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Scuolafilosofica Posts

La Storia Infinita – Michael Ende

Storia Infinita

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La Storia Infinita di Michael Ende è un capolavoro della letteratura fantastica. Non si tratta di un fantasy propriamente inteso perché sebbene abbia diverse caratteristiche proprie del genere (ci sono molte razze non umane, le storie del mondo alternativo sono più importanti di quelle del mondo attuale, cioè del “mondo normale”) non può considerarsi di questa categoria. Non fosse altro perché il mondo di Fantasia, il mondo del fantastico in cui si svolge principalmente la narrativa di Ende (e non il romanzo), è legato a doppio filo, per la sua stessa esistenza al mondo attuale (considerato il “nostro” mondo usuale): senza gli umani e il mondo stesso degli umani Fantasia non potrebbe esistere, mentre forse sarebbe possibile il viceversa, non senza un pericoloso contraccolpo. In fine, La storia infinita non è neppure del genere gotico e tanto meno un romanzo storico, per quanto abbia alcuni tratti del gotico (si pensi alla fortezza di Xayde o agli strani esseri  Acharai). Si tratta, in realtà, di un romanzo sostanzialmente unico nel suo genere o, per lo meno, non mi risultano lavori affini per tipologia e profondità.

I duellanti – Joseph Conrad

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Consigliamo l’immortale Lord Jim


I duellanti è un racconto di Joseph Conrad, di cui esiste una trasposizione cinematografica ad opera di Ridley Scott. Il racconto di per sé non è molto lungo e non particolarmente articolato. Esso narra la storia di due figure in antitesi, Feraud e D’Hubert. La vicenda è ambientata durante le guerre napoleoniche e Feraud e D’Hubert sono due giovani ufficiali dell’esercito francese. D’Hubert deve comunicare a Feraud di dover presenziare di fronte al superiore, per via dell’uccisione di un borghese in duello. Sebbene i duelli fossero vietati dalla legge, di fatto la regola dell’onore vinceva ogni altra forma di norma. D’Hubert, dunque, si reca da Feraud, in quel momento in una casa di una gentil donna, per comunicargli la notizia. Feraud, da principio, non accetta di recarsi dal superiore, ma poi, resosi conto di aver fatto la figura dell’imbelle di fronte alla gentil donna e alla società bene della città, si anima a tal punto da sfidare a duello lo stesso D’Hubert, il quale, da principio, non capisce le serie intenzioni di Feraud. E’ questo l’inizio di una turbolenta serie di duelli, senza vincitori né vinti. Nel frattempo la guerra prosegue e i due, da ufficiali di basso rango, arrivano sino ad essere generali. E i duelli non terminano neppure con la fine dell’Imperatore. L’ultimo duello, il più importante, il più decisivo, si svolgerà nelle tranquille campagne francesi proprio quando tutto sembrava finito. Ma D’Hubert e Feraud sapevano entrambi che nella legge dell’onore niente è finito, se non quando uno dei due veniva definitivamente sconfitto.

[Segnalazione: Guerra, storia e conoscenza – Un seminario sulla filosofia della guerra

SeminarioSeminari sulla guerra

Giovedì 16 Aprile 2015
Ore 14:00 – 16:00
Aula Pasteur (Dibit 1)

Locandina_guerra

Guerra, storia e conoscenza

Interverranno:
Giangiuseppe Pili – Università Vita-Salute San Raffaele
Federico Leonardi – Università Vita-Salute San Raffaele

Federico Leonardi: Guerra: dalla psicologia alla filosofia.

Giangiuseppe Pili: Guerra: dalla conoscenza strategica alla filosofia

 

San Fruttuoso: una gita in un angolo di paradiso, fra assente segnale del cellulare e scolaresche eccitate

What will we do with a drunken sailor?

What will we do with a drunken sailor?

What will we do with a drunken sailor? Early in the morning

Oggi, trovandomi a Genova da settimane per motivi di lavoro ed essendo oggi il mio giorno di riposo, malgrado la mia forma attuale di allergia o raffreddore, ancora non ho ben capito, ho deciso di partire per una gita fuori porta. La meta da me ponderata è stata Camogli con deviazione in battello verso il piccolo villaggio di San Fruttuoso.

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La mattina presto mi sono dunque recato a Brignole, la fatiscente stazione dei treni di Genova in perenne ristrutturazione: davvero una brutta immagine di presentazione per chi arriva da fuori, di disagio per chi vive da pendolare, di costernazione per il turista. Nonostante non sia proprio uno sprovveduto ho impiegato almeno sei minuti a trovare le biglietterie automatiche. E già questo non sarebbe stato un incentivo a comprare il biglietto. Tuttavia, preso dai buoni costumi sociali, dalle rimembranze della buona educazione ricevuta dai miei cari, e dal mio profondo spirito scout, decido di comprare nonostante tutto il biglietto: €2.70 sola andata per Camogli, laddove mi avrebbe atteso il battello.

