Press "Enter" to skip to content

Tag: John Locke

Percorso di filosofia della guerra

La filosofia della guerra è una disciplina sostanzialmente ignorata dalla gran parte degli studiosi di warfare, di filosofia politica o di filosofia morale. Infatti la filosofia della guerra non ha ancora assunto un ruolo istituzionale preciso, motivo per il quale si può ancora far finta che essa non sia di interesse accademico nelle sue varie forme. Prima o poi ci si accorgerà del contrario, motivo per il quale noi presentiamo quanto è possibile trovare in questo ambito, soprattutto all’interno di SF2.0. Consigliamo la visione dei video nella playlist:

La filosofia della guerra è una disciplina che indaga i fondamenti e le ragioni della guerra: come e perché nasce una guerra, cosa è la guerra, come categorizzarla, quali sono le sue ragioni morali e soprattutto non morali sono le principali aree di interesse della disciplina. Per tanto essa si situa tra quegli ambiti su cui si riflette da millenni ma su cui non regnano risposte convincenti. Studiare filosofia della guerra significa imbarcarsi in un territorio multipolare in cui più discipline concorrono a illuminare dei pezzi particolari ma si stenta ancora a vedere l’intero. Le discipline più coinvolte sono gli studi strategici, gli studi sull’intelligence, la storia, la filosofia politica e la filosofia della storia.

John Locke – Vita e Opere

By Godfrey Kneller – Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=110128

Scopri Intelligence & Interview di Scuola Filosofica!

Iscriviti alla Newsletter!


Vita

Locke nasce a Bristol nel 1632, studia ad Oxford e lì vi insegnerà fino al 1667 per seguire il suo protettore, lord Ashley, futuro conte di Shaftensbury e esponente della nascente ala dei whig. Il filosofo si lega ad un personaggio fortemente impegnato in politica con il quale seguirà alcuni dei rivolgimenti da che movimentano l’Inghilterra di quegli anni e di cui Locke è il principale teorico.

Nel 1665 è al seguito dell’ambasciatore inglese presso l’elettore del Brandeburgo. Nel 1668 entra a far parte della Royal Society e in questi anni svolge l’attività di medico. Nel 1669 si trasferisce in Olanda perché lord Ashley viene accusato di tradimento. Tornerà in Inghilterra nell’89. Muore ad Oates nel Wessex nel 1704.

Critica alla morale edonistica dell’empirismo da Hobbes a Hume

David Hume
Bandan, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons

Scopri Intelligence & Interview di Scuola Filosofica!

Iscriviti alla Newsletter!

Consigliamo – La verità della relatività – Critica al relativismo


(1)   Tutti gli x, se x è un agente morale, allora x è egoista.

(2)   Tutti gli x, se x è un agente morale, allora x agisce in vista del proprio utile.

(3)   Dunque, tutti gli x, se x è un agente morale, allora x è egoista e x agiste in vista del proprio utile.

Tali definizioni semiformali chiariscono l’assunzione di base della morale edonistica assunta da Hobbes e poi rivista da Locke e, soprattutto, da Hume. Sebbene sia Hobbes che Hume non arrivano ai paradossi della teoria dell’uomo-economico moderno che non esclude la possibilità dell’altruismo, sebbene solo a partire da un egoismo radicale, entrambi riducono l’intero comportamento umano ad un agire puramente egoistico, vale a dire che ogni soggetto agente motiva le sue azioni in base ad un principio normativo che si fondi sulle proprie inclinazioni personali e soggettive. L’idea è molto semplice, in effetti, essa sostiene che ciascun individuo ricerchi il piacere o rifugga il dolore. La ragion-pratica assume la dimensione di un calcolo, dove essa ha la sola funzione di preordinare in modo corretto i mezzi coi fini.