. Ma il dato più significativo viene da un’altra serie di dati: 55.624 detenuti nel 2001, quasi uno ogni mille abitanti, per 43.507 posti letto disponibili. La densità carceraria era la seconda d’Europa, inferiore solo a quella greca. In due parole: le carceri sono sovraffollate, la qualità della vita non può che essere conseguente.

L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro.

Di Giangiuseppe Pili                           www.scuolafilosofica.com

Stiamo assistendo ad un fenomeno vecchio e nuovo allo stesso tempo: contrapposizione radicale tra aziende e lavoratori. Due fenomeni distinti, uniti dalla medesima causa: il recente caso FIAT e lo sciopero dei calciatori.

Quanto siano importanti queste due vicende lo mostra il fatto che è pressoché impossibile farsi un’idea di esse attraverso la stampa in generale. E’ curioso che questo fatto sia stato segnalato da un articolo de La repubblica che, però, non contribuiva in alcun modo positivo alla chiarificazione della vicenda. Ma, allora, di che si tratta?

Politica e diritto in Michel Foucault. Russo V.

 A cura di Russo V.

 www.scuolafilosofica.com             www.vincenzorusso.sitiwebs.com

Politica e diritto sono i concetti che fondano la vita sociale dell’individuo; essi incarnano problematiche senza tempo, infinitamente aperte alla trattazione.

Tra gli approcci più radicali a questi temi spicca quello di Michel Foucault che, attraverso un’innovativa analisi microfisica, mette in luce un cambiamento di strategia nei modi di manifestazione e di esercizio del potere il quale, da un certo punto in poi della storia, può essere studiato come un fascio fluttuante di relazioni in grado di assoggettare anche la vita biologica dell’individuo. In tal modo, da produttore e gestore del potere, il soggetto ne diviene il mero prodotto.

La scienza di Talete. Bonet A.

A cura di Aldo Bonet.

www.scuolafilosofica.com                         e          www.storiadellamatermatica.it

La Scienza di Talete è un’opera nata nel 1977 quando ancora ero uno studente tra i banchi di scuola per geometri A.Capitini di Ivrea (TO), non deve stupire che uno studente geometra abbia compiuto un’opera ineccepibile che ha incuriosito le menti matematiche dei maggiori storici attuali, recenti e del passato, poiché la storia del pensiero scientifico prepitagorico è più materia per geometri, artigiani, che per matematici aventi una cultura di impostazione universitaria fatta di un nozionismo astratto in senso moderno.

Ricordi. Di Pili W.

Di Pili W.                      www.scuolafilosofica.com

Dalla mia vita è sempre emersa una verità inoppugnabile, ovvero come io sia una persona incline al movimento, al gioco, all’osservazione, all’avventura. Ed è infatti per questo motivo, che posseggo un luogo a me più caro rispetto ad altri. In questo caso, voglio parlarvi della casa al mare di mia nonna, in particolare di una sorta di capannone, ormai entrato nella leggenda dei più, che fungeva un tempo da magazzino, ora funge a farmi sentire felice, un motivo molto nobile oserei dire.