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Autore: Wolfgang Francesco Pili

Sono nato a Cagliari nell’aprile del 1991. Ho da sempre avuto nelle mie passioni, la vita all'aria aperta, al mare o in montagna. Non disdegno fare bei trekking e belle pagaiate in kayak. Nel 2010 mi diplomo in un liceo classico di Cagliari, per poi laurearmi in Lettere Moderne con indirizzo storico sardo all'Università degli studi di Cagliari con un'avvincente tesi sulle colonie penali in Sardegna. Nel bimestre Ottobre-Dicembre 2014 ho svolto un Master in TourismQuality Management presso la Uninform di Milano, che mi ha aperto le porte del lavoro nel mondo del turismo e dell'accoglienza. Ho lavorato in hotel di città, come Genova e Cagliari, e in villaggi turistici di montagna e di mare. Oggi la mia vita è decisamente cambiata: sono un piccolo imprenditore che cerca di portare lavoro in questo paese. Sono proprietario, fondatore e titolare della pizzeria l'Ancora di Carloforte. Spero di poter sviluppare un brand, con filiali in tutto il mondo, in stile Subway. Sono stato scout, giocatore di rugby, teatrante e sono sopratutto collaboratore e social media manager di questo blog dal 2009... non poca roba! Buona lettura

Tutto per gioco, niente per gioco – Il valore del gioco negli scout

All’interno delle associazioni scout ci sono diverse fasce d’età: oggi vi descriviamo come all’interno dell’associazione CNGEI (una delle due associazioni scout italiane riconosciute dai due organismi ufficiali mondiali dello scoutismo) viene inteso il gioco. Questa relazione è stata presentata presso il “Convegno sul lupettismo” tenutosi il 18 febbraio 2017 a Cagliari, presentato da Silvia Pistis, attivissima da diversi anni nel branco del CNGEI, ottima rappresentate e alfiere dell’associazione.

Il Gioco è uno degli Strumenti del Metodo della Branca Lupetti, probabilmente il più importante ed efficace. Quasi tutte le attività svolte con il Branco utilizzano il Gioco come Strumento attraverso il quale trasmettere un contenuto educativo. Il Gioco è l’applicazione massima dell’Imparare Facendo del Metodo Scout, declinato nella Branca L.

Il lago Mulargia – Percorso in Canoa


Il lago Mulargia è un lago artificiale posto nel centro della Sardegna e suddiviso territorialmente fra i paesi di Siurgus Donigala, Nurri, Goni e Orroli. L’unico lago non artificiale in Sardegna è il modesto lago Baratz, vicino ad Alghero, che con una profondità media di 5 metri e una grandezza più simile a quella di una laguna, non è assimilabile di certo all’importanza degli altri invasi sardi, come il Coghinas, l’Omodeo, il lago dell’alto Flumendosa e il suddetto lago Mulargia, tutti però non bacini naturali.

“In sintonia con le direttive europee e gli orientamenti internazionali, anche la Sardegna è doverosamente chiamata a proteggere e conservare l’acqua, risorsa unica, limitata e fragile, di alto valore ambientale, culturale ed economico, bene pubblico da utilizzare in maniera sostenibile e da tutelare in quanto bisogno fondamentale dell’umanità, chiave dello sviluppo e del benessere per le generazioni contemporanee e future.” Maria Luisa Di Felice, Dighe della Sardegna, Sassari, Poliedro, 2011.

Un tranquillo weekend di… natura!

deliveranceSono un amante della natura lo ammetto. Questo breve articolo nasce e si idea dopo che ho visto per la prima volta un film a mio avviso molto bello e interessante: si tratta di Un tranquillo weekend di paura (il titolo originale è Deliverance che tradotto in italiano significa “Liberazione”; per una delle poche volte, la traduzione in italiano appare migliore del titolo originale) di John Boorman, girato nel 1972 che narra l’avventura di quattro colleghi.

La tematica dominante del film è l’ecologia. La banda di amici vuole trascorrere un weekend – di natura – campeggiando in canoa, in un fiume che presto non esisterà più perché sommerso per creare una imponente diga. Non meno importante è il tema del distacco dalla città, un tema che nel 1972 usciva per le prime alla ribalta, per lo meno in una pellicola di rilievo con un cast importante (Jon Voight e Burt Reynolds fra tutti). Dunque la visione del film di cui non esporrò altro i due temi citati sopra, mi hanno fatto riflettere.

