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Categoria: Segnalazioni

I numeri magici di Fibonacci – Keith Devlin

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I numeri magici di Fibonacci è uno dei libri della collana La matematica come un romanzo che sta uscendo periodicamente per settimana con il Corriere della sera. Abbiamo già avuto modo di parlare della lodevole iniziativa di una delle più importanti testate italiane, ma in questa sede vorremmo considerare il volume di Keith Devlin. Non si tratta propriamente di un lavoro introduttivo ad una parte della matematica, quanto di un libro che racconta la storia di uno dei matematici più importanti del medioevo, per quanto uno dei più sconosciuti. Di Leonardo Fibonacci abbiamo pochissime attestazioni e la sua stessa opera viene riscoperta e tradotta in inglese solo di recente, per via del fatto che essa viene ripresa e rielaborata, quando non diventa così inclusa nella nostra normale prassi di calcolo da diventare scontata, ancorché non banale. Infatti, come molte opere di genio, ciò che è stato il frutto di grande lavoro e di grande studio spesso viene compattato in modo da acquisire i risultati senza la coscienza di ciò che ha potuto garantire quegli stessi risultati. D’altronde, nessuno che sappia fare due più due sa indicare il motivo per cui non fa tre o, per meglio dire, non sa esibire una dimostrazione rigorosa di questo fatto. Allo stesso modo, quando eseguiamo i calcoli delle moltiplicazioni presenti nelle tabelline nessuno sa quali sono le ragioni che ci danno fiducia su quei calcoli. Per questo il libro di Keith Devlin risulta essere così interessante: perché riconsidera la storia non di un artista, non di uno scrittore o di un uomo d’arme, ma di un matematico che ha avuto talmente tanti influssi da essere presto dimenticato in nome dei suoi risultati così acquisiti da venire considerati ovvi. Ed è sempre dal presunto ovvio che si scoprono le più grandi novità perché è esattamente ciò che sembra banale senza esserlo.

Discussioni sugli scacchi – Il bilancio di un’esperienza innovativa

Il giovedì 12 di giugno del 2014 si è chiusa un’esperienza unica, almeno, a mia memoria. Senza dubbio, è stata un’esperienza unica per il sottoscritto per molti motivi. Ma iniziamo dal principio.

Partecipo alle attività di circoli di scacchi da quando ho quattordici-quindici anni. Cioè da quasi dodici anni. Le principali iniziative sono sempre state di natura agonistica (tornei) o tecnica (lezioni di maestri o grandi maestri). Molto raramente si è presentata l’occasione per parlare degli aspetti culturali e sociali del gioco. E anche in questo caso ci si sentiva in dovere di rimanere ancorati alla storia degli scacchi in modo più o meno stringente. L’idea di considerare gli scacchi esclusivamente dalle prospettive culturali o sociali è sempre stata vista con sospetto, specialmente da chi ritiene che gli scacchi non siano semplicemente un gioco, uno strumento (di aggregazione, divertimento, condivisione…) ma un vero e proprio mestiere retribuito o diversamente retribuito, se non lo scopo intrinseco di una vita. Mettendo gli scacchi come scopo ultimo, viene a cadere la possibilità di considerare gli scacchi come qualcosa di più di un semplice gioco. Proprio perché, appunto, risulta non sempre così chiaro perché dover giocare a scacchi e non dedicarsi allo studio, alla filatelia o ad altri giochi interessanti come il go, il RisiKo!, il bridge o il poker che, per quanti sforzi si facciano per far finta di ignorarli, risultano altrettanto degni di considerazione.DSCN0357
Sin da quando cominciai a pensare gli scacchi come ad uno strumento per visualizzare le varie teorie filosofiche, compresi quanto, in realtà, il nobil gioco sia un potente veicolo culturale ancora molto sottovalutato. Quando iniziai a prendere sul serio l’idea che gli scacchi possano essere un ottimo sistema didattico per discipline altrimenti astratte e lontane, mi resi conto che gli scacchisti sono un popolo che si caratterizza per alcune proprietà psicologiche comuni che normalmente sfuggono all’attenzione: la curiosità, la socievolezza (sui generis) e il riconoscimento del valore del piacere intellettuale. Gli scacchisti, a prescindere dal loro livello di gioco, sono persone che sono spinte a cercare novità, a interrogarsi sulle mosse, a comprendere l’avversario. Queste qualità indispensabili per il giocatore si fondano sulla psicologia stessa dello scacchista. In quanto tratti caratteriali, questi elementi psicologici sono trasferibili anche in altri ambiti.

La matematica come un romanzo: una collana di valore proposta dal Corriere della Sera

In questi giorni nelle edicole di tutta Italia è in uscita la collana La matematica come un romanzo, il cui titolo è sintesi perfetta delle intenzioni editoriali di una coraggiosa iniziativa del Corriere della sera e le cui informazioni sono disponibili nel sito apposito. Si tratta di una campagna culturalmente interessante quanto rara, laddove simili volumi sono spesso lasciati fuori dalla porta dalla gran parte degli uomini di cultura, siano essi umanisti o meno.Collana_Matematica_Corriere_della_Sera Gli umanisti, infatti, diffidano di tutto ciò che non rientra nei caratteri alfabetici, mentre i non umanisti spesso pensano con sufficienza e scetticismo a quanto viene proposto in modo comprensibile. Entrambi i versanti di una medaglia apparente si ritrovano curiosamente uniti contro un unico bersaglio polemico: la divulgazione scientifica. Il che non esclude che questa peculiare forma di scetticismo non sia anche rivolta contro bersagli leggermente meno evidenti (sul piano delle aspettative), come la divulgazione filosofica e la divulgazione della storia. E non è un caso che in diversi lavori divulgativi nelle prefazioni o nelle introduzioni (spesso per il solo lettore italiano) si cerchi di correre ai ripari per trovare delle ottime ragioni per leggere il libro.

A quanto pare, l’Italia non è tra i primi paesi nella conoscenza della matematica. O, per meglio dire: “L’Unione europea ha individuato nella competenza in matematica una delle abilità chiave per la realizzazione personale, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupabilità nella società della conoscenza del 21° secolo”.[1] E in sostanza si scopre che in generale sono pochissimi i paesi che possono dimostrare di avere un’ottima competenza matematica nelle fasce giovanili. Sempre in questo prezioso studio, si legge che due punti principali consistono nel migliorare le motivazioni dei ragazzi e la qualità degli docenti. Tuttavia, nello studio sembra mancare un altro aspetto centrale: lo sviluppo generale della cultura matematica.