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Tag: postmodernismo

Paolo Villaggio come Filosofo della Postmodernità

Scritto in onore del cinquantesimo anniversario del film “Fantozzi” (1975)

Copyright: Wikimedia Commons; https://picryl.com/media/paolo-villaggio-fantozzi-1-ffb7b1

Abstract

Paolo Villaggio, attraverso la figura di Fantozzi, ha costruito uno dei più efficaci dispositivi filosofici della cultura italiana del secondo Novecento. Lontano dal filosofo accademico, Villaggio ha saputo parlare all’Italia e solo all’Italia, radicando la sua critica non nell’astrazione teorica, ma nell’esperienza vissuta, concreta, quotidiana. Fantozzi non è solo una caricatura comica: è un tipo umano, un “uomo senza qualità” capace di incarnare le contraddizioni e le miserie del piccolo borghese nella società industriale avanzata. Attraverso la satira e l’iperbole, Villaggio mette in scena la crisi dell’individuo, la mediocrità dei rapporti sociali, la vacuità delle istituzioni – azienda, famiglia, Stato, religione – svuotate di senso e trasformate in meccanismi di oppressione. La sua forza sta nel mostrare ciò che la filosofia spesso astrae: l’uomo umiliato, silenzioso, ridicolo, che tuttavia continua a vivere, ad amare, a esistere. Fantozzi è il simbolo dell’alienazione moderna, ma anche della resistenza minima e quotidiana. È un antieroe che non si ribella per sé, ma che trova il coraggio di farlo quando guarda negli occhi chi lo ama. Villaggio agisce sul linguaggio, sulle immagini e sulle situazioni per scardinare le narrazioni dominanti. Il lessico assurdo, le situazioni iperrealistiche, la comicità grottesca sono strumenti per restituire dignità al dolore comune. In questo, Fantozzi è filosofia incarnata: non sistema, ma esperienza. Una riflessione sull’uomo in quanto tale, più antropologica che politica, dove il riso è l’unica forma di catarsi possibile. A distanza di decenni, Fantozzi continua a parlare perché è ancora vero. Perché nella sua goffaggine, nella sua solitudine, nella sua tenacia, c’è l’eco di qualcosa che riguarda tutti noi. Villaggio ha mostrato che anche l’umiliazione, se raccontata con onestà, può diventare un gesto di pensiero.


Putnam sul rapporto tra filosofia e scienza: per una terza via ragionevole

Jared Tarbell, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons

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Consigliamo – Popper e le fonti della conoscenza di Francesco Margoni


Traggo il contenuto di questa riflessione dal capitolo primo del volume La filosofia nell’età della scienza, volume il quale raccoglie i più recenti saggi filosofici di Putnam[1].

Oggi si pone cogente la domanda sul posto della filosofia nell’insieme complessivo del sapere dell’uomo. Ci si interroga sia sul posto sia sulla stessa legittimità e utilità del sapere filosofico, dunque, prima, se in generale vi è un posto per la filosofia, e poi, se sì, qual è.