4.0 Conclusioni: cosa rimane oggi delle istituzioni passate? | Bibliografia

A prescindere dal risultato economico delle singole aziende agrarie delle colonie penali agricole, si deve in ogni modo constatare che la colonizzazione interna della Sardegna, che la legge si riprometteva di ottenere, mediante tale istituzione, non è stato ottenuto. Per esempio la colonia del Sarcidano, come tutti gli insediamenti penitenziari, non diventerà mai un paesello autosufficiente, confermando l’assunto che la struttura penitenziaria prevale e si impone a qualsiasi logica produttiva finalizzata all’autosufficienza. Al recluso doveva sostituirsi, dopo la bonifica, il colono libero, che fissandosi con la sua famiglia nelle case coloniche, avrebbe dovuto concorrere assieme agli altri, alla cosiddetta colonizzazione interna. Se questo avvicendarsi di reclusi e di liberi coloni si fosse realmente realizzato, oggi avremo descritto gli sviluppi di una vera colonizzazione.

3.6 Economia penitenziaria, mansioni e organizzazione del lavoro nelle colonie penali agricole

DZankell, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

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Il regolamento per le colonie penali agricole entrò in vigore ufficialmente nel gennaio del 1887[1]: gli articoli erano settantadue e all’interno di questi erano scritte le regole per la buona gestione economica di una colonia penale, oltreché l’organizzazione del lavoro e le varie mansioni. Partiamo proprio da queste ultime: la colonia aveva alla guida il direttore che rispetto al passato perse la sua totalità decisionale. Infatti, si instaurò una nuova figura di primaria importanza, ovvero quella dell’agronomo. Ben tredici articoli del nuovo regolamento erano riservati a questa figura, assimilabile al vicedirettore, e che aveva diritto di voto per quanto concerneva “tutti gli affari di qualche importanza relativi all’andamento industriale della colonia e specialmente all’attivazione di nuove coltivazione, nuove costruzioni, lavori di miglioramento, ecc. […]; era responsabile della buona conservazione delle macchine, degli attrezzi e degli utensili, nonché dei prodotti e del bestiame. Aveva il compito di formare le squadre di lavoro dei detenuti.”[2] Giuseppe Cusmano fu l’agronomo più in vista fra quelli impegnati nelle case di pena intermedia: si dimostrò un abile “pubblicista oltremodo fertile e nei suoi (numerosissimi) articoli si occupò di questioni direttamente legate all’agricoltura, così come alla medicina, all’igiene e all’amministrazione penitenziaria. Non a caso Cusmano lavorò stabilmente per parecchi anni come agronomo nella colonia di Castiadas, nel Sarrabus, senza mai mancare di avere numerose collaborazioni con le altre colonie. È proprio grazie a Giuseppe Cusmano che disponiamo la maggior parte delle statistiche sulle colonie penali agricole sarde.

Tripadvisor: un bel portale, istruzioni per l’uso!

snapshot (3)Sono un grande amante dei social network e dei network in generale. Uso scientemente Facebook, soprattutto negli ultimi tempi sto operando restrizioni sugli accessi, uso saltuariamente Twitter, mi piace molto Instagram (ma solo per sbirciare e/o condividere foto di vedute urbane e naturalistiche), in passato ho utilizzato Flickr, ormai fuori moda, e da tempi in cui non era ancora molto noto, frequento Tripadvisor, una via di mezzo fra portale di condivisione di viaggi ed esperienze enogastronomiche e portale O.T.A. (Online Travel Agency), dunque di prenotazioni.

Mi piace molto perché amo viaggiare e mi piace viaggiare bene, senza trascurare se possibile il low budget e la possibilità di visitare luoghi che magari sono al di fuori dagli itinerari turistici canonici. Inoltre mi piace perché sono del settore, nello specifico quello alberghiero, e trovo molto interessante leggere le recensioni di chi soggiorna nel mio posto di lavoro, o recensioni che comunque criticano o elogiano il lavoro dei miei colleghi. Tripadvisor non è solo questo: infatti, oltre le recensioni, al suo interno si trova un forum, che di solito andrebbe usato per consigli di viaggio, dove ci sono moderatori che regolano le discussioni. Ma si sa, anche i forum (come Flickr) ormai sono demodé. Inoltre c’è la pagina dedicata al “meglio dell’anno in corso”, dove il portale ti seleziona le mete più gettonate e con più punti racimolati durante l’anno. Tutto questo è molto bello, soprattutto per chi non ha voglia di sfogliare a volte noiose e pompose guide turistiche, o chi per ragioni smart preferisce avere tutto sotto controllo di dito, piuttosto che di visione cartacea. Ribadisco che Tripadvisor è un ottimo strumento per redare recensioni e cogliere utili suggerimenti e suggestioni di viaggio o di buona ristorazione, una Scuola Filosofica per i viaggiatori!