Su “La causazione” di David Lewis

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Consigliamo – Introduzione alle teorie della verità – a cura di Giangiuseppe Pili


Abstract

Questo articolo considera la teoria della causazione di David Lewis nella sua formulazione basilare di On Causation (Lewis (1973)).Questo articolo ha una valenza puramente introduttiva e non pretende di esaurire un argomento che il lettore è invitato ad analizzare da solo nei dettagli e scartabellarsi un po’ di letteratura. La posizione di David Lewis è ormai un caposaldo della teoria della causalità, nelle sue varie formulazioni. Ha avuto un grande impatto sul dibattito e, in generale, nella filosofia. Basti considerare che anche in epistemologia, un campo notoriamente non impegnato in forti assunzioni metafisiche in senso stretto, analisi con echi lewisiani sono presenti. Per tutte queste ragioni On Causation fa senza dubbio parte dei classici recenti del pensiero filosofico.

6.1  Conclusioni: dove stanno le differenze?

Le opere presentate in questa mia relazione appartengono a periodi diversi fra loro. Tuttavia, nelle loro diversità, presentano una volontà comune di appartenere ad un genere che, sotto molti punti di vista, è alquanto eterogeneo. Il genere gotico ha, nelle sue intenzioni primarie, interesse a rifarsi al Medioevo come fonte dalla quale trarre ispirazione nel raccontare storie esotiche, dal sapore retrò (utilizzando un termine che va tanto di moda oggi), ma anche cariche di una forza propria, forse unica rispetto ad altri generi.

Questa forza, permette agli autori di raccontare di personaggi, spesso bislacchi e un po’ rozzi, quando, in quanto signori in possesso di castelli (come Manfredi de Il castello di Otranto) ci aspetteremmo tutt’altro comportamento.

Questa forza, permette anche di creare entità soprannaturali. Wolpole ce le ha mostrate per la prima volta, la Radcliffe e Lewis ne continuarono a farne uso. Quest’ultimi cercarono, però, di dare nuovo slancio al genere con un po’ di nuovi stratagemmi. La Radcliffe prese il soprannaturale e lo portò ad un livello reale, innestando nella storia l’elemento psicologico.

5.1  Il romanzo gotico americano

Ho ritenuto opportuno aprire una parentesi nella nostra presentazione riguardo la storia della letteratura gotica, perché il gotico americano è una rifrazione di quello inglese e può essere maggiormente compreso se analizzato separatamente.

Prima di tutto, il gotico americano guarda, sin dalle origini, con invidia alle opere europee. Questo perché, mentre in Europa gli scrittori potevano attingere da un passato, senza guardare molto lontano, in America si doveva guardare al vecchio mondo per ricercare elementi medievali da inserire nei propri romanzi. La mente degli scrittori doveva essere rivolta a luoghi lontani.

Per questa ragione, nascevano storie piene di vecchi europei malvagi, di odio, di repressione e con un persistente senso di oscurità e di ossessione. Ripercorrendo la storia della letteratura d’oltreoceano mi concentrerò, in particolar modo, su due autori che hanno reso grande la letteratura gotica americana, due nomi più che conosciuti: Edgar Allan Poe e H.P. Lovecraft.

4.1  I romanzi gotici nella modernità

Nella sua evoluzione il gotico incontrò intorno agli anni 80 e 90 del 1800 un’esplosione di energia, in nuovi libri, che uscirono in date molte vicine le une alle altre, in quegli anni. In undici anni vedono la luce i miti moderni, nonché romanzi intramontabili, della letteratura gotica: Lo strano caso del Dottor Jekyll e di Mister Hyde (1886) di Robert Louis Stevenson, Il ritratto di Dorian Gray (1891) di Oscar Wilde e Dracula (1897) di Bram Stoker.

Accanto alla creatura mostruosa di Frankenstein, al vagabondo errante di Melmoth e al vampiro di Polidori, si aggiungono  il doppelganger, la maschera dell’innocenza e il nuovo vampiro di Dracula.

Nonostante i vari punti di vista diversi degli autori, tutti hanno in comune il tema della degenerazione e dell’assenza dell’umano. Tutti si chiedono, inoltre, quanto si può perdere, individualmente, socialmente, nazionalmente, per rimanere sempre uomini? Qual è il grado di “contaminazione” per rimanere sempre esseri umani?[1]

3.1 I classici della letteratura gotica

Per parlare dei successivi romanzi che hanno segnato questo genere dobbiamo arrivare all’ultimo decennio del Settecento. In questo periodo, le classi medie si erano sempre di più avvicinati alla lettura e, in grado sempre maggiore, al gotico. Quest’ultimo, infatti, aveva saputo esprimere interesse verso i problemi politici e sociali, che rientravano pienamente nelle convenzioni stilistiche del gotico, con un desiderio, spesso neppure velato, di superare tali problemi.

Fra le opere gotiche di questi anni, se ne distinsero tre, che presenterò analizzandole insieme, visto che tutte e tre si influenzarono l’una con l’altra: I misteri del castello di Udolfo (1794), L’italiano o il confessionale dei Penitenti Neri (1797) e Il monaco (1796). I primi due sono dell’autrice Ann Radcliffe, l’ultimo dell’autore Matthew Lewis.