3.5 Colonia penale agricola di San Bartolomeo (Cagliari)

DZankell, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

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Al pari di Isili la colonia di San Bartolomeo nasce come appendice del penitenziario di Cagliari. Carlo Alberto infatti, al suo undicesimo anno come re di Sardegna, nel 1842 fondò il nuovo stabilimento che avrebbe ospitato i lavoratori delle regie saline di Cagliari e di Carloforte.[1] Oltre che nelle saline, i detenuti venivano utilizzati a bordo di una nave addetta “spurgo del porto di Cagliari.”[2]

Il bagno penale di San Bartolomeo rimase tale fino a quando il ministero dell’Interno, lo sottrasse al ministero della Marina,[3] avocando a sé la diretta amministrazione e facendolo diventare una colonia agricola, senza per questo rinunciare all’impiego dei condannati nelle saline, attraverso ditte private che pagavano l’amministrazione penitenziaria per farsi ‘cedere’ dei detenuti per i lavori.

Tristan da Cuhna, ovvero l’elogio all’isolanità

Tristan

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Dedicato ad Andrea Corona primo fra tutti con i quali ho espanso i miei desideri di viaggiare nel mondo, ahi noi, il turista per sempre non l’abbiamo ancora vinto. Ma l’Irlanda ci aspetta.

Dedicato a Matteo e Andrea Mereu, con i quali condivido sogni di viaggio molto importanti; giammai è tardi per sognare, ma anche di credere nel sogno.

Dedicato a Paolo, quando meno ce lo aspetteremo, scriveremo i ricordi alcolici di un nostro viaggio, magari a Tristan da Cunha.

Dedicato a Giangi, ai turchi e al suo video girato da delle studentesse (chissà) in gita verso Anadolu Kavağı, che vaga nell’etere e nella versione “tarocca” turca di youtube.

Capita, nei miei momenti liberi, che non sappia cosa fare: allora fin da ragazzino sbrigavo il tempo a guardare il mappamondo alla ricerca di isole sperdute, di isolette che solo il nome evocassero l’esoticità del viaggio e la lontananza da casa. Oggi più del mappamondo, mi oriento guardando Google Maps o Google Earth, che malgrado ledano qualche diritto alla privacy, sono ottimi strumenti per viaggiare utopicamente. Ed immagino in un futuro distopico, teletrasporti e portali supersonici che ti porteranno in qualche secondo gratuitamente, dove si vorrà. Ma questa è un’altra storia.

Che siano mappamondi, che sia Google Maps, si tratta sempre di un viaggio virtuale, un viaggio onirico, ma che negli anni è diventata una passione: lo studio dei paesi isolani più remoti del mondo, dei quali un giorno, non mi dispiacerebbe poter redigere un libro.

3.3 Colonia penale agricola dell’Isola dell’Asinara

DZankell, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

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La storia dell’isola dell’Asinara nell’età moderna e contemporanea “si distingue per poche ma significanti linee caratterizzanti che costituiscono gli elementi essenziali della sua plurisecolare vicenda”.[1] Inoltre la posizione geografica dell’Isola dell’Asinara, nonché la conformazione ‘sinuosa’ da cui ne deriva anche il nome, fanno dell’Asinara “il caratteristico antemurale di una terra sarda solo in parte popolata”[2].

Per secoli fu il rifugio di pirati e marinai, grazie ai suoi preziosi approdi naturali riparati da una parte dal maestrale, e dall’altra dai venti orientali. Qui ancora, vanno a proteggersi i pescatori di corallo e i tonnarotti. L’isola dell’Asinara al suo interno restò comunque per secoli praticamente deserta e inabitata, salvo la sporadica presenza di qualche pastore proveniente da Sassari, città che esercitava già dall’età moderna il diritto di ademprivio sull’isola: la loro presenza fu comunque sempre limitata. Solo nel Settecento l’isola presenta caratteri di forte novità rispetto al passato, per gli impulsi della nuova politica di colonizzazione che investe la Sardegna sabauda.[